L'Italia alle prese con la diversità - Gianni Amelio ci parla di Felice chi è diverso
Presentato a Berlino 64 il documentario del regista sull'omosessualità
Si è già parlato molto in questi giorni del nuovo film di Gianni Amelio, Felice chi è diverso, più che altro per ragione extra cinematografiche. Infatti il regista calabrese ha approfittato della presentazione del film per parlare della sua omosessualità e per sostenere il suo lavoro, che è una disamina accurata, altraverso alcune persone molto diverse tra loro, di come il nostro Paese, il cinema e la televisione soprattutto, hanno affrontato l'omosessualità nel corso della seconda metà del XX secolo.
Le interviste sono condotte a persone in là con gli anni, di classi sociali diverse, che hanno in prima persona vissuto le difficoltà di combattere una guerra per la diversità e contro i pregiudizi, molto diffusi qualche decennio fa, ma certo non spariti in Italia anche negli ultimi anni. Anni duri, in cui capitava di essere definiti con sarcasmo dai cinegiornali "le antilopi del vizio capovolto", nei reportage dai parchi e giardini in cui si tenevano incontri sessuali clandestini. Dietro l'angolo c'era poi il rischio dell'internamento, specie del secondo dopoguerra, del manicomio per "curare" l'omosessualità. Un altro passaggio molto difficile - anche ai giorni nostri, come dice l'unico ragazzo intervistato alla fine del film - è parlare con i genitori e confessargli la verità.
Felice chi è diverso viene presentato in queste ore nella sezione Panorama della Berlinale 2014; noi abbiamo incontrato Gianni Amelio che così ci ha parlato del suo film così sentito.