Interviste Cinema

La ragazza del mondo: Michele Riondino, Sara Serraiocco e Marco Danieli presentano il film

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E dicono che non è una condanna dei Testimoni di Geova, ma un romanzo di formazione e una storia d’amore.

La ragazza del mondo: Michele Riondino, Sara Serraiocco e Marco Danieli presentano il film

Arriva in sala forte della vittoria del Premio Pasinetti a Michele Riondino e Sara Serraiocco, del Premio Opera Prima Francesco Rosi, del Prix du Jury Jeune e del Prix d’Interpretation Feminin alla Serraiocco La ragazza del mondo, promettente opera d’esordio di Marco Danieli. "Libero" come il nome del suo protagonista maschile perché coraggioso, non giudicante e originale, il film è una storia d’amore e insieme un romanzo di formazione. E’ la storia di Giulia, che abbandona i Testimoni di Geova di cui fa parte per aprirsi al mondo e a un sentimento forte, impetuoso e imprevedibile come la vita. Inoltrandosi in un universo così chiuso, era prevedibile che, già poco prima della presentazione al Festival di Venezia, La ragazza del mondo scatenasse più di una protesta.

"Le polemiche ci hanno accompagnato fin dall’inizio" - spiega il regista durante la conferenza stampa di presentazione a Roma. "Tuttavia non c’è stata una presa di posizione ufficiale da parte dei Testimoni di Geova. Nei forum si sono consumate lunghe diatribe fra Testimoni e cattolici e fra Testimoni ed ex Testimoni, ma erano polemiche preventive. La ragazza del mondo non è un film di condanna. Piuttosto, racconta il mondo dei Testimoni mettendo in evidenza sia aspetti controversi che elementi più normali".

A spiegare qualcosa in più sulla comunità a cui appartiene la giovane Giulia è il cosceneggiatore Antonio Manca: "Se utilizziamo un linguaggio tecnico, possiamo dire senza dubbio che i Testimoni di Geova sono una setta, lo dimostrano la necessità del matrimonio all’interno del gruppo, il rifiuto nei confronti dei fuoriusciti, la volontà di stare il più lontano possibile dalle persone che non sono come loro. Certo, i Testimoni non amano affatto essere definiti una setta. In base ha quello che ho visto e sentito, posso dire che sono gli ormoni uno dei motivi che spingono ad abbandonare la congregazione. Conosco moltissime storie simili a quella di Giulia. La donna che con la sua vicenda ha ispirato il film è stata contenta del realismo de La ragazza del mondo".

Nemmeno Michele Riondino è estraneo ai Testimoni di Geova: "Ho dei parenti che sono Testimoni di Geova, quindi in un modo o nell’altro sono sempre stato al corrente delle dinamiche interne alla congregazione. Ho un cugino Testimone che è anche appassionato di cinema, e quando ho accettato il ruolo, gliel’ho detto subito, lui è rimasto incuriosito, è molto aperto, ma non abbiamo mai parlato di religione perché ognuno conosceva bene il pensiero dell’altro. Lavorando sul film, ma soprattutto leggendo sul web cose di cui non ero al corrente, sono rimasto colpito dalla guerra dei Testimoni contro gli ex Testimoni, così come dalle polemiche contro il nostro film. Hanno scritto che siamo il diavolo, che la fine del mondo è vicina, che il film è frutto dell’Armageddon. E' incredibile quanto queste persone possano essere denigratorie. Voglio allargare il discorso alle altre religioni, almeno a quelle più integraliste, e dire che mi sembra che elementi come la tolleranza, la pietà e la fratellanza - che dovrebbero contraddistinguerle - stiano cedendo sempre più il passo alla violenza verbale".

Diverso, o forse semplicemente più moderato, è il pensiero del regista: "L’opinione che hanno i Testimoni di Geova del mondo non è positiva, ma nemmeno la mia è positiva. Loro sostengono che il mondo sia un luogo di perdizione, un posto sporco. Secondo me non è del tutto sbagliato. Io ho ricevuto un’educazione cattolica e a volte mi guardo intorno, e in un paese sempre più laico, rimpiango il ruolo che un tempo avevano le parrocchie. Adesso, se non c’è un’attività culturale che vada a sostituire quella delle comunità religiose di una volta, non resta un granché".

Più di Michele Riondino e al pari del regista, è stata Sara Serraiocco a doversi mescolare con il credo e i precetti dei Testimoni. Lo ha fatto con grande curiosità: "Io non conoscevo i Testimoni di Geova, non li avevo mai incontrati e per me è stato affascinante scoprirli. Ho partecipato a diverse adunanze a Roma, ci andavo quasi ogni sabato, volevo conoscerli alla perfezione. All’inizio sono rimasta un po’ interdetta perché hanno un modo di parlare, agire e di vestire diverso dal nostro e questo ha reso il lavoro di costruzione ancora più affascinate. Quando Marco mi ha messo in contatto con la ragazza che ha ispirato il film, ho capito che quell’involucro e quella gentilezza visti alle adunanze erano oscurati da un grosso conflitto interiore. Per me era un doppio binario su cui procedere per avvicinarmi al personaggio".

La Serraiocco, che abbiamo conosciuto e amato in Salvo, forma una coppia perfetta con Michele Riondino, e il merito è di una parolina chiamata "chimica" che si raggiunge per motivi inesplicabili: "Si è creata una magia con Michele, ci siamo trovati subito bene. Non lo conoscevo, non eravamo amici, le prove ci sono servite per avvicinarci, però poi quella cosa che ti scatta sul set, quell’empatia fisica che diventa magia o c’è o non c’è".

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