Interviste Cinema

La tolleranza, il buon vino e l'ultimo Ennio Fantastichini: Gianni di Gregorio presenta Lontano Lontano

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Il nuovo film del regista trasteverino, interpretato anche da Giorgio Colangeli, arriva in sala il 20 febbraio a insegnarci che l'età non è un limite.

La tolleranza, il buon vino e l'ultimo Ennio Fantastichini: Gianni di Gregorio presenta Lontano Lontano

Gianni Di Gregorio, se non ci fosse, bisognerebbe proprio inventarlo, perché pochi come lui sanno fare un cinema della grazia, della leggerezza, della poesia e dell'ironia. Qualcuno lo chiama il Kaurismaki italiano, altri si lamentano per il lungo intervallo che separa i suoi film. "E’ la pigrizia, romana" - si giustifica lui - "una lentezza connaturata al nostro modo di essere che non sempre è un vantaggio". Vantaggio o meno, il nuovo film del regista di Pranzo di Ferragosto, che si intitola Lontano Lontano, arriva finalmente in sala, il 20 febbraio, dopo essere stato presentato al Torino Film Festival. Noi abbiamo avuto la fortuna di vederlo questa mattina e abbiamo avuto una profonda nostalgia di Ennio Fantastichini, grandissimo attore e grandissimo uomo che non è più tra noi. Nel film, insieme a Giorgio Colangeli e lo stesso Di Gregorio, l'attore forma un brillante terzetto di pensionati che decide di lasciare l'Italia per andare all'estero, dove la qualità della vita è migliore e si pagano meno tasse. Un altro personaggio importante è un un ragazzo del Mali che vorrebbe raggiungere il fratello in Canada. C'è dunque anche il tema dell'immigrazione in Lontano Lontano, di cui il regista, in occasione dell'incontro con la stampa romana, spiega la genesi: "Mi ha chiamato Matteo Garrone e mi ha detto: devi fare un film su un pensionato povero che è costretto a partire, se non lo fai tu che sei specializzato in vecchietti e vecchiette, non lo fa nessuno. Ho pensato che fosse una buona idea e ho lavorato più di un anno e mezzo alla sceneggiatura, inventando altri due pensionati. Mentre scrivevo, c'erano molti sbarchi di naufraghi, così è entrata nella storia la figura di Abu, che in fondo è l'unico viaggiatore vero della storia, gli altri sono dei velleitari. Con la sua storia il film ha guadagnato in complessità. Volevo parlare di accettazione. L'attenzione all'uomo è la parte più positiva che un individuo possa avere, credo che di base ci appartenga, ogni tanto però la dovremmo rispolverare".

A dare un'impennata a Lontano Lontano è stata anche l'entrata in scena di Fantastichini e Colangeli: "Quando sono intervenuti Ennio e Giorgio" - continua il regista - "il film ha cominciato a scapparmi di mano, era come pensare di stare in una 500 e ritrovarsi dentro a una Ferrari. Ennio e Giorgio avevano una tale potenza e inventiva, che spesso mi dimenticavo di dare lo stop. Hanno trascinato tutto il film".

Giorgio Colangeli, che ha accompagnato Di Gregorio e Angelo Barbagallo alla conferenza stampa di Lontano Lontano, ci tiene a dire che la vera Ferrari del film era proprio Gianni di Gregorio e ricorda con gioia la prima riunione con lui e con Fantastichini: "Il segno di come sarebbe stato il mese di lavorazione lo abbiamo avuto dopo un pranzo che è seguito alla prova costumi. Gianni ci ha pregato di rimanere per parlare del film. In realtà non abbiamo detto una parola sul film, ma mangiando insieme ci siamo resi conto che già stavamo facendo Lontano Lontano. Il film nasce dal piacere di condividere del tempo insieme, e anche l'improvvisazione è scaturita dall'intesa, dalla certezza di essere accolti senza rivalità. Abbiamo aggiunto cose proprio perché la sceneggiatura era forte e ci indicava i binari in cui dovevamo procedere".

