Le Otto Montagne: Alessandro Borghi e Luca Marinelli presentano il film che li ha riuniti dopo 7 anni
Già vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes, Le Otto Montagne arriva in sala il 22 dicembre. A parlarne ai giornalisti sono stati i protagonisti Luca Marinelli e Alessandro Borghi. Con loro anche i registi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, arrivati a Roma dal Belgio.

"È stato ritrovarsi in un secondo in un luogo dove non entravamo più da tempo". Così Luca Marinelli descrive la sua seconda esperienza cinematografica con Alessandro Borghi a 7 anni di distanza da Non essere cattivo di Claudio Caligari. Da quel non troppo lontano 2015 fino ad ora, il talento di entrambi gli attori è stato riconosciuto e premiato quasi in ogni dove, e sono arrivate collaborazioni importanti perfino all’estero, oltre a film, serie e ruoli importanti, come Diabolik per Marinelli e Stefano Cucchi per Borghi. Ci volevano i belgi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch a riportare i due sullo stesso set, dirigendoli ne Le Otto Montagne, che ha vinto il Premio della Giuria allo scorso Festival di Cannes.
Le Otto Montagne è l'adattamento dell'omonimo romanzo di Paolo Cognetti ed è la storia di un'amicizia profonda: quella fra Pietro, bambino poi ragazzo di città, e di Bruno, cresciuto in montagna e sceso a valle a lavorare con il padre. Pietro e Bruno si ritrovano da adulti e insieme costruiscono una casa fra i monti, che diventa il simbolo della loro fratellanza e un posto dove condividere gioie, dolori e l’estate.
In uscita il 22 dicembre con Vision Distribution, Le Otto Montagne ha portato Luca Marinelli dalla sua Berlino a Roma per un incontro con i giornalisti a cui ha partecipato anche Alessandro Borghi. Dall’estero sono arrivati anche i registi, lui più timido e lei più solare e soprattutto splendida nel suo tailleur pantalone rosa shocking con i bottoni a forma di cuore. Capiscono l'italiano, ma si sentono più tranquilli a parlare in inglese, e Felix torna indietro con la memoria al momento in cui ha acquistato il romanzo di Cognetti: "Del libro avevo sentito parlare. L'avevo acquistato, poi lo avevo messo da parte senza leggerlo, immaginando che sarebbe stato davvero impossibile per me trasformarlo in un film. Poi sono stato contattato da Mario (Gianani) e Lorenzo (Gangarossa) di Wildside, che mi hanno detto di aver pensato proprio a me per l'adattamento del romanzo. Ho capito che non mi potevo sottrarre, ho letto il libro e me ne sono innamorato. La storia che narrava è entrata in sintonia con me per motivi che i produttori non potevano certo conoscere. A quel punto il desiderio di trascorrere due anni in montagna a contatto con due personaggi puri che si confrontano con temi fondamentali è stato irresistibile, e così ho detto sì".
"Felix ed io eravamo già una coppia da 15 anni quando questo progetto ci è stato proposto” - aggiunge Charlotte Vandermeersch. “Ci era capitato di scrivere insieme un paio di volte, e nel caso di Alabama Monroe avevo collaborato con lui alla scrittura di una delle versioni della sceneggiatura. Qui l'idea è stata subito di scrivere insieme il copione dalla A alla Z. Avevo letto il romanzo e quindi ho colto l'opportunità di far parte di un progetto che mi avrebbe coinvolto completamente. Ho capito insomma che sarebbe stata una scrittura a 4 mani estremamente stimolante sia per me che per Felix. È subentrato il Covid e quindi, durante il lockdown, abbiamo dedicato tante energie a scrivere, e devo dire che questa storia ci ha aiutato a superare quel momento così difficoltoso. Abbiamo steso una prima versione del copione, che piaceva sia a noi che ai produttori e che ci ha fatto capire che avevamo nelle mani qualcosa di davvero straordinario. Ed è stato a quel punto che Felix mi ha proposto di unirmi a lui anche dietro la macchina da presa. Ovviamente ho acconsentito".
Le Otto Montagne conquista le sale nella giornata in cui escono altri film italiani legati al Natale, ad esempio Il Grande Giorno, con Aldo, Giovanni e Giacomo. La concorrenza, tuttavia, non spaventa Alessandro Borghi, che si rammarica per la scarsa affluenza del pubblico nei cinema: "Mi auguro davvero che il nostro film possa portare la gente al cinema. Leggo tutti i giorni la pagina della Cinetel sperando che succeda qualcosa di incredibile che puntualmente non succede. Credo che Le Otto Montagne abbia una serie di caratteristiche che potrebbero e dovrebbero spingere un amante del cinema, e anche uno che il cinema lo ama un po’ meno, ad aver voglia di uscire di casa ed entrare in una sala. Sono innamorato del cinema, e lo sono da spettatore prima che da attore, e vivo di cinema. Appena posso, dedico il mio tempo libero a quella che io trovo un’esperienza irripetibile e unica. È successo qualcosa di brutto, e cioè che le persone si sono probabilmente rese conto di non aver più tanto bisogno del cinema, magari perché hanno pensato: 'se non ci sono andato per due anni, forse posso continuare a non andarci'. Così non va bene: dobbiamo assolutamente far tornare la voglia di andare al cinema una realtà".
