La Conseguenza: per Keira Knightley "È una storia d'amore davvero da adulti, e una storia di speranza straordinaria"
Il film diretto da James Kent arriva nei cinema oggi, 21 marzo.
La Conseguenza, tratto dal bellissimo romanzo omonimo di Rhidian Brook, arriva nei cinema italiani oggi, 21 marzo.
Il film, diretto da James Kent, è ambientato nella Germania dell'immediato secondo dopoguerra e racconta una storia di passioni sopite, di risvegli alla vita e soprattutto di elaborazione del dolore.
Qualche giorni fa a Londra, abbiamo avuto l'opportunità di incontrare e intervistare la protagonista del film Keira Knightley, che ci ha raccontato, tra le altre cose, retroscena gustosi e personali sul set del film.
Puoi immaginare cosa vuol dire per una madre perdere un figlio piccolo?
No, assolutamente, non sono una di quelle attrici che riesce a ricordare un grande dolore e a tirarlo fuori al momento. Tipo che ho perso mia nonna, ho sofferto molto e in quella scena cerco di ricordarmi cosa ho provato.
Per me funziona quando riesco a sentire il punto di vista del mio personaggio, quello che prova. Vedere le cose come le vede Rachael e sapere qualcosa della vita di suo figlio.
Non abbiamo niente in comune, a parte il fatto che entrambe abbiamo partorito un figlio. L'unico modo era l'empatia che ho provato immediatamente per lei, e non perché sono genitore, anche un attore senza avere l'esperienza di essere genitore avrebbe potuto interpretarla, e spero che anche nel pubblico, chi non è genitore provi empatia nei confronti del suo personaggio.
Questo è sempre stato il mio lavoro. Ci ho provato in passato, ho pensato "mi sono lasciata", posso capire cosa succede. Ma non funzionava, in questa storia mi sono resa conto di quanta empatia avessi per il suo personaggio. E anche per il tipo di relazione che ha col marito.
Quello che mi ha colpito è il tipo di rapporto che hanno, aver passato una tragedia ed esserne usciti molto cambiati, ma allo stesso tempo allontanandosi.
Cosa si prova quando devi comunicare con una persona che senti totalmente estranea? È qualcosa che in realtà molti adulti provano nella loro vita. Quel momento in cui guardi quella persona che in teoria dovresti conoscere, e che invece non riconosci più. E invece loro alla fine ci riescono, riescono a ricostruire quel ponte e a ritrovarsi. È una storia d'amore davvero da adulti, e una storia di speranza straordinaria.
Una storia fuori dalla norma, per l'epoca.
Quando l'ho letta ho pensato c***o, non voglio fare un altro film sulla seconda guerra mondiale! Sono sicura che non ce n'è davvero bisogno. Però non riuscivo a levarmi la storia dalla testa. Non l'avevo mai vista da questo punto di vista, a noi in Inghilterra ci insegnano a scuola che la seconda guerra mondiale è finita nel 1945. Ma nessuno ti dice mai quello che c'è voluto per ricostruire il paese e ri-vedersi come persone, non più come nemici pronti a spararsi o a denunciarsi.
Quando interpreti personaggi storici o ambientati nel passato, riesci a godere della preparazione verso il personaggio?
Sì sì anzi, a volte è più bello fare le ricerche per un ruolo che il film.
Che cosa pensi ti direbbero ora i tuoi insegnanti di storia?
Mah! Non riesco a trattenere nessuna informazione. Leggo un libro e penso cavolo è fantastico, e poi me lo dimentico in un secondo. Vabbé!
La scena nella neve con il vestito color oro è sublime.
Oddio ci siamo gelati nel girarla, (ride) era freddissimo, io indosso un paio di dopo-sci, mica i sandali col tacco della scena, sarei morta! Avrei sofferto di ipotermia e probabilmente avrei perso almeno un dito! Ma sono stati bravi, le scarpe erano argentate, e hanno spruzzato di vernice d'argento i dopo-sci.
Come ci si organizza per un girare un film quando si ha una figlia piccola?
Ho lavorato molto da quando è nata, ma va bene perché non va ancora a a scuola, per cui ci muoviamo tutti come una famiglia. Per ora viaggia con me vedremo cosa cambierà quando andrà a scuola. Al momento funziona, la vita dell'attore ti permette questo, lavori intensamente per due, tre mesi, poi stai fermo per quattro o cinque mesi e poi ricominci.
Suoni tu il piano?
È un braccio in CGI. È fichissimo! Non so suonare il pianoforte, non c'erano i soldi per un insegnante di pianoforte, e c'erano soldi per un braccio in CGI! Non è meraviglioso?