L'ambientazione di Lontano Lontano, naturalmente, è Roma, la città che Gianni di Gregorio ama e in cui abita, e la vicenda si svolge nel suo quartiere, Trastevere, ma anche in periferia, a Tor Tre Teste: "C'erano 100 location, ci siamo mossi dentro Roma con i mezzi, è stato complicatissimo, impegnativo, io a Trastevere ci abito, c'è il bar dove vado ogni giorno, che è sì un posto dell'anima, ma c'era il rischio che passasse un amico e mi dicesse. Aho', che stai a fa'? Non ero mai riuscito a girare a Piazza Santa Maria in Trastevere, e la cosa mi ha riempito di gioia, è un luogo che tutti riconoscono, è bello farlo vedere".
"Nei film di Gianni è tutto così semplice ed essenziale" - interviene Angelo Barbagallo - "che è possibile prendersi dei rischi. Noi spesso procediamo per sottrazione, per cui di solito evitiamo accuratamente i luoghi cartolineschi, ma il modo di mettere in scena di Gianni è talmente vero che puoi anche permetterti di far vedere il Colosseo. In Italia ma soprattutto all'estero fa piacere vedere delle immagini che ti fanno capire dove siamo, e che non sono mai estetizzanti".

I protagonisti di Lontano Lontano sono caratterizzati da una grande generosità, da una tolleranza che è tipicamente romana, proprio come la pigrizia di cui sopra: "Secondo me Roma è ancora una città accogliente" - spiega Di Gregorio. "Sono convinto che continui ad esistere uno zoccolo duro di persone meno esposte alle sovrastrutture. A me, comunque, interessava parlare di gente semplice che si muove cercando di non fare troppi danni, di persone che, nonostante l'età, coltivano sogni. Secondo me non si invecchia mai di fatto, e se uno vuole fare una cosa anche a 70, 80 anni, può farla. L'importante è provarci".

Fra i leitmotiv di Lontano Lontano c'è anche il cibo, che si accompagna ovviamente al vino, meglio se bianco e se friulano: "Io sono un gran gourmet" - dice il regista - "Pure Ennio lo era e in un certo senso anche Giorgio, che a differenza nostra non fuma e non beve. La prima volta che abbiamo pranzato tutti e tre insieme, ci sono dovuti venire a prendere con la macchina, Ennio ed io non eravamo in grado di guidare, mentre Giorgio non aveva la macchina. Il cibo è fondamentale per me, in Pranzo di Ferragosto tutto si svolgeva intorno a un pranzo. Io celebro tutto il cibo, dalla poverina minestra del professore ai petti di pollo, e celebro anche il vino, forse un po’ troppo, tanto che, da quando mi conosce, Angelo Barbagallo non fa che dirmi: bevi di meno".  

Dopo l’elogio del buon mangiare, è ancora tempo di ricordi, e tocca a Giorgio Colangeli rammentare il primo incontro con Gianni Di Gregorio e un viaggio in treno con Ennio Fantastichini: "Ho fatto due provini, il secondo il giorno dopo la grande nevicata a Roma. Mi sono presentato in bicicletta e ho fatto colpo su Gianni. Non conoscevo il suo cinema, per me era come un buco nero, ma dal primo incontro fra noi si è sviluppata una grandissima complicità. Gianni è uno che risolve le cene, perché crea l'atmosfera giusta, è un grande facilitatore rapporti umani. Al secondo provino c'era anche Ennio, che era una delle persone più espansive che abbia mai conosciuto. Ricordo di aver fatto un viaggio in treno da Roma a Milano con lui e Alessandro Haber, è stata un’esperienza fantastica, non sono riuscito a dire una sola parola. Noi attori non conosciamo tempi morti, tutti sappiamo benissimo inserirci nei discorsi. In quel caso per me è stato impossibile".  

Anche Barbagallo ci tiene a dire la sua sull'attore che ci ha lasciati il 1° dicembre del 2018 e di cui Lontano Lontano rappresenta l'ultima apparizione: "E’ straordinario trovare nel film un personaggio che ci racconta come fosse veramente Ennio. Attilio ha molti tratti del suo carattere. Quando ho letto la sceneggiatura, ho detto a Gianni: ma davvero non conosci Ennio? Dal ruolo che hai scritto per lui sembra che tu ci sia andato in vacanza insieme. Credo che Lontano Lontano sia una grandissima testimonianza del valore di Ennio Fantastichini".

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