Le verità di Kore-Eda in apertura del Festival di Venezia 2019
Parlano le due straordinarie attrici e icone del suo film: Juliette Binoche e Catherine Deneuve.
Per la prima volta lontano dal suo Giappone, Hirokazu Kore-Eda, a distanza di un anno dalla vittoria della Palma d’oro a Cannes per Un affare di famiglia, ha diretto una coppia di grandi icone del cinema come Catherine Deneuve e Juliette Binoche ne Le verità, film che dal via stasera alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Madre e figlia, una grande attrice e una donna che ha subito il peso di una madre così celebre, finendo per lasciar perdere una carriera come attrice e fuggire in America facedo la sceneggiatrice. Nel film torna nella sua Parigi a trovare la madre in occasione dell’uscita dell’autobiografia di ques’ultima, insieme al marito attore senza talento (Ethan Hawke) e la deliziosa figlia.
Il regista ha sempre messo in chiaro come si trattasse per lui di una commedia, pur lavorando al solito nelle dinamiche interne di una famiglia, fra bambini più saggi della loro età e adulti molto più infantili. Al centro c’è il mestiere più infantile di tutti, quello dell’attrice, con capricci, debolezze e fragilità. “Il personaggio è stato costruito in seguito a una serie di incontri nel corso di più di un anno che ho avuto con Kore-Eda - ha dichiarato a Venezia Catherine Deneuve - Il tutto dopo la lettura della prima stesura della sceneggiatura. Ci siamo visti a Cannes, in Giappone, a Parigi, abbiamo creato un personaggio, come sempre accade a un’attrice che recita, pur con le difficoltà di comunicazione; ma alla fine meglio così, ci siamo detti l’essenziale. Il personaggio è comunque molto lontano da me, nel suo universo o nei suoi rapporti con la figlia, mi sono divertita a interpretarlo, lo capisco bene, ma per me è stato un ruolo in cui non mi riconoscevo.” Non sono mancate le parole di reciproca stima, fra la Deneuve e la Binoche, con la sottolineatura del piacere di lavorare per la prima volta insieme, “nonostante avessi visto tutti i suoi film”, come ha detto la Denevue.
“Lavorare con lei e con Kore-Eda è stato un sogno", secondo Juliette Binoche. "Ci siamo visti a Kyoto con lui, un luogo speciale, e da moltissimi anni parlavamo della possibilità di lavorare insieme. Non voleva che mi preparassi per il film, cosa che faccio sempre molto intensamente prima delle riprese. Ho obbedito, ma c’è voluto del tempo per capire cosa volesse, durante il quale era come se recitasse con me duranrte le pause, respiri inclusi. Fino a una scena chiave, in cui a cena provoco mia madre, che ho cercato di declinare spingendo sui toni della commedia e Kore-Eda mi ha ringraziato per aver dato profondità a quel momento. Da lì in poi siamo andati come una nave che si avvicina quieta verso il porto. Con Catherine era come se fossimo in attesa per tanti anni senza saperlo, ci eravamo incontrati attraverso i film. Il cinema ha questa magia: farti incontrare quando meno te l’aspetti.”
La Deneuve ha definito l’esperienza “molto originale e complessa, nel corso della prima settimana è stato difficile abituarsi a guardare qualcuno e ascoltare qualcun altro, la traduttrice. Ma dopo un po’ riuscivo a leggere sul suo volto, dalle espressioni che faceva, la direzione in cui intendeva andare. Sono molto contenta di aver fatto il film, di aver superato le difficolta di comunicazione, la sua frustrazione per non riuscire a comunicare come voleva con la gente sul set. Io di certo non sono come Fabienne, questa macchina da recitazione che mette tutto in secondo piano, interpreta sempre un ruolo. Di persone così non ne ho conosciute al cinema, anche se ci saranno state e ci saranno ancora, mentre a teatro qualcuna me n’è capitata”.
Le verità di Kore-Eda Hirokazu uscirà nelle sale italiane il prossimo 3 ottobre, distribuito da BIM.