Le mie ragazze di carta: Luca Lucini presenta al Bif&st il film della sua rinascita
Fa parte dell'ItaliaFilmFest del Bari International Film Festival Le mie ragazze di carta di Luca Lucini. Il regista lo ha presentato insieme a Maya Sansa, Neri Marcoré, Cristiano Caccamo e al giovane protagonista Alvise Marascalchi.

Era un po’ di tempo che non vedevamo un film di Luca Lucini, che nei primi anni 2000, dopo l'esordio con Tre metri sopra il cielo, aveva diretto le commedie intelligenti L'uomo perfetto e Amore, bugie e calcetto, per poi mescolare il divertimento alla riflessione in Solo un padre o Nemiche per la pelle, uscito nel 2016. All'epoca il regista aveva da tempo un sogno nel cassetto, e il sogno era un romanzo di formazione ambientato alla fine degli anni '70 in una città di provincia in cui si trasferiva una famiglia che veniva dalla campagna e dove Tiberio, un ragazzino scaltro, scopriva l'amore per il cinema e contemporaneamente si innamorava di una pornostar. Il ragazzino, nella realtà ha il volto di Alvise Marascalchi, mentre a interpretare sua madre è stata Maya Sansa e suo padre Andrea Pennacchi. I primi due erano presenti al Bif&st 2023 per l'anteprima internazionale del film, che è stato accompagnato a Bari anche da Lucini, Neri Marcoré e Cristiano Caccamo.
Felice e molto emozionato, Luca Lucini ha qualcosa di molto importante da dire ai giornalisti: "Reputo questo film il mio nuovo esordio, anche perché è il primo per cui collaboro alla sceneggiatura e al soggetto in maniera molto determinante. L'ho scritto insieme a Mauro Spinelli, che era uno sceneggiatore eccezionale che mi ha spinto a fare cinema molti anni fa, tra l'altro con un progetto di Felice Laudadio, e quindi il fatto di essere qui ora, e proprio con questo film, mi fa pensare a un cerchio che si chiude. Le mie ragazze di carta aveva vinto il Premio Solinas nel 2007. Avevo cercato di realizzarlo ma non ci riuscivo, però devo dire che sono quasi contento di averlo girato diverso tempo dopo, sia perché sono maturato, sia per il fatto che adesso mi sembra che questo racconto di amore per il cinema in sala abbia un significato molto più importante. Mi piacerebbe inoltre far capire alle giovani generazioni di oggi la maniera in cui una volta si scopriva il sesso, che chiaramente era completamente diversa rispetto a oggi".
Ne Le mie ragazze di carta, la mamma di Tiberio, che si chiama Anna, è una donna realizzata e allegra che Maya Sansa ha trovato subito interessante, nonostante la sfida dialettale: "Come sempre" - spiega l'attrice - "quando le sceneggiature sono scritte bene e il regista ha una bellissima carriera alle spalle, è molto più facile dire di sì a un film. Ho manifestato immediatamente il mio interesse. Ricordo che mi trovavo a Parigi e con Luca ci siamo sentiti al telefono. Gli ho detto che ero entusiasta del film. Poi ho pensato: Oddio, però adesso devo fare l'accento veneto, anzi della campagna veneta vicina a Treviso! Ho detto a Luca: 'O raccontiamo la storia di una donna romana che si è innamorata di un ragazzo della campagna laziale, oppure…'. Lui mi ha subito rassicurata: 'Va bene, va bene, adesso non ti preoccupare, ti facciamo fare un corso di veneto'. Mi sono divertita molto a farlo, e mi sono resa conto che in quel modo di parlare c'erano delle note di comicità leggera, un po’ inglese…".
Uno dei personaggi secondari più interessanti e umani de Le mie ragazze di carta è Don Marcello, che rappresenta un pilastro per la piccola comunità che il film mostra. Ha il volto di Neri Marcorè ed è un uomo pacato, che ha un sogno lontano e che perde le staffe solo quando la squadra di rugby di cui è allenatore sbaglia clamorosamente. Già protagonista di Quando, l'attore parla dell'esperienza con Lucini: "Il rugby è molto più formativo del calcio, perché il calcio è diventato una cosa per cui devi essere un po’ attore e un po’ calciatore. Adesso, se ti assestano un colpo sul viso, ti devi mettere la mano in faccia e poi rotolare per terra. Ho un'ammirazione sconfinata nei confronti dei ragazzini del film. Era novembre quando abbiamo girato, faceva un freddo terribile, e noi ci coprivamo con coperte e giacconi mentre loro stavano in pantaloncini e maglietta, e correvano e ridevano. Se fossero stati calciatori, di sicuro avrebbero protestato”.
