La gente che sta bene: incontro con Claudio Bisio, Margherita Buy e Francesco Patierno
Presentato oggi alla stampa il nuovo film del regista de Il mattino ha l’oro in bocca.
Dopo l’incursione nel surreale di Cose dell’altro mondo, Francesco Patierno torna bruscamente alla realtà, che non è né quella della Napoli povera di Pater Familias, suo folgorante esordio nella regia, né quella della quotidianità radiofonica, scandita dalla passione per il gioco, del Marco Baldini de Il mattino ha l’oro in bocca.
No, adattando il romanzo di Federico Baccomo “La gente che sta bene”, il regista racconta una Milano decisamente non da bere ma dilaniata dalla crisi in cui si aggirano personaggi niente affatto cristallini, canaglie più o meno simpatiche affette da delirio di onnipotenza.
Fra questi, Umberto Maria Dorloni, avvocato poco capace che viene salvato, per così dire, dall’intelligenza e umanità della moglie.
“Il mio obiettivo in sede di sceneggiatura” – ha spiegato Patierno – “era dare sempre maggiore importanza all’elemento femminile. A un primo sguardo, il film può sembrare una storia al maschile, invece sono le donne i personaggi più positivi e più importanti perché sono in grado di determinare i grandi cambiamenti. Volevo però che questa cosa venisse fuori piano piano, non volevo che il ribaltamento fosse improvviso”.
Che sia o meno il protagonista assoluto del film, e il numero di battute gioca in questo senso a suo vantaggio, Claudio Bisio riconosce che senza Margherita Buy (sua moglie nel film) né lui né il suo personaggio sarebbero arrivati lontano: “Uno dei motivi per cui ho detto di sì a La gente che sta bene era la presenza di Margerita. Non avevamo mai lavorato insieme. Lei e il suo personaggio mi hanno salvato. Rispetto al romanzo Umberto ha qui una reale possibilità di redenzione: sono i silenzi di Margherita a dargli una chance, a renderlo tridimensionale. Io adoro il mio lavoro e se mi danno una serie di monologhi, ci sguazzo dentro, ma senza le pause di Margeherita forse non ce l’avrei fatta”.
Ai complimenti di Claudio Bisio e all’affermazione di Patierno “Ci vuole intelligenza per accettare un personaggio che gioca di rimessa e Margherita è un’attrice intelligente”, la Buy risponde scusandosi di non aver visto il film, per poi sottolineare l’inusualità del ruolo che il regista le ha messo a disposizione: “Questo film era per me un’occasione di rappresentare un personaggio femminile risolto, una donna che sa di avere un suo valore, che non deve dimostrarlo più, una donna che ha il tempo, la tempra e la voglia di stare accanto a un uomo che è un idiota me che lei ama profondamente”.
A Claudio Bisio, oltre al personaggio di Umberto Maria Dorloni è piaciuto il tono del film, che è una commedia piena di cinismo e “acidità”: “Per fare il cinema a tempo pieno ho lasciato la televisione. Io ho 57 anni e ho incontrato il successo in tarda età, quindi non voglio lasciarmi sfuggire questa occasione. Voglio giocarmi questa possibilità. Se faccio cinema, è per via di film come questo. Aldilà del piacere quasi fisico di recitare con Diego Abatantuono, con cui ci siamo divertiti a improvvisare, ho amato molto la sceneggiatura de La gente che sta bene. Io tengo in grande considerazione l’opinione di voi giornalisti, leggo le vostre critiche, vado sui siti. Di alcuni miei film recenti avete detto che erano buonisti. Qui però il buonismo non c’è affatto. I copioni che mi arrivano sono molto simili fra loro. Questo è differente”.
Se Claudio Bisio giudica il suo avvocato come il personaggio più cattivo della propria carriera, individuo ben più losco è l’uomo di legge impersonato da Diego Abatantuono, che per non aggiungere cattiveria con i suoi penetranti occhi verdi, ha voluto indossare delle lenti a contatto azzurre che esprimessero un’inquietante ambiguità: “Patrizio Azzesi è un personaggio ben delineato. E’ cattivissimo. Ne ho fatti di cattivi, ma lasciatemi dire che questo è veramente stronzo. Interpretare personaggi così mi diverte, mi dà grande soddisfazione, anche perché poi torno a casa e suono buonissimo. Non capita a tutti. Alcuni non riescono a uscire dal personaggio. Questo è un film coraggioso, che non si vede spesso ma che è giusto fare perché si tratta della denuncia di uno spaccato che esiste realmente”.
A tutti questi cattivi Francesco Patierno ha dedicato anima e cuore, costruendo per loro dialoghi che ne mettessero in luce le molte sfaccettature: “Ho investito sui miei personaggi, ho voluto farli parlare molto. Per questo mi sono ispirato ai buoni telefilm americani, a serie come The Office, Dexter e Californication. Là i personaggi parlano molto e quando fanno ridere, ne sono quasi inconsapevoli. Ho chiesto a Claudio di non sottolineare mai le battute, ma di trovarsi a dirle quasi casualmente”.