Interviste Cinema

In Ghost Rider uso il mio corpo in modo diverso: parla Violante Placido

Prima di lei, in anni più o meno recenti, ci sono state Monica Bellucci, Francesca Neri, Asia Argento. Ora è il turno di Violante Placido di cimentarsi con l'action hollywoodiano, nei panni della protagonista femminile di Ghost Rider - Spirito di vendetta.


 

Prima di lei, in anni più o meno recenti, ci sono state Monica Bellucci, Francesca Neri, Asia Argento. Ora è il turno di Violante Placido di cimentarsi con l’action hollywoodiano, nei panni della protagonista femminile di Ghost Rider – Spirito di vendetta.

Non si tratta però della prima esperienza internazionale per la giovane attrice, già al fianco di
George Clooney nel parzialmente nostrano (d’ambientazione) The American e fresca del set francese dove, diretta da papà Michele, ha girato il poliziesco Le Guetteur. Ma di certo quello diretto da Neveldine e Taylor (che la Placido non conosceva quando gli è stata offerta la parte) è un film che l’ha impegnata fisicamente e in maniera differente dal solito.
“Uno degli aspetti che mi ha stimolato di più, nel film, era proprio la sfida fisica,” ammette l’attrice. “Io stessa sono una persona molto fisica: ho praticato a lungo la corsa ad ostacoli e l’equitazione, cadevo spessissimo da cavallo senza problemi. Finora, sia in Italia che in The American, ho dovuto usare il mio corpo mettendone in primo piano la morbidezza e la sensualità, e affrontare una sfida di tipo diverso è stato uno stimolo. Quello di Ghost Rider era set davvero spericolato: avevamo attorno un reparto stunt davvero pazzesco, con una professionalità incredibile, e Mark Neveldine fa delle cose incredibili con la macchina da presa, in prima persona. Anche Idris Elba non ho quasi mai usato uno stunt, e spesso anche io ho scelto di non usare controfigure. È stato eccitante, con un uso estensivo dei cavi. La parte più eccitante era il dopo, in un certo senso, quando finita la scena rimanevi appesa ai cavi in attesa che ti tirassero giù.”

Quando alla
Placido è stata proposta la parte, “un po’ ci ho pensato,” racconta, “qualche dubbio l’ho avuto. Ma poi ho pensato che anche se si trattava di un genere di film che non amo molto andare a vedere, avrei sicuramente amato farlo. Il bello di questo mestiere è che si possono fare cose insolite e diverse, e che finiscono in ogni caso con l’arricchire il tuo bagaglio professionale. E poi fare un film con Nicolas Cage non capita tutti i giorni.”

Un Cage che, per ammissione della stessa attrice, in questo film è (come spesso gli accade) completamente sopra le righe. “All’inizio Cage un po’ mi ha intimidito, se devo essere sincera,” confessa Violante. “I suoi personaggi così nevrotici non mi facevano capire cosa mi potevo aspettare da lui. Quando è al lavoro, poi, è molto concentrato su se stesso, anche perché improvvisa molto, e allora sta sempre nel suo mondo, nella parte, anche tra un ciak e l’altro. Non come George Clooney, che invece è davvero l’opposto, che fino a un secondo prima del ciak fa battute con la troupe. Clooney però fuori dal set sparisce, Nicolas è invece una persona accessibile e molto vera, molto autentica. Mi ha fatto molta simpatia. È un padre affettuosissimo.”
Sono quindi diventati amici, Violante e Nicolas? “Beh, proprio amici no. Ma comunque siamo riusciti a passare del tempo assieme, siamo stati a cena con la sua famiglia, abbiamo bevuto del vino assieme e parlato, delle sue origini italiane, e del fatto che entrambi proveniamo da una famiglia di artisti. È una persona molto sincera, non vuole mai nascondere le sue contraddizioni. E mi ha confessato che era rimasto folgorato da Apollonia ne Il Padrino [il personaggio interpretato da Simonetta Stefanelli, madre di Violante, n.d.r.]”.

Con
Cage, però, la Placido non condivide la passione per i fumetti: “Sì, Nicolas è molto patito di fumetti e in particolare proprio di Ghost Rider, ama questi personaggi dalla moralità ambigua. Io invece non conoscevo il fumetto, non sono mai stata un’appassionata. Ho iniziato a scoprire questo mondo grazie al film: ho curiosato un pochino e ho scoperto che è molto affascinante. Dietro ad ogni personaggio ci sono sempre molti strati di lettura, versanti complessi e metaforici.”

Appassionata di fotografia (“il mio hobby, ma non ho intenzione di cimentarmi nella regia”) e in procinto di partire per una tournée in veste di cantautrice nella quale presenterà cinque nuovi brani e una cover di “Guardami negli occhi” di Nada, nonché di dare alle stampe il suo secondo album (“vorrei riuscire a chiudere il disco entro quest’anno, non voglio farlo invecchiare, ha una dimensione che mi piace molto”), la
Placido tiene comunque gli occhi ben puntati sul mondo della recitazione, e sulle possibilità che questo film potrebbe offrirgli.
“Oggi non è difficile per un attore italiano entrare nel cast di qualche blockbuster americano, visto che spesso i film vengono girati in Europa e che spesso presentano personaggi di origine europea. Più facile che non recitare negli Stati Uniti, dove hai bisogno di numerosi visti e permessi che complicano le procedure, specie se si tratta di cinema indipendente. Mi avevano ad esempio cercata per un film di Lawrence Kasdan: mi avevano offerto un personaggio che mi piaceva tantissimo, ma per una questione di burocrazie e di impegni che si accavallavano la cosa non è poi andata in porto.”

La
Placido però non dimentica nemmeno casa sua: “Mi piacerebbe tornare a recitare in Italia, fare una bella esperienza qui. Mi piacerebbe fare una bella commedia, perché non è un genere che ho sperimentato molto sulla mia pelle. È molto interessante quello che sta avvenendo in questi anni, sul passaggio dal cinepanettone a un altro tipo di commedia, oramai meno arretrata come spirito e umorismo. Un’evoluzione che è anche culturale, un riappropriarsi di un modo diverso di fare commedia, quello che avevamo prima, qualche decennio fa. In particolare mi piacerebbe lavorare con Francesco Bruni, perché mi è piaciuto molto Scialla!. Era un film pieno di umorismo ma riusciva anche a toccare diversissimi temi.”
E il lavoro con papà Michele, com’è? “Beh, con mio padre la cosa è faticosa. È una sfida, anche, qualcosa da cui non ci vogliamo tirare indietro. Vogliamo sempre dare il massimo, tutti e due.”

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