La cena di Natale: Scamarcio, Chiatti, Ponti e Bianchini raccontano il sequel di Io che amo solo te
Tornano tutti i personaggi del primo film tornano nella cornice da cartolina di Polignano a Mare.
Come oramai d’abitudine nel caso dei film italiani che non vogliono negare una battuta o una foto a nessuno, è sterminata la lista di "talent" presenti alla conferenza stampa di presentazione di La cena di Natale, il sequel di Io che amo solo te fortemente voluto dalla famiglia Lucisano.
"Non solo come produttori, ma anche come spettatori avevamo voglia di vedere un sequel perché volevamo sapere più di quei personaggi e lavorare ancora con questo bellissimo gruppo," spiega Federica, figlia di Fulvio. "Con Marco Ponti e Luca Bianchini lavoriamo con grande affiatamento, e nelle nostre riunioni si assiste a un continuo ping pong creativo molto interessante; tanto che, alla fine della giornata, non sai mai bene di chi sia stata una certa idea."
Impressione, questa, confermata sia dal regista che dallo scrittore, sul cui seguito letterario è stato basato un film che, però, ha anche tenuto conto di quello dello scorso anno: "È nato tutto molto spontaneamente," racconta Bianchini. "Mentre presentavo "Io che amo solo te" in giro per l'Italia, capivo che i personaggi che racconava erano molto amati e seguiti da tutti. Il secondo libro è nato da un suggerimento di Marco, e l'ho scritto di getto: e siccome è piuttosto breve, per il film ci siamo dovuti inventare delle cose, abbiamo dato più vita e respito ai vari personaggi."
"Nel caso di Io che amo solo te abbiamo semplicemente adattato il romanzo," continua Ponti, "mentre per La cena di Natale abbiamo tenuto da conto sia il libro di Luca che i cambiamenti alla storia e ai personaggi fatti nel primo film. In più, come dice Luca, abbiamo capito che questi personaggi erano diventati una proprietà collettiva e che anche gli attori diventavano autori delle linee narrative dei loro personaggi."
E quindi, con La cena di Natale si torna a Polignano a Mare, per incontrare di nuovo un Damiano che continua con le sue scappatelle nonostante la moglie Chiara sia incinta, Don Mimì ancora innamorato di Ninella, Orlando oramai uscito dal closet della sua omosessualità ma impegnato nella fecondazione dell'amica lesbica Daniela e tutti gli altri personaggi del primo film, cui si aggiungono una sorella "milanese di Ninella (Veronica Pivetti), un possibile nuovo amore per Orlando (Dario Aita) e una nuova amante di Damiano (Giulia Elettra Gorietti).
"Sì, anche in questo film Damiano continua con le sue scappatelle," dice Riccardo Scamarcio. "È stata per noi una scelta consapevole quella di caricare Damiano del peso di essere portatore del conflitto nella storia: riprendendo la migliore tradizione della commedia all’italiana, che metteva in scena vizi e malcostume del nostro paese ipocrita, abbiamo cercato di creare un personaggio controverso. Per me come attore è stato difficile e interessante: perché, nonostante i suoi comportamenti, dovevo cercare un empatia tra lui e il pubblico attraverso l’ironia.
"Se fai commedia oggi in Italia non puoi prescindere dai giganti che ti hanno preceduto, e che fa perfino impressione nominare," spiega Ponti. "Con Riccardo, ad esempio, abbiamo spesso parlato dei film di Pietro Germi, con personaggi esecrabili ma umanissimi: in Damiano infatti c’è sempre umanità, sincerità e tensione verso il miglioramento. Se Riccardo non avesse preso per mano questo personaggio, sarebbe defunto in modo abbastanza inglorioso."
Ma Laura Chiatti, che era davvero incinta quando ha girato il film, perdonerebbe mai un compagno che la tradisse mentre è in dolce attesa? "Cominciamo col dire che l'espressione 'dolce attesa' è una stronzata," risponde l'attrice, come sempre diretta e sincera. "Quando sei incita sbarelli, sei isterica, in preda agli ormoni e ti senti abnorme. Io poi ero anche preoccupata di non essere fisicamente in grado di fare il film, e non solo per i 14 chili che ho preso: ma devo dire che alla fine è andato tutto bene. Il tradimento, comunque, è una cosa orrenda a prescindere, e ovvimente in una condizione del genere lo è ancora di più. Non so se perdonerei: forse la cosa migliore sarebbe non scoprirlo, altrimenti è davvero dura."
Ma se tra Damiano e Chiara, nel film, ci sono frizioni, tra Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti non ci sono mai stati problemi: "Io adoro Riccardo molto più di quando lui non adori me, o forse ho solo un modo più diretto di esprimere l’amore che ho per lui," dice l'attrice. "Sa come dirigermi, nella vita come nel lavoro. E per me è un attore straordinario, è strutturato, è un vero talento: non come me che in fondo non ho tutta questa passione per il cinema, e che a casa preferisco distrarmi con altri prodotti d'intrattenimento."
"Non le date retta, perché Laura è un talento puro, lo so fin da quando giravamo insieme Compagni di scuola," risponde Scamarcio. "E nonostante in alcune cose siamo molto diversi, abbiamo sempre avuto un’ottima sintonia, soprattutto per la tendenza di tutti e due a sdrammatizzare le cose."
La cena di Natale è stato dedicato da Marco Ponti a Bud Spencer, perché per il regista "rappresenta un tipo di cinema italiano con cui la mia generazione è cresciuta, un cinema enorme dove c’era tutto, dal western alla commedia sexy e alla fantascienza. È una persona che con i suoi film mi ha dato tanto, e questo è il mio modo per ringraziarlo."
E, nei titoli di coda, nel film di Ponti appare un brano di Emma Marrone, "Quando le canzoni finiranno": "È stato Luca a volerlo, dopo aver ascoltato in anteprima il mio disco," spiega la cantante. "Ed è curioso, perché avevo sempre pensato che poteva essere una canzone perfetta per un film. Poi, con la sua forza struggente che sposta gli equilibri di una storia d’amore classica, è anche una canzone che è un’incognita: proprio come una cena di Natale, una cosa dalla quale non sai mai bene cosa puoi aspettarti, con tutte quelle persone riunite assieme."