Intonando Canto di Natale: il regista racconta il suo Dickens: L’uomo che inventò il Natale
Incontro con Bharat Nalluri al Torino Film Festival.

Dopo l’uomo che inventò Wonder Woman, a Torino arriva l’uomo che inventò il Natale. Mentre Asia Argento sta monopolizzando l’attenzione degli appassionati, fra performance rosso mistiche e masterclass con il pubblico, Charles Dickens è protagonista sullo schermo, nell’holiday movie sulla scrittura di Canto di Natale intitolato Dickens: L’uomo che inventò in Natale, in sala dal 21 dicembre per Notorius.
Il grande scrittore è già popolarissimo autore di bestseller in tutto il Regno Unito e azzarda una tournée in America lunga un anno e mezzo, non rivelatasi certo un successo. Scrivere in maniera vorticosa è per lui fondamentale per aumentare il tenore di vita, rendendo felici moglie e figli, ma gli ultimi tre libri sono andati male in quanto a vendite, e le stroncature non sono mancate.
Come trovare un’idea vincente, ora che si è fatto anticipare molti soldi da editori e amici facoltosi? Dickens - L’uomo che inventò il Natale interviene proprio qui, raccontando la genesi di un classico delle feste che ha contribuito a creare lo stesso rituale del Natale, un immaginario poi alimentato dal mondo commerciale e pubblicitario per sfruttarne le potenzialità. Dickens si ispirò alla sua vita reale, a personaggi che la popolavano, su tutti il personaggio iconico di Ebenezer Scrooge, oltre a elementi fantastici per dare forma al toccante Canto di Natale. A interpretarlo l’eccellente Christopher Plummer, mentre Dickens è interpretato da Dan Stevens, lanciato soprattutto dal ruolo di Matthew Crawley nella serie tv Downton Abbey.
Il regista del film è il britannico di origini indiane Bharat Nalluri, che così ha raccontato il progetto: “È iniziato tutto in maniera poco epica, ero al mare in Messico con la mia famiglia quando mi hanno proposto questa sceneggiatura, sapendo che da tempo cercavo di fare qualcosa su Canto di Natale di Dickens. È stato molto bello come regista fare un film che rimanesse tutto nel nostro mondo, in cui tutto fosse visibile nella macchina da presa, visto che Dickens immaginandosi la sua storia non aveva certo in testa la computer grafica o Star Wars. Potrei definirlo uno stile teatrale. Dickens ancora oggi è rilevante perché parliamo delle stesse cose, anche oggi in cui "i tempi migliori e i tempi peggiori" dovrebbero essere diversi rispetto all’età vittoriana. Esiste ancora, tristemente, una grande dicotomia fra chi ha e chi non ha, per questo Dickens continua a funzionare ancora.”
Riguardo a quanto ci sia di vero e quanto di inventato in questa storia, Nalluri dice che “praticamente ogni cosa viene da riferimenti reali, l’idea che il personaggio di Scrooge gli appaia personificato è tratta da un diario scritto dalla figlia che passava davanti alla sua porta e sentiva delle voci, era un vero attore che recitava. È vero anche che girava per Londra prendendo nota dei nomi delle persone che incontrava. Usava le persone che incontrava, mentre la storia che lui da bambino viveva in povertà mentre il padre era in prigione è vera anch’essa, così come il fatto che lo guidava la volontà di recuperare il suo rapporto con i genitori e la paura di morire povero. Era molto preoccupato di quello che gli altri pensavano di lui e le recensioni negative lo ferivano molto”.
Appuntamento dal 21 dicembre con Dickens: L’uomo che inventò il Natale