La mia banda suona il pop: Brizzi e suoi attori presentano la parabola russa di una band in stile Ricchi e Poveri
La nuova commedia del regista romano racconta la spassosa reunion dei Popcorn, una storica band anni '80 che si ritrova coinvolta in una rapina.

Che Fausto Brizzi fosse un fan sfegatato degli anni '80 ce n'eravamo già accorti dal suo folgorante esordio Notte prima degli esami, che ruotava intorno al famigerato esame di maturità di un gruppo di studenti. In quel film la musica si limitava ad accompagnare le giornate dei ragazzi, mentre ne La mia banda suona il pop, che è anche un'action-comedy con tanto di travestimenti e rapine del secolo, diventa protagonista. Insieme ai suoi due attori feticcio Diego Abatantuono e Christian De Sica, e con Massimo Ghini, Paolo Rossi e Angela Finocchiaro, il regista mette in scena il grande ritorno dei Popcorn, una band scadente dei tempi di Sandy Marton e dei Ricchi e Poveri che si riunisce per un unico concerto a San Pietroburgo. E proprio dalle recenti reunion di storici gruppi del nostro patrimonio musicale - e in questo senso "Sanremo docet" - prende spunto la commedia.
"La mia banda suona il pop" - spiega il regista durante la conferenza stampa del film - "è nato quando ho visto alcuni gruppi storici tornare insieme, a cominciare dai Pooh. La vera ispirazione, però, sono stati I Ricchi e Poveri, non a caso Ghini è identico ad Angelo Sotgiu. Siccome il film parlava di un gruppo immaginario, non mi sembrava giusto fare un'operazione in stile Mamma mia!, sfruttando hit conosciute. Così mi sono rivolto al maestro Zambrini e gli ho chiesto di scrivere delle finte canzoni anni '80, brani a metà fra Umberto Tozzi e I Ricchi e Poveri. Dopodiché ho pensato di inserire scene action. Lo faccio sempre, perché le sequenze d'azione sono per me le più divertenti in assoluto da girare. Avevo in mente qualcosa alla James Bond e per questo mi sono rivolto al mio amico Valerio Esposito, che è un cervello italiano fuggito all'estero, e gli ho chiesto di essere regista della seconda unità".
"Un giorno Fausto mi ha chiamato - interviene Christian De Sica - "e mi ha detto: ti porterò a San Pietroburgo, tra caviale e vodka. Invece ci ha trascinato nelle fogne di Praga, e non vi dico che puzza! Comunque sono stato felicissimo di tornare a lavorare con Fausto, come mi diverto con lui non mi diverto con nessuno. Per me La mia banda suona il pop è stato una passeggiata di salute, oltretutto lo trovo uno dei pochi film italiani dove si ride. Ho visto Checco Zalone di recente e non ho riso mai, gli stessi Aldo, Giovanni e Giacomo hanno fatto un melò e non un film comico".
I Popcorn, come molti sanno, si sono esibiti anche loro durante il 70° Festival di Sanremo, intrattenendo la platea poco prima del verdetto finale. Era un momento clou della manifestazione canora e moltissimi italiani li hanno guardati con gusto. "Voglio lanciare una provocazione" - scherza Massimo Ghini. "Siamo noi che abbiamo vinto il Festival di Sanremo, solo che la votazione è stata truccata. Ci hanno guardato 8 milioni di persone. Abbiamo veramente sbagliato mestiere, quando hanno dato il via al televoto, abbiamo trionfato. Forse non ci hanno premiato perché sembravamo dei parcheggiatori abusivi: eravamo i meno appariscenti della serata".
Anche Luca Barbareschi, che produce La mia banda suona il pop, commenta con simpatia l'ultimo Sanremo: “E’ stato davvero interessante guardare Sanremo e guardare seriamente, come hanno fatto milioni di telespettatori, Albano e Romina che cantavano fuori sync. Nel 2020 non capita quasi più, ma la gente adora queste cose, sembrava un film di Altman, o una commedia di costume".
Poi Barbareschi parla della sua collaborazione con Brizzi: "Questo è il terzo film che faccio insieme a Fausto, quando ci abbiamo pensato, stavamo considerando l'idea di un prodotto natalizio. Dopo Modalità aereo e Se mi vuoi bene, avevamo voglia di fare una commedia più pop e con un super cast. Sono stato felice di avere Paolo, Christian, Massimo, Angela e Diego in un film dove tutti si divertono senza snobberie, perché per me la comicità è sempre sovrana, in più mi interessava fare un film produttivamente ambizioso".
Tornando ai mitici anni '80, Fausto Brizzi prova a spiegare ai giornalisti la sua passione per la musica italiana dell'epoca: "Essendo canzoni che ascoltavo a 15 anni, sono state quelle che mi hanno segnato, per questo restano ancora le migliori in assoluto. Forse non ho il distacco necessario né l'età giusta per giudicarle, però vi prometto che questo è l'ultimo film che faccio sugli anni '80".
Negli anni degli Spandau Ballet e dei Duran Duran, Ghini non era drogato di musica pop come Brizzi, e si limitava a guardare i video: "Io non sentivo quella musica, la vedevo. Era iniziata la moda dei video e tutti avevamo sempre le tv accese a palla che mandavano video orrendi. Li guardavo con interesse antropologico e non riuscivo ad appassionarmi alle canzoni".
Quanto a De Sica, i suoi gusti musicali sono sempre stati più retrò: "Avendo un padre che mi ha fatto a 50 anni, il primo disco che mi regalò era di Frank Sinatra. Io il pop non lo conoscevo, l'ho conosciuto proprio grazie a Fausto Brizzi e al Maestro Zambrini".
Il meno pop del cast è senz'altro Paolo Rossi, che dice: "Io all'epoca ascoltavo i Clash, i Ramones, i Sex Pistols, quindi ho fatto un gran fatica a entrare nel personaggio. Comunque ho accettato subito di essere truccato pesantemente e di indossare una parrucca, perché se il film dovesse andare male, posso sempre dire che non ero io".
De La mia banda suona il pop, Angela Finocchiaro ha amato, più che la musica, il suo personaggio e ciò che rappresenta: "La mia Miki è molto intellettuale, dentro ha un sacco di cose e incarna il momento di transizione fra il non darla e il darla felicemente. Le nostre madri si comportavano in un modo, poi siamo arrivate noi e abbiamo cambiato tutto, Miki segna un passaggio storico fondamentale, dando avvio alla rivoluzione sessuale".
L'ultima parola sulla meravigliosa musica anni ‘80 spetta a Natasha Stefanenko, che nel film fa la parte della cattiva e che dice una cosa molto interessante di cui molti non sono al corrente: "Nell'82, in Russia, abbiamo iniziato a vedere il Festival di Sanremo, per il nostro paese era un momento difficile, era morto Breznev, l'atmosfera era plumbea e avevamo bisogno di spensieratezza. Ascoltavamo le canzoni che la censura ci permetteva di ascoltare, non capivamo i testi, ma la parola felicità della canzone di Albano e Romina ci metteva allegria, ci piaceva da matti. Le canzoni sovietiche, che parlavano di patriottismo, ci annoiavano e ricordo che registravamo la musica italiana dalla tv e poi giravamo con uno stereo tutto scassato e la ascoltavamo a ripetizione. Ancora oggi ci capita di ascoltarla e di provare grande nostalgia".