Joseph Fiennes, star di Risorto, prima da Papa Francesco e poi dalla stampa italiana
Presentato a Roma (e dove, sennò) il film di Kevin Reynolds che racconta della resurrezione di Cristo dal punto di vista di un tribuno romano.
Prima di presentarsi alla stampa come protagonisti di Risorto, film diretto da Kevin Reynolds che li vede rispettivamente nei panni del tribuno Clavio - incaricato da Ponzio Pilato di indagare sulla scomparsa del corpo di Gesù dal suo sepolcro - e di Maria Maddalena, Joseph Fiennes e Maria Botto sono stati a un'udienza in Vaticano. “È stata un'esperienza davvero fenomenale,” dice con sicero entusiasmo l'attore inglese. “Non avremmo mai immaginato, finito il nostro film, che saremmo finiti qui a Roma e a incontrare il Papa. Ovviamente in Vaticano di Risorto non si è parlato: non era né il luogo né il momento, c'era solo da fare tesoro della presenza di un gentiluomo così speciale come Papa Francesco.”
Di fronte ai giornalisti, invece, del film (che sarà ovviamente nelle sale in prossimità della Pasqua, dal prossimo 17 marzo) Fiennes ha parlato eccome, e del suo personaggio. Un personaggio che, dice, “per prima cosa mi ha lasciato delle vesciche ai piedi per via dei sandali che indossavo tutto il tempo. Ma che,” prosegue fuor di battuta, “dal punto di vista spirituale, mi ha dato la possibilità di fare un viaggio importante, che parla della possibilità della redenzione, del fatto che nella vita possiamo avere una seconda chance.”
Se gli si chiede esplicitamente del suo rapporto con la religione e con la fede, Fiennes tende a svicolare, anche se ammette di essere un battezzato cattolico che si è allontanato dalla Chiesa: “ma chissà, forse dopo questo incontro col Papa,” aggiunge.
Quella che è certa è la sua passione per i personaggi storici, che in carriera ha spesso interpretato: “Credo di avere una forte attrazione, avolte conscia e altre no, per i personaggi realmente esistiti, o comunque non interamente di finzione. Personaggi come Clavius, o come Martin Lutero, parlano di integrità umana e morale, parlano dell'evoluzione del sé, hanno qualcosa - una fede, se volete - che gli permette di rimanere saldi nella tempesta come io come uomo non riesco a fare. Sono caratteristiche che mi attirano.”
Fiennes, che si augura che il più grande risultato di Risorto sia quello di poter “far sedere persone di fede e non, dai background più diversi, nella stessa sala per assistere allo stesso spettacolo, che ci auguriamo possa essere illuminante, stimolante e divertente,” ha paragonato l'esperienza del set a quella che prova entrando in una chiesa o in qualsiasi luogo di culto, quando “sono sopraffatto e toccato da qualcosa: non se dalla storia del luogo e le migliaia di persone che nei secoli sono state a pregare lì dentro, per l'arte, o per l'incenso. In un film come Risorto è stata la stessa cosa: entri in quel tempio con rispetto, e lo fanno tutte le persone coinvolte.”
Nel futuro professionale di Fiennes, però, c'è qualcosa di assai più profano della storia della resurrezione di Cristo: come ampiamente pubblicizzato, non senza clamore, l'attore interpreterà presto Michael Jackson in un film televisivo voluto da Sky Arts. “Sono rimasto davvero sorpreso quando mi hanno offerto la parte,” racconta, “ma ho accettato al volo. Sarà una commedia satirica, una storia che dura una mezz'oretta con uno stile alla Saturday Night Live, o alla Little Britain, che racconta della fuga in auto da New York (forse realmente accaduta, forse no) di Jackson, Elizabeth Taylor e Marlon Brando all'indomani dell'11 settembre. Quello che mi ha colpito della storia è la follia cui possono arrivare certe celebrità diventate delle vere e proprio icone.”
Di follia, sebbene artistica, invece, Joseph Fiennes non sembra proprio averne. “I miei genitori, pur artisti, mi hanno insegnato la disciplina dell'arte, e non certo l'approccio romantico e bohemienne. Se parlo del nostro mestiere quando incontro mio fratello Ralph? No. In quelle situazioni, preferiamo parlare della famiglia.”