Jude Law alla Festa del Cinema di Roma: incontro ravvicinato con l'attore inglese
Il protagonista di Young Pope di Paolo Sorrentino parla dei suoi film e registi preferiti.

E’ a Roma da qualche tempo e già è stato spiato mentre, seduto al tavolino di un caffé in zona Campo dei Fiori, leggeva con olimpica tranquillità un libro sulla nostra città. Interprete principale della serie tv di Paolo Sorrentino Young Pope, il britannico Jude Law ha lavorato con Steven Spielberg, Martin Scorsese, Sam Mendes e Clint Eastwood. Ha preso il posto di Michael Caine in una nuova versione di Alfie per poi duettare con lui nell’intrigante Sleuth. E’ stato un cecchino, un robot, un fotografo, un nobile russo e un agente della CIA. Nella finzione ha fatto innamorare Nicole Kidman, Julia Roberts, Natalie Portman e Cameron Diaz, mentre nella vita vera – almeno in gioventù – ha fatto disperare mogli e fidanzate. Per un po’ ha rischiato di essere solo una bella faccia da cinema, ma poi è cresciuto e, passando per le mani di Mike Nichols e di Guy Ritchie, ha saputo conquistare anche gli spettatori più esigenti, lasciando veramente il segno con Black Sea di Kevin MacDonald, in cui era il capo di un equipaggio di un sottomarino.
Chissà se è stato quest’ultimo film a spingere Antonio Monda a chiamare Mr. Law per uno degli Incontri Ravvicinati della Festa del Cinema di Roma. O forse il merito è dell’amico Wes Anderson che lo ha diretto in Grand Budapest Hotel . Non lo sapremo mai... La scelta del direttore del festival comunque è piaciuta al pubblico, che ha riempito la Sala Pasinetti per ammirare il sofisticato, garbato affabile Jude. Ecco di cosa ha parlato l’attore.
Steven Spielberg e l’esperienza di A.I.- Intelligenza
artificiale
Il lavoro con Steven è
stato una sorpresa, mi hanno colpito la sua totale disponibilità e il suo spirito
collaborativo. Per noi A.I.
è diventato fin da subito un progetto appassionante perché era una
creatura di Stanley Kubrick.
Pensavamo a lui in continuazione. Quando entri nel mondo di
Spielberg, che è un regista straordinario e ha fatto film
grandiosi, immagini di sentirti solo un piccolo ingranaggio di una macchina gigantesca e
straordinaria. Invece non è così. Il personaggio di Gigolo
Joe, per esempio, lo abbiamo creato insieme, farlo ballare è stata una
mia idea, infatti ho preso lezioni di danza. Ho anche collaborato alla realizzazione del look.
Il film di Steven che preferisco è Incontri ravvicinati del terzo tipo,
l’ho visto da bambino e mi ha spaventato da morire. Rivederlo ora che sono
papà mi fa un effetto diverso, perché mi accorgo che parla di dinamiche
familiari che si mescolano in continuazione al paranormale, alla fantasia, alla magia. Mi
piace che descriva la quotidianità di una famiglia. Incontri
ravvicinati del terzo tipo è un film che più lo vedi e
più cresce.
Il metodo di un attore
Il lavoro
dell’attore è un viaggio interessante. Se ripenso ai miei inizi, quindi alla mia
adolescenza, rammento che a ossessionarmi erano l’istinto, la pancia, e che non
seguivo più di tanto le indicazioni dei registi. Poi, crescendo, è sbocciata in
me la consapevolezza che la parte migliore del lavoro di un attore è la
possibilità di immergersi nel background di un personaggio, di imparare qualcosa di
mondi e periodi storici sconosciuti, nuovi, è un apprendimento continuo ed
è meraviglioso. Tutto questo lavoro aiuta a costruire un’interpretazione, ma
si può esagerare, perché non sempre ci si può prendere il lusso di
studiare. Penso comunque che non ci sia un unico metodo. Ognuno ha il suo modo di
lavorare, dipende da ciò che si considera più idoneo al raggiungimento di
un obiettivo.
Meglio i buoni o i cattivi?
Quando accetti un
ruolo, non ti metti a giudicare il personaggio, non pensi a quanto sia buono o
cattivo… e poi nessun cattivo si ritiene tale, anzi i cattivi di solito sono considerati
eroi. In realtà bisogna trovare un equilibrio e lo si può raggiungere
anche andando a indagare nei lati più oscuri dei personaggi positivi e
viceversa.
Divertirsi sul set
Mi considero fortunato, mi
sono sempre divertito sul set di un film, e credo sia dipeso sia dalle persone con cui ho
lavorato che dalla gioia che ho sempre provato facendo questo lavoro. Se non ti diverti a
fare l’attore, probabilmente hai qualcosa che non va. Il nostro lavoro ci dà
l’opportunità di cambiare aria, città, adesso per esempio sto a Roma
e mi godo le meraviglie di questa città.