Avete girato prima di MeToo, ci sono state o ci sono conseguenze ora sul set quando si girano scene intime?
Si, esistono quello che si chiamano ora Intimacy directors, ma noi non ce l'avevamo. So che se ne parla, ma per ora non conosco nessuno che ne abbia usufruito. Il fatto è che io sono ora nella posizione di poter pretendere quello con cui sono a mio agio. Ho un contratto che è molto specifico sotto certe questioni.
E con le scene di sesso ho l'ultima parola sul montaggio finale. Purtroppo ciò non vale per le attrici più giovani. Credo che in questo casi, l'intimacy director sia un'ottima idea. Generalmente con le scene di sesso chiedo sempre che siano fatte con chiarezza e motivazioni serie. E soprattutto indicazioni specifiche. È come una danza o una lotta, quindi, quando mi dicono "tanto lo sai cosa stai facendo", Non no so un c***o, sto con un perfetto sconosciuto, in una stanza, piena di altre persone, generalmente tutti uomini, e non so che cosa devo fare. Joe Wright, quando abbiamo girato la scena di sesso in Espiazione, è stato perfetto. Tutto era assolutamente orchestrato. Mi ha detto "metti il piede qui, la mano qui, e scendi fino a là". È stata la cosa migliore. Tutti erano a proprio agio.
Una sequenza del genere la riguardi? Per dire sì o no? A casa o sul set?
Certo, a casa, e dove dovrei guardarmela? Voglio vedere se mostrano più di quanto dovrebbero, e se lo fanno voglio capire se la cosa mi da fastidio o no. Avevo la controfigura sul set, ok? Ero a mio agio con i nudi prima, ora, ho avuto un figlio, e sono felice del mio corpo, ha partorito, ha nutrito, ed è stato meraviglioso, ma sono nei miei trent'anni e no, non voglio mostrarlo più il mio corpo. Non in una stanza piena di maschi, e non al pubblico. Per cui, la controfigura è benvenuta.
Quando hai avuto la possibilità di opporti ad una scena di nudo?
Devo dire probabilmente fin da subito davvero. Ho avuto successo molto giovane, e a 18 anni avevo già fatto 8 film di grande successo, ho sempre avuto delle scene di nudo ma ho sempre richiesto che io fossi prima di tutto a mio agio. E questo mi ha lasciato la possibilità di esercitare questo diritto. Ma credo la mia sia una posizione piuttosto unica, e non ho mai avuto nemmeno problemi di nessun genere. E credo di essere molto fortunata. Ci sono attrici di cui non hai mai sentito il nome prima, a cui vengono richieste cose orrende e nessuno si preoccupa del loro benessere.
Da chi hai imparato di più?
Credo dal teatro. Più di tutto. Ho fatto tre spettacoli, ed è l’unica volta che si fanno davvero delle prove. E l’unica volta che si costruiscono davvero i personaggi. E si lavora in prova. Al cinema, quando dicono che hanno fatto delle prove, intendono, Ci siamo incontrati per un caffè e abbiamo letto un paio di battute. Non si prova un film. L’unica vera chance è lavorare con persone che ti insegnano e a cui rubare. Per me sono stati, Johnny Depp, Ralph Fiennes, Sam Rockwell, Mark Ruffalo, Jason Clarke, Cary Mulligan. Ricordo la volta che ho lavorato con Ralph, non avevo la più pallida idea di che c***o stesse facendo, aveva una biografia, stava leggendo questo libro pieno zeppo di note prese da lui, perché aveva fatto delle ricerche e basava la sua costruzione del personaggio sulle sue note. Questa cosa gliel’ho rubata. Con Johnny Depp è stata la costruzione del personaggio di Jack Sparrow. Tutto merito suo, ha fatto tutto da solo. Lo vedevamo prendere forma sotto i nostri occhi. Sulle pagine non c’era una sola parola sul suo personaggio. Vedere tutto questo senza che nessuno lo aiutasse è stato fenomenale. Mi ha influenzato moltissimo. Da Sam Rockwell ho preso la capacità di rilassarmi specialmente perché noi inglesi siamo sempre rigidi.
Hai iniziato la tua carriera molto giovane, e hai sempre dichiarato che non pensavi di meritare il successo che hai avuto. Perché?
Perché non avevo la piu pallida idea di cosa stessi facendo (ride) e forse era quella la ragione del mio successo. So piangere e ridere a comando, questo sì ma credo di avere imparato anche molto altro nel tempo