Luca Marinelli è d'accordo con Alessandro Borghi: "A parte la battuta 'le montagne c'entrano meglio in uno schermo così grande', trovo che il luogo naturale di questo film sia il cinema. Io rammento tutti i film che ho visto al cinema, sia quelli che mi sono piaciuti che quelli che non mi sono piaciuti, perché andare al cinema è per me un'incredibile esperienza di condivisione, sia nel bene che nel male. Quando qualcuno si distrae, tossisce o fa qualcosa, mi agita, perché sono molto concentrato quando guardo un film, ma è comunque un momento unico, e quindi invito la gente ad andare al cinema, perché il cinema ha un significato sociale".
Sia Marinelli che Borghi hanno grande stima per Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Il primo aveva adorato Alabama Monroe (di Felix Van Groeningen) ed è grato ai registi non solo per avergli fatto ritrovare il suo compagno di set preferito, ma anche per aver scelto di girare fra montagne vere: "Sono sicuro che il 90% dei produttori di questo paese ci avrebbe fatto girare gli interni a Cinecittà. Per gli esterni avrebbero utilizzato il blue screen. Anche in America fanno così, ed è per questo che i film non restituiscono questa bellezza. Per me e Luca, passare i giorni dentro a quella casa è stato il segreto di questo film: sentire quel freddo, non dover immaginare di trovarsi in un altro posto ma avere la possibilità di non essere costretti a simulare un'emozione. Ormai tutto è simulazione, immaginazione: qui non è stato simulato niente, ed è stato per noi un regalo incredibile".
Come Alessandro, anche Luca non reciterebbe mai in un film che da spettatore non vedrebbe. Le otto montagne lo vedrebbe eccome, anche perché c’è il suo “collega” preferito: "L’amicizia" - dice - “per me è un apostrofo rosa fra le parole ‘ci sono'. Credo che abbia a che fare con l'amore, con l'esserci, con l'affrontare insieme le cose, che sia con un dialogo o con una presenza. Basta poco a Bruno e Pietro, ma anche agli amici della vita vera. Basta una telefonata dall'estero: 'Vuoi che torno?'. 'Sarebbe bello'. È sufficiente questo, sono due frasi".
Alessandro Borghi è della stessa idea: “Il confine fra la parola amicizia e la parola amore è molto labile, io spesso sono innamorato delle persone a cui voglio bene. Luca ed io siamo amici da 7 anni e viviamo lontani, però è come se Luca fosse il mio vicino di casa, perché l'amicizia richiede la presenza dell'affetto. Poi, se hai la fortuna di avere il tuo migliore amico come vicino di casa, puoi condividere un maggior numero di cose, ma non per forza di qualità più alta. Gli amici sono persone che non si devono spiegare niente e che, pur essendo diverse, sanno ridere l’una dell’altra senza mai giudicarsi. L'amicizia è molto complessa e allo stesso tempo molto semplice: molto complessa quando non la trovi e molto semplice quando ce l'hai davanti. Questo è il film di Pietro e Bruno, e nella vita c'è il film di Luca e Alessandro".
Sono molti altri gli spunti di riflessione contenuti nel film, che esplora il rapporto fra un padre e un figlio naturale e fra lo stesso padre e un figlio in qualche modo "acquisito". Poi ci sono le donne, il viaggio e la ricerca di un senso. A proposito di questa ricchezza contenutistica, Charlotte Vandermeersch spiega: "Volevamo che la sceneggiatura contenesse tutti i temi del film, dal momento che la storia di Paolo Cognetti è epica e piena di sfumature come lo è la vita di ogni essere umano. Volevamo parlare di amore, di amicizia, di natura, del bisogno che ciascuno di noi ha di trovare il proprio posto nel mondo, di cosa significa diventare padri, essere figli, della vita e poi della morte e poi ancora della vita e infine del decadimento. Abbiamo scritto in totale libertà e abbiamo fatto un lavoro di rifinitura prima con Paolo, che ci ha portato nei suoi luoghi per aiutarci a raggiungere un'autenticità e un realismo ancora più profondi, e poi con gli attori, provando insieme a loro".
A chiudere l'incontro è Felix Van Groeningen, a cui il film riesce ancora a regalare emozioni inaspettate: "La cosa di cui mi sono reso conto negli ultimi due giorni è che Le otto montagne è una storia che parla di legami, o meglio della necessità che ciascun essere umano ha di intrecciare legami con i suoi simili: è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Mi accorgo che se siamo qui seduti oggi tutti insieme è proprio per il bisogno che ciascuno di noi ha di rapporti umani importanti. Ci siamo immersi in un'esperienza straordinaria, che non dimenticherò mai!".