La ribelle lontana dall’icona: Nico secondo Susanna Nicchiarelli e Trine Dyrholm
La regista italiana ha presentato in apertura di Orizzonti il suo biopic al contrario.
La sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia è stata aperta dalla visione originale di alcuni anni della vita di un’icona della bellezza e della musica fra gli anni ’60 e ’80. Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli si concentra sugli ultimi anni di vita della tedesca Nico, nome d’arte di Christa Paffgen, modella, cantante solista e insieme ai Velvet Underground, icona degli anni ’60, quando collaborò anche con Andy Warhol. A indossare i panni della protagoista di questo film italiano, girato con uno sguardo internazionale e in inglese, la danese Trine Dyrholm, vincitrice del premio come miglior attrice al Festival di Berlino per La comune di Thomas Vinterberg.
Di seguito abbiamo raccolto alcune dichiarazioni di regista e protagonista.
Susanna Nicchiarelli
La sua idea di Nico
Ho cercato di realizzare l’opposto rispetto al cliché del biopic, con l’ascesa e la caduta. Trovo sia più interessante il periodo successivo alla sua esplosione come fotomodella e icona dei Velvet Underground, così come la persona oltre all’artista. Un biopic al contrario, insomma, che raccontasse solo una parte con l’intento di raccontare il tutto. Le vite raccontate dall’inizio alla fine si somigliano tutte. Mi attirava poi che donna fosse diventata negli anni ’80, quando girava l’Europa, un continente così diverso rispetto a quello in cui viviamo oggi, con una piccola band e molta coerenza. Chiudiamo proprio alla vigilia della caduta del muro, come da titolo Nico, 1988, appena prima dell’inizio del cambiamento.
Ricerche
Un motivo per cui ho deciso questi anni è che non esistono se non pochissime immagini, è stato un momento per lei lontano dai riflettori, al contrario degli anni di maggior gloria. Ho raccolto molte testimonianze e abbiamo potuto inventare con Trine, lasciare libero sfogo alla nostra creatività e non copiare. Molto importante è stato il figlio Ari, il cui rapporto con la madre è centrale, poi ho ascoltato molto la sua musica, cercando di capire il personaggio nel profondo. Nico non idealizzava quel passato in nessun modo, non soffriva di nostalgia. Quando la sollecitavano su quei “meravigliosi anni ’60”, rispondeva “ci facevamo un sacco di LSD”. Una smitizzazione che amo e ho inserito nel film.
Trine Dyrholm
Ho incontrato Susanna a Copenaghen, dove abbiamo chiacchierato in maniera davvero piacevole del personaggio e del film. Da subito eravamo d'accordo nel non non sentire troppo il debito con la realtà, lavorando invece sulla finzione. Con Susanna mi sono subito trovata bene, così come con la troupe, ci siamo divertite un sacco. Come materiale ho visto qualcosa, ma la chiave erano le canzoni, per non imitarla cercando una nostra versione che ritrovasse la sua voce e il modo in cui lei si insinuava nella sua musica. Aveva dei lunghi capelli, un aspetto che mi è molto servito poi sul set. In un’intervista disse: ‘non rimpiango niente se non di essere nata donna e non uomo’. Non si sentiva mai a suo agio, ma sempre fuori contesto, con una natura sinceramente ribelle.