Intervista esclusiva a Christiane Kubrick e Jan Harlan
In occasione del decennale della scomparsa di Stanley Kubrick, abbiamo avuto il privilegio di incontrare sua moglie Christiane e Jan Harlan – cognato del regista e produttore esecutivo dei suoi ultimi quattro film – nella tenuta dove Kubrick ha vissuto dal 1979.

Intervista esclusiva a Christiane Kubrick e Jan Harlan
Childwickbury House, appena fuori St.Albans, a pochi chilometri da Londra è dove Stanley Kubrick ha vissuto dal 1979 fino alla sua morte. Vista la posizione della tenuta, situata il più possibile distante da qualsiasi centro abitato, la prima domanda da rivolgere a sua moglie Christiane non poteva che essere: “Lei e suo marito avete sempre vissuto lontani dall’attenzione e dal glamour dei media. Perché avete scelto questo isolamento? Sente mai un po’ di rimorso per questa scelta?” “No, mai. Stanley non era un recluso sociopatico, come lo ha visto per anni l’opinione pubblica. Semplicemente non voleva avere addosso l’attenzione della stampa e degli altri organi d’informazione, pensava non servisse al suo lavoro. In realtà sia Chilwickbury House che la nostra precedente abitazione sono sempre state piene di gente, di amici, ed ovviamente dei componenti della nostra famiglia”. A Jan Harlan, cognato del regista e produttore esecutivo dei suoi ultimi quattro film, abbiamo invece chiesto se fosse stato difficile lavorare per un perfezionista come Kubrick: “E’ difficile fare il produttore esecutivo in generale," ha risposto, "quindi si, ma non perché si trattava dei film di Stanley. Lui pianificava tutto nei minimi dettagli in pre-produzione, ma rimaneva assolutamente aperto alle possibilità ed alle variazioni che il set gli offriva, ed in quel caso soprattutto poteva contare sul mio aiuto. L’ultimo esempio è stato ovviamente Eyes Wide Shut: abbiamo iniziato a girare le scene in maschera con i figuranti che avevano le classiche maschere che ti coprono solo gli occhi. Poi Stanley ha pensato: “Ma se queste persone vogliono rimanere sconosciute, perché dovrebbero coprirsi solo metà del volto?”. Ed io il giorno dopo ero a Venezia, il miglior luogo dove poter comprare centinaia di maschere intere!”.
Ma come è stato possibile che Stanley Kubrick, il regista più famoso e potente del mondo, nel corso degli anni non abbia potuto realizzare molti dei suoi progetti, come ad esempio il tanto ambito Napoleon, oppure Aryan Papers da "Wartime Lies", o ancora Profumo dal romanzo di Suskind? Harlan ci guarda sorpreso: “Credo sia bene fare una distinzione: Kubrick era un autore molto acclamato a livello artistico, ma non aveva un potere contrattuale enorme. Era libero di fare ciò che voleva quando le sue produzioni avevano budget contenuti, e mi riferisco ad opere come Arancia meccanica o Shining. Lui poi era molto attento ai possibili esiti commerciali dei suoi film, e temeva molto di inflazionarsi: dopo mesi di studi e di produzione sul Napoleon, la MGM si spaventò molto perché un film con Rod Steiger su Napoleone andò malissimo proprio in quel periodo. Per quanto riguarda Aryan Papers per lui il progetto era troppo simile a Schindler’s List di Spielberg, che era già in fase di riprese” “E poi non se l’è sentita di girare il film – aggiunge Christiane – perché alla fine l’importanza ed il dolore del tema trattato era troppo pressante per essere portato sul grande schermo attraverso la semplice finzione” “Ci sono poi delle storie che riguardano i suoi progetti che sono del tutto inventate – continua Harlan – La storia di Profumo è stata completamente architettata da Suskind, Kubrick non ha mai avuto intenzione di girare il film, la trama non gli sembrava ben sviluppata”. Ed è vero invece che subito dopo il successo di Arancia meccanica la Warner gli propose di girare L’esorcista? “Non mi pare proprio. Non me lo ricordo con precisione, ma io non ne ho mia saputo nulla, quindi penso proprio di no”.
Torniamo a Christiane, ed alla mitica sequenza che girò in Orizzonti di gloria, forse l’univo vero happy-end nella cinematografia del regista: ”Stanley stava girando il film seguendo la sequenza cronologica, perciò ci stava lavorando da circa otto settimane; avevamo già deciso di sposarci, vivevamo insieme con mia figlia più grande, avevamo parlato della scena e avevamo già pensato al percorso che volevamo seguire, ed avevamo fatto le prove, perciò girare è stato facile, perché sapevamo cosa volevamo fare. E’ stato molto piacevole, Stanley era un regista molto più gentile rispetto agli altri con cui avevo lavorato, prendeva sempre gli attori da una parte e parlava loro molto tranquillamente”. Quanto è cambiato come uomo e come artista nei più di 40 anni passati insieme? “Non credo fosse cambiato molto. Ovviamente ogni 10 anni sei una persona differente, come tutti del resto; anche lui era cambiato in questo senso, ma la cosa notevole è che aveva mantenuto il suo entusiasmo ed il suo amore per i film e per il lavoro che faceva, era sempre alla ricerca della storia giusta, perciò in fondo era sempre lo stesso”.
Ma quale era il film che Kubrick sentiva più suo? A rispondere è Harlan: “Considerava Eyes Wide Shut il suo più grande contributo all’arte cinematografica. Non tutti possono essere d’accordo, ma lui era davvero soddisfatto di quel film, e non è una cosa che accadeva spesso. Per Stanley la più grande difficoltà era essere soddisfatto del suo lavoro, gli era più facile accettare e valutare positivamente i film di altri autori, perché si metteva in discussione più di quanto mettesse in discussione il lavoro dei suoi colleghi.
Questo il ricordo di uno dei più importanti cineasti mai vissuti, Stanley Kubrick, regalatoci da quelli che possiamo considerare i testimoni più diretti della sua vita privata e professionale.