Interviste Cinema

"La morte e la resurrezione del cinema italiano hanno accompagnato la nostra vita": Paolo Virzì presenta Notti Magiche

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Il film che il regista livornese ha scritto con Francesca Archibugi e Francesco Piccolo è un evento speciale della Festa del Cinema di Roma.

"La morte e la resurrezione del cinema italiano hanno accompagnato la nostra vita": Paolo Virzì presenta Notti Magiche

Sceglie ancora volta un romanzo di formazione Paolo Virzì per raccontare la complessità dell'animo umano. E celebra l'energia e gli ormoni della giovinezza e l'entusiasmo per la vita intesa come grande avventura da vivere intensamente giorno dopo giorno. La vita per i protagonisti di Notti Magiche coincide con il cinema, con quel cinema che all'inizio dell'ultimo decennio del Novecento stava attraversando una fase di cambiamento, dominata dal compromesso e dalla tirannia di un "ancien regime" duro a morire. Il regista livornese lo rappresenta in maniera comica, quasi grottesca, e il punto di vista del suo film sono tre giovani sceneggiatori che si incontrano al Premio Solinas e condividono un pezzetto di strada, fra le lusinghe di individui loschi e cialtroni, cene da Checco er Carrettiere, l’attività febbrile di un esercito di ghostwriter. A interpretare questi personaggi sono Mauro Lamantia, Giovanni Toscano e Irene Vetere, che hanno partecipato con Virzì e con Giancarlo Giannini Marina Rocco alla conferenza stampa del film.

Ai giornalisti della Festa del Cinema di Roma, il regista ha spiegato innanzitutto che l'idea di una storia ambientata negli anni '90 stuzzicava il suo appetito creativo già da un po’: "Era una stagione che mi era rimasta dentro e che tornava a ossessionarmi in certi ricordi, sogni e discorsi. A un certo punto mi è venuta voglia di fare il film. Dopo la cerimonia di saluto a Ettore Scola, mi sono detto: adesso possiamo lavorare su questo racconto, dobbiamo fare quello che ci hanno insegnato i grandi padri: sfotterli, prenderli in giro. Con Francesca Archibugi e Francesco Piccolo ci siamo messi al lavoro, con grande godimento, su una serie di scarabocchi, disegnini e appunti, trattando il materiale con spregiudicatezza e cercando di riflettere su cosa significhi guardare la vita e trasformarla in un film".

Come dice lo stesso Virzì, in Notti Magiche "Tutto è vero e nello stesso tempo inventato". La Roma che però vediamo nel film è la città da lui conosciuta e follemente amata quando dalla Toscana si trasferì nella capitale per studiare al Centro Sperimentale di Cinematografia: "Appena sbarcai a Roma, la trovai caotica e fuligginosa, tenebrosa, piena di cose pericolose e licenziose. Piazza del Popolo era un parcheggio gigantesco, il Colosseo era nero, la città era sporca, corrotta, ma per me era meravigliosa. Ormai sono trentatré anni che ho modo di osservare da vicino Roma nei suoi mutamenti civili, sociali e politici. L'ho vista migliorare dal punto di vista urbanistico, ho visto i lavori per il Giubileo, la nascita della ZTL, ho visto dipingere le facciate dei palazzi del colore del gelato alla crema. Negli ultimi tempi sento che ci sono incuria e degrado arrogante che sono frutto di odio, rancore, senso di irresponsabilità e disprezzo".

A chi gli chiede se negli anni '90 il cinema fosse realmente al crepuscolo e se oggi la situazione non sia ulteriormente peggiorata, Virzì risponde con una risata e una grande verità: "Quando ho cominciato, già si diceva che il cinema italiano era morto, e negli anni successivi questo ritornello lo sentivamo in continuazione. Insomma, la morte e la resurrezione del cinema italiano hanno accompagnato la nostra vita. All'epoca bisognava avere la fortuna di conoscere un grande maestro, ora invece vedo intorno a me tanti giovani autori interessanti che ce la fanno senza una spintarella, una cosa così negli anni '90 era impossibile".

Irene Vetere, che interpreta la borghese Eugenia e che non aveva mai recitato prima, è d'accordo con Virzì: oggi emergere è meno difficile rispetto a un tempo: "Quello che viviamo noi attori nel 2018 è diverso, il mondo che abbiamo trovato è stato molto accogliente, protettivo, ci siamo trovati in un ambiente bellissimo".

L'entusiasmo di Irene Vetere è lo stesso dei suoi compagni di set Mauro Lamantia e Giovanni Toscano. Il primo racconta: "Il 1990 è l’anno della mia nascita, ero in fasce, quindi per me è stato come fare un viaggio nel tempo. Vengo dal teatro delle cantine, e quindi conoscere il cinema tramite un film nel quale ci sono tutti i miti di Paolo è stato esaltante". Il secondo invece dice: "Sono nato nel '96, per me questo è stato quasi un film in costume. Leggendo la sceneggiatura e sentendo i racconti di Paolo, mi è dispiaciuto non aver vissuto quegli anni, perché quelle figure di riferimento, quei maestri a noi mancano, la nostra figura di riferimento è stata Paolo".

Un po’ più grande del terzetto di protagonisti è Marina Rocco, che fa la parte della ragazza coccodè Giusy, pupa di un produttore imbroglione e di dubbia moralità che poi è l'uomo ucciso all'inizio del film, tale Leandro Saponaro."Nel '90 io già c'ero" - spiega l'attrice. "Non ero a Roma, però poi quando sono arrivata, l'ho trovata esattamente come la descrive il film. La sensazione che ho avuto, vedendolo, è che ci sono frustrazioni in cui riconosco qualcosa di mio”.

Chiude in bellezza e in simpatia l'incontro con la stampa Giancarlo Giannini, che impersona Leandro Saponaro e che nel periodo in cui è ambientato il film era già un artista affermato: "Io all'epoca non ero giovane come voi, l'ho vissuta veramente quella stagione del cinema, è stata raccontata con grande precisione da Paolo. Il cinema non era proprio così, era anche un grande cinema, c'erano anche quelle zone scure, c'era chi si faceva scrivere sceneggiature da altri, ma poteva permetterselo perché era già un genio. C'è anche malinconia nel film, mi piace per esempio il ricordo di Fellini, è un grande omaggio".

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