La Legge della Notte di Ben Affleck: le nostra intervista esclusiva a Elle Fanning
Il gangster movie con protagonista lo stesso Affleck arriva nei cinema italiani il 2 marzo.

Diciotto anni appena e già una filmografia da fare invidia alla maggior parte delle attrici che lavorano oggi a Hollywood. Eppure Elle Fanning non si adagia certo sugli allori, e continua a scegliere ruoli e film che possono metterla alla prova. Talvolta a dura prova. Come la Loretta Figgis de La legge della notte, nuovo film di Ben Affleck dove appunto interpreta una ragazzina innocente costretta troppo in fretta dalla vita a diventare donna. Un personaggio dolente e sfumato, che la Fanning ci ha raccontato in occasione del nostro incontro a New York.
Partiamo allora dalla collaborazione con Ben Affleck. Come è stato recitare per lui?
E’ difficile descrivere l’atmosfera del set del suo film, è diversa da quella che ho percepito negli altri a cui ho lavorato. Oserei parlare di epica, ti sembra di stare in una grande produzione della Hollywood di un tempo. Ho girato tutte le mie scene a Los Angeles in una settimana, mi è rimasto impresso il modo con cui Ben gestiva tutto. Non avevo mai lavorato con un regista che fosse anche interprete nel film, e per giunta le mie scene principali sono tutte una sorta di faccia a faccia con lui. E’ un ottimo direttore proprio perché capisce perfettamente cosa sia entrare in un personaggio, era costantemente connesso con il suo Joe mentre giravamo. Questo ti toglie molta pressione, non senti di essere giudicata per la tua performance, invece sei parte di un ambiente dove tutti partecipano a rendere il film migliore.
Come è arrivata a interpretare personaggio di Loretta?
La prima volta Affleck mi ha fatto un provino per la parte di Loretta avevo quattordici anni, decisamente troppo giovane. Alla fine ho avuto il ruolo e l’ho interpretato quando di anni ne avevo diciassette, un’età decisamente più appropriata. Ho potuto lavorare sulle emozioni che provavo, soprattutto sull’essere insieme ancora una bambina e una giovane donna. Ben voleva mantenere esattamente questa dualità, voleva che Loretta fosse innocente ma avesse anche un’anima nera, dovuta alla sua tragedia personale.
Ha avuto molto tempo a disposizione per capire come arrivare al cuore di Loretta?
No. Non abbiamo fatto prove, io in particolare non ne ho avuto il tempo. Con Ben ci siamo confrontati soprattutto sull’estetica del personaggio, dovevamo anche rappresentarne la crescita di età in poche scene. Con Jacqueline West abbiamo lavorato molto sui costumi d’epoca, abbiamo deciso di indossare ogni indumento vero dagli anni ’20 per riprodurne anche la scomodità in certi casi. Con lei avevo già lavorato a Il curioso caso di Benjamin Button, sapevo che avrebbe adoperato questo metodo e lo approvo in pieno, per me è importante capire la postura e le sensazioni che i miei personaggi sentono nei loro vestiti. Si è instaurato immediatamente un rapporto di fiducia reciproca con tutti, Affleck ha aspettato di vedere cosa avevo preparato per il ruolo prima di darmi indicazioni, voleva soprattutto che lavorassi sul doppio binario dell’essere una bambina e insieme una donna troppo cresciuta.
Può paragonare Loretta alla Julie di 20th Century Women, altro film in uscita?
E’ difficile paragonarle, Loretta ha avuto esperienze decisamente più drammatiche, Julie invece percorre una strada di crescita più normale, seppur turbolenta. Lei è un personaggio più complesso, così come tutte le donne che Mike Mills ha dipinto in quel film, non sono in bianco e nero, hanno molte sfumature. Nel personaggio di Julie ho potuto mettere molte delle mie esperienze personali, come ad esempio andare al liceo. Anche se ha diverse avventure sessuali con i ragazzi non è dipinta come stupida o una puttanella, la bellezza del film di Mike è che evita ogni definizione preconcetta, ogni etichetta.
Qual è il momento più spaventoso nel realizzare un film? I provini forse?
No, per me è sempre il primo giorno sul set, perché qualsiasi cosa fai quel giorno segna il tono del tuo personaggio per l’intero periodo di riprese. Certo poi puoi cambiare delle cose in corsa, ma la prima impressione è fondamentale. Eppure anche se ne sei spaventato vorresti poi sempre tornare a quel primo giorno perché l’adrenalina che scorre è una sensazione fantastica.
Si è preparata per un gangster-movie vedendo i classici del genere?
Non guardo molti film, molta TV in generale. Ho installato Netflix giusto una settimana fa. Un film che mi ha impressionato è stato Piccoli gangster, quello con una giovanissima Jodie Foster. Non ne ho visti molti altri del genere, suppongo ho ancora tempo per farlo…
A diciotto anni lei è già una star internazionale. Come è cambiata la sua vita?
In realtà non è cambiata molto. Mi sono appena diplomata al liceo, vivo ancora con i miei genitori e devo dire che mi piace. Continuo a scegliere i miei ruoli soprattutto per la possibilità di avere personaggi corposi e lavorare con registi interessanti. Vado ancora a lezioni di ballo classico, per me non è un allenamento ma qualcosa che ancora amo. Penso che tutte le forme di divertimento per me contengono comunque una forma di espressione artistica. Ad esempio con alcuni miei amici andiamo spesso in un ranch in campagna dove giriamo piccoli cortometraggi. Da che ricordi mi sono sempre divertita a indossare costumi per recitare. Io e mia sorella Dakota organizzavamo sempre piccoli show per la famiglia da bambine. Mi piacerebbe fare anche qualcosa che mi coinvolga maggiormente nell’aspetto tecnico del fare cinema, come l’illuminazione o i movimenti di macchina.
La Legge della Notte arriva nei cinema italiani il 2 marzo 2017