Paolo Sorrentino
Adoro il lavoro di
Paolo e dopo aver visto La grande
Bellezza ho cominciato a dire a tutti che desideravo da morire
lavorare con lui. Un mese dopo mi è arrivata la sceneggiatura di
Young Pope e ho accettato subito: non potevo certo non
cogliere un’occasione così straordinaria. Abbiamo cominciato a girare in
agosto nel centro di Roma. Si tratta di un film di 8 ore per la HBO in cui sono un prete
americano, un personaggio che è frutto di fantasia. L’ambientazione
è contemporanea e le cose stanno andando benissimo.
La cosa peggiore dell’essere papa per
finta
Al momento la cosa che mi tormenta di più è che
posso solo sedermi su uno sgabello scomodissimo, un trespolo, perché una vola
indossato il costume di scena, per evitare che si sgualcisca non posso certo stravaccarmi su
una sedia, quindi trascorro 14 ore al giorno senza sedermi mai e alla fine sono stremato,
anche se magari non si vede.
Sleuth e Michael Caine
Sleuth
è stato un film fantastico da fare, avevo conosciuto il Signor Caine
due anni prima e avevamo parlato dell’altro
Sleuth, il film in cui lui recitava insieme a Laurence Olivier. Avevamo detto
che sarebbe stato bello se lui avesse interpretato in una nuova versione cinematografica il
ruolo che fu di Lawrence. Dopo la nostra chiacchierata ricordo di aver
cominciato a fare un elenco di persone che avrebbero potuto mettere mano al testo
teatrale per farne una sceneggiatura. Mi è venuto in mente il nome di Harold Pinter, pensavo che non avrebbe mai
accettato, ma che comunque avevamo una buona scusa per andare tutti a pranzo insieme.
E invece alla fine mi sono ritrovato a collaborare con questi due mostri e l’unica
cosa che desideravo era stare al passo con loro e raccontare insieme a loro una storia.
Sam Mendes
Quando ho conosciuto
Sam e mi ha proposto di recitare in
Era mio padre, lui aveva già fatto
American Beauty ed era in tutto e per tutto un
regista cinematografico, se non altro per la sua attenzione maniacale al dettaglio.
Rammento che il mio personaggio, Maguire, aveva poco dialogo e che
quindi lo abbiamo scritto insieme. Non è stato semplice. Sapevo che dovevo
confrontami con uomini grandi e grossi come Tom Hanks e Daniel Craig, quindi, non potendo competere
con la loro imponenza, ho insistito sulla piccolezza di Maguire, ho perso
peso, mi sono tagliato i capelli, volevo somigliare a una piccola lucertola cattiva, a una
faina con denti brutti e unghie rotte.
Anna Karenina e il personaggio di
Karenin
La prima cosa che ho fatto è stata leggere la
sceneggiatura di Tom Stoppard.
Conoscevo il libro ma non l’avevo letto, avevo invece visto altre sue trasposizioni
cinematografiche. Mi piaceva il modo in cui Tom affrontava il quotidiano
di Karenin e che lo avesse dipinto come un personaggio niente affatto
negativo. Molte persone mi hanno detto di aver amato il Karenin del
film di Joe Wright, che non era un uomo malvagio e
che soprattutto non fu la causa del tradimento di Anna.
La differenza tra i film europei e i film
americani
Non ci sono grandi differenze. Alla fine è solo una
questione di soldi, dipende soltanto dalla quantità di denaro che hai da spendere.
Molti dei film che ho fatto erano piuttosto costosi, basati su romanzi importati e prodotti
dagli Studios. Altri erano più piccoli e semplici. Quello che posso dire
è che, se sai che hai mezzi limitati a disposizione, lavori con più dedizione,
spirito di sacrificio. E’ diverso da quando hai tempo e denaro illimitati e puoi
prendertela calma. Quando hai solo un paio di take, ti devi sforzare molto di più. Il
budget influenza il lavoro dell’attore, l’energia, l’approccio al
personaggio. Forse, però, la sola cosa che rede un film diverso da un altro
è il regista, perché in fin dei conti un film è l’espressione
della creatività di un regista, e un attore ha il compito di servirla.
Film Preferito? La morte corre sul
fiume di Charles Laughton
Mia mamma mi ha fatto vedere questo film quando avevo 16, 17 anni,
all’epoca stava cominciando la mia totale immersione nel mondo del cinema e la
fascinazione verso le sue infinite possibilità espressive. Dovete sapere che sono
molto legato al teatro e alla magia che si crea fra gli attori, il regista e la fantasia. A teatro
si può andare in qualunque luogo pur restando su un palcoscenico. Quando
fai cinema, invece, pensi solo alla realtà, a ciò che è vero, ti dicono:
devi essere vero, devi essere vero. Secondo me non va bene, perché nemmeno al
cinema dobbiamo sottovalutare l’importanza della teatralità. Se dico queste
cose è per spiegarvi che ne La morte corre sul fiume
c’è un bellissimo equilibrio fra una storia vera e inquietante e un
lato fiabesco, magico, onirico. E’ un film che ha una forte connotazione teatrale, nel
senso capacità di fuga dalla realtà. Gli Studios, purtroppo, non hanno
capito la genialità di Laughton e non gli hanno permesso di fare
altri film.