Sempre a roposito di Don Marcello Neri Marcorè dice: "Mi appassionava molto l'idea di interpretare un prete e mi piacevano la storia del protagonista e il suo amore, vissuto come soltanto in quell'epoca si poteva vivere. Era l'amore impossibile, l'amore senza tornaconto, senza calcoli, che è bellissimo, perché dopo, via via che si cresce, si cominciano a fare dei ragionamenti: Mi vorrà? Non mi vorrà? Mi conviene espormi? In quella fase della vita ci si espone e si prendono delle tramvate enormi, e se dovessi tornare al tempo della mia adolescenza lo farei solo per quelle tramvate. Quanto al mio prete dalla capigliatura discutibile, mi sembrava interessante che, oltre ad essere un uomo religioso, non disdegnasse l'amore. Con Don Marcello abbiamo precorso i tempi, perché proprio in queste settimane si sta parlando delle persone di chiesa e se sia giusto o meno che rinuncino alla loro fisicità e si innamorino di persone reali e non soltanto spiritualmente esistenti”.
Carico di umanità è anche il personaggio di Claudio, che si veste da donna e vorrebbe fare l'intervento chirurgico di riassegnazione del genere. Nel film Primo, che ha vinto il concorso per fare il postino, diventa suo amico e si lascia insegnare da lui il gioco degli scacchi. Claudio è interpretato da Cristiano Caccamo, che è riuscito a incarnare con naturalezza la delicatezza del personaggio: "È stato più facile di quanto possa sembrare. Perché ci ha pensato la sceneggiatura a suggerirmi la dolcezza e la delicatezza di Claudio. Un attore tende a recitare i sentimenti, i rapporti che il personaggio che interpreta ha con gli altri, indipendentemente dal costume che indossa. Io avevo un rapporto di amicizia, forse quasi d'amore con Pennacchi, e allora mi sono concentrato più che altro su quel sentimento, indipendentemente dal fatto che avessi una gonna e dei tacchi. A proposito dei tacchi, sono un inferno, e giuro che non dirò mai più a una donna: vabbè dai, sono 100 metri, cammina’.
Ne Le mie ragazze di carta, il giovanissimo Tiberio non pensa che alla pornostar vista di nascosto nel cinema a luci rosse gestito dal papà di un suo amico di scuola. Il ragazzo colleziona foto e ritagli di giornale su di lei, cosa che si faceva nei lontani anni '70 e '80. Alziamo la mano, durante l'incontro stampa, per chiedere al regista e agli attori se anche loro, da bambini, avessero in camera un poster o una foto di una star che amavano appassionatamente. Proprio Alvise Marascalchi risponde per primo, dicendo: "A me non è mai capitato, però forse sono un caso a parte, non ho poster di nessuno in camera, tuttavia mi piace andare al cinema e, mentre guardo un film, entro subito in sintonia con i personaggi che vedo. Non posso dire che mi innamoro, ma mi capita di stimarli per quello che fanno per come si muovono, o per quello che non fanno".
Maya Sansa, invece, ha un amore platonico da confessare: "Sembra una cosa inventata perché faccio l'attrice, ma non è così. In camera avevo il poster di Taxi Driver e andavo pazza per Robert De Niro, anche se è un po’ vecchiotto per me, però avevo le foto di lui giovane, avevo questo manifesto meraviglioso che mi faceva sognare, e poi da un'altra parte avevo una foto bellissima. Io sono di Roma e c'era, in Via Monserrato, una bellissima videoteca. Vendeva delle fotografie splendide. Ero in quarto ginnasio e trascorrevo ore chiusa là dentro a cercare foto e poster. Avevo anche diverse fotografie di Blade Runner e ciò che mi affascinava era la fotografia. Avrei dovuto fare il direttore della fotografia e non l'attrice, ma il mio bravissimo insegnante di teatro mi ha fatto venire la passione per la recitazione".
Le ultime parole sono di Luca Lucini: "Noi avevamo i poster di Heather Parisi. Credo che un fattore divertente del film sia questo amore impossibile del giovane protagonista per una pornostar. Ho scelto di raccontarlo in maniera romantica, anche perché rappresentava una una specie di cortocircuito fra l'innamoramento per il cinema e l'innamoramento per le donne".
Le mie ragazze di carta non ha ancora una data di uscita, anche se è probabile che arrivi nelle sale in autunno. Il film di Luca Lucini ha una distribuzione, e quindi la sua avventura non si è certo conclusa al Bari International Film & Tv Festival 2023.