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Interviste Cinema

L'America in lotta - incontro a Cannes con il cast di Foxcatcher

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Mark Ruffalo, Channing Tatum e un inedito drammatico Steve Carell in una storia vera.


L’inizio della seconda settimana al Festival di Cannes è segnata dalla presentazione del secondo film statunitense in concorso. Parliamo dell’opera terza di Bennett Miller, Foxcatcher, che conferma il talento dell’autore di Capote e Moneyball.

La storia racconta di due fratelli campioni olimpici di lotta libera alle Olimpiadi di Los Angeles del 1982 che vengono assoldati dal ricco mecenate John E. du Pont con l’intenzione di creare una squadra di alto livello che diventi, nel giardino di casa, la vera sede della squadra nazionale americana. Obiettivo principale bissare l’oro alle Olimpiadi di Seoul del 1988.

Una storia vera dallo svolgimento drammatico che Miller ha immaginato sullo schermo rappresentata da un terzetto di attori molto diversi e assai convincenti. I due fratelli atleti sono Mark Ruffalo e un sorprendente Channing Tatum, mentre il miliardario è un convincente Steve Carell, con i lineamenti ritoccati dal trucco. Facile immaginare per i tre e per il film una lunga corsa con buone possibilità per la prossima stagione dei primi.

Il regista e gli ottimi attori sono stati accolti molto calorosamente alla conferenza stampa sulla Croisette.

“Siamo stati in contatto con alcuni membri prima della famiglia du Pont prima del film, ma non dopo - parole di Miller - abbiamo girato in un’altra proprietà di una grande famiglia patrizia, non posso dirvi quale. Ci hanno invitato nella loro enorme proprietà molto simile a quella originale, avevano visto un sacco di volte Moneyball e alla fine è stata la location più economica, quella che oltretutto i soldi non potevano comprare.”

Un luogo molto particolare, idilliaco fra boschi e sontuose residenze, che ha aiutato a rendere ancora più funzionale lo stile di Miller. “L’approccio che ho nei miei film non è quello di raccontare una storia ma di osservarla, vedere cosa succede nella vicenda, nell’America nascosta, che qui sembra repressa, non comunicante. Nei miei film mostro ogni volta quello che per me è la cima dell’iceberg.”

La vera sorpresa del film è sicuramente Steve Carell, qui per la prima volta in un ruolo totalmente drammatico, che potrebbe essere un momento di svolta per la sua carriera e proiettarlo alla nomination all’Oscar. Il regista dice di aver avuto bisogno di pochi secondi, a pranzo insieme, per avere la certezza che avrebbe interpretato il suo ruolo al meglio.

“Ho visto e letto il possibile per vedere che persona fosse – ha spiegato Carell - ci sono dei video, alcuni dei quali erano stati commissionati da lui stesso, dei documentari su di lui e sui suoi interessi. Ci sono diverse interpretazioni su chi fosse nel suo intimo. È difficile dire cosa lo spinse a compiere un gesto così drammatico come quello che si vede nel film, quali demoni aveva dentro di sé; noi abbiamo deciso di mostrare quali fossero con un lavoro tutto interiore.”

Sul rapporto con Bennett Miller aggiunge: “La prima volta che ci incontrammo mi descrisse varie scene. Il prodotto finale è esattamente quello di cui mi parlò anni fa. È sconvolgente, aveva una visione precisa di quello che voleva”.

Riguardo alla ovvia domanda sulle differenze di passare al dramma per un attore comico ha detto di aver seguito lo stesso approccio. “Se provi a sufficienza il personaggio si muove dentro di te, non ho avuto una preparazione diversa, i personaggi non lo sanno in che genere di film si trovano. C’è sempre e solo una storia e un personaggio che si muove al suo interno”.

Gli attori hanno fatto un grande lavoro di preparazione. I due fratelli lottatori, Mark Ruffalo e Channing Tatum, si sono allenati per sei mesi con atleti professionisti e hanno confidato di aver passato un periodo all’insegna di lividi e botte di vario genere, dedicato solo alla lotta libera. “Ho studiato sicuramente gli aspetti fisici, il modo in cui si muove, le piccole eccentricità – ha aggiunto Tatum – ma una delle maggiori lezioni è stata che ogni giorno devi scavare cercando di trovare la verità. Ogni volta qualcosa sembrava mancare e passavi ore e capire cosa fosse. Devi essere sempre aperto a rimetterci in gioco.”

Un ruolo molto interessante per un attore che sta sicuramente maturando con scelte interessanti che lo allontano dalla immagine del bello dal gran fisico. Per lui, sul set, una sfida in più. “C’era il vero Mark Schultz e la mia reazione è stata molto diversa. Alle volte ringraziavo il cielo di averlo lì con me, altre ne ero terrorizzato. È strano guardare fuori campo e vedere la persona che stai intepretando”.

Fra due interpreti che hanno stupito per la loro performance, c’è anche una conferma, Mark Ruffalo, che ha ricordato come abbiano trascorso molto tempo con gli amici e la famiglia dei loro personaggi, con un approccio “da giornalismo investigativo”. Così profonda è stata la preparazione che poi è venuto facile aggiungere e personalizzare le battute sul set dove, secondo il regista, hanno improvvisato anche per più del 50% del tempo, cambiando scene la notte o la mattina prima di girare.

Il riflessivo e impegnato Ruffalo ha poi visto nel film “una tragedia greca che ci racconta cosa succede quando ogni cosa è in vendita, al talento quando può essere comprato, alle persone quando sono in un sistema che valuta quasi tutto con un prezzo. Mi sembra un tema interessante e topico nel mondo di oggi.”

A proposito degli attori e delle grande interpretazioni che hanno caratterizzato anche i suoi precedenti film, Miller si è commosso ricordando attori, come Seymour Hoffman in Capote, “che accettano di porre fiducia totale in te. Devi essere loro grati per il resto della vita”.

Sull’aspetto politico, sul declino dell’America, che nel film si percepisce, il regista ha detto: “Quando ho conosciuto la storia la prima volta, i dettagli, era cosi bizzaro, non c’era niente che mi somigliasse o conoscessi. Una famiglia patrizia, la lotta libera. Una vicenda assurda, talvolta comica e alla fine orribile, mai vissuto niente di simile. Ma era familiare, perché c’erano temi più ampi con cui potevo connettermi, il mondo e il paese in cui viviamo, ma non voglio commentare troppo. Non è un film politico che prende posizioni morale, ma cerca solo di capire alcune di queste dinamiche.”

Foxcatcher verrà distribuito nel nostro paese da BIM in una data ancora non identificata.

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