Il Ritorno di Casanova: Gabriele Salvatores, Toni Servillo e la vita che fa marameo al cinema
Il nuovo film di Gabriele Salvatores si intitola Il Ritorno di Casanova e ha aperto le proiezioni serali al Teatro Petruzzelli di Bari, luogo d'onore del Bif&st. Il regista ha accompagnato il film nel capoluogo pugliese, insieme ai protagonisti Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio.
Gabriele Salvatores ha il grandissimo pregio di essere un regista che non si ripete: non racconta mai la stessa storia, sa passare con disinvoltura da un genere all'altro e può rendere protagonista di un film tanto un attore molto conosciuto quanto un esordiente. In più, ogni volta che si misura con un romanzo, e succede di frequente, Salvatores riesce sempre ad addomesticarlo alla sua visione pur rispettandone l'essenza. Nel suo ultimo film, presentato in anteprima mondiale al Bari International Film & Tv Festival 2023, il regista è andato a scomodare lo scrittore austriaco Arthur Schnitzler per affrontare il tema della vecchiaia, che coincide non con l'assenza di desideri e di pulsioni ma con il decadimento del corpo. Nel lungo racconto "Il ritorno di Casanova", pubblicato nel 1918, ci sono molti altri spunti, ma, pur cogliendoli e soffermandosi su alcuni di essi, Gabriele Salvatores sceglie la formula del film nel film, inventando il personaggio di un regista egocentrico di nome Leo Bernardi che sta lavorando proprio su un adattamento della novella di Schnitzler. La finzione e la realtà si intrecciano continuamente nel film, scivolando dolcemente l'una dentro l'altra, la prima a colori e la seconda in bianco e nero. E se a impersonare Giacomo Casanova è Fabrizio Bentivoglio, che spesso e volentieri è stato una sorta di alter-ego, se non l’Antoine Doinel, di Salvatores, Leo Bernardi ha il volto di Toni Servillo, alla sua prima collaborazione con Gabriele e come lui regista (sebbene a teatro).
Il Ritorno di Casanova ha aperto, sabato 25 marzo, le Anteprime Internazionali del Bif&st. Il film è stato presentato al Teatro Petruzzelli alla fine di una giornata cominciata con la masterclass di Gabriele Salvatores, che dal Festival ha poi ricevuto il Fellini Platinum Award for Cinematic Exellence. Questa mattina, invece, nel Teatro Margherita, il regista ha presentato il film non soltanto alla stampa, ma a una nutrita platea di non addetti ai lavori che ha lungamente applaudito Salvatores e i suoi attori, tra fotografi quasi sdraiati a terra, un paio di bambini che dormivano beati nei loro passeggini e perfino un grazioso cagnolino al guinzaglio. Salvatores ha aperto le danze, su invito del moderatore Enrico Magrelli, parlando dell'idea de Il Ritorno di Casanova: "Il Ritorno di Casanova di Arthur Schnitzler era una cosa che avevo nel cuore e nella testa da tanto tempo, addirittura da quando facevo teatro. All'epoca avevo letto la novella con grande interesse, perché affrontava una molteplicità di argomenti. Mi interessava soprattutto il tema del doppio. L'autore l'aveva sviluppato in diverse opere, ad esempio in 'Doppio sogno'. Negli anni successivi ho scoperto nel racconto molte più cose, ad esempio il tema del passaggio del tempo. Come dice giustamente Toni, 'Il Ritorno di Casanova' è una delle opere più spietate sul passaggio del tempo. Schnitzler si inventa addirittura una scena di duello fra Casanova e un giovane tenente che si battono completamente nudi, e Casanova realizza di essere vecchio solo quando vede sé stesso nell'avversario che giace a terra senza vita. Questo elemento mi ha fatto molto riflettere, e ho pensato che potevo rilanciare il concetto di doppio inventandomi un altro seduttore, che non è Casanova ma il regista che poi ho affidato a Servillo, perché il regista è in qualche modo un seduttore, deve esserlo, e così la mia storia è diventata la storia di un regista che non attraversa una crisi creativa ma un’impasse a livello umano".
Anche Toni Servillo ha qualcosa da dire sul suo Leo Bernardi, uomo di cui ha riso molto insieme a Gabriele Salvatores: "Qualcuno ha detto che la vita è ciò che accade mentre ci occupiamo di altro. Leo Bernardi si sta occupando ossessivamente del suo film, della sua vanità, della sua carriera, e mentre lo fa, ed è da sempre che lo fa, la vita si prende il suo spazio, gli va incontro, e allora Leo cerca goffamente di barcamenarsi tra ciò che considera essere tutta la sua vita, che è la professione, e la vita vera, che è l'incontro d'amore con una ragazza più giovane di lui che con il mondo del cinema non ha niente a che fare. A questo proposito, mi permetto di aggiungere che secondo me il film dà un ottimo suggerimento. Io vedo con preoccupazione che 7 ragazzi su 10 vogliono fare o i registi o gli attori, e Dio sa, invece, di quanta competenza abbiamo bisogno in tante altre professioni, e il film suggerisce che probabilmente la vita in certi momenti corre più veloce del cinema, poi si gira a guardarlo e gli fa: 'Maramao'’, e questo è esattamente ciò che accade a Leo Bernardi, e che Gabriele racconta con grazia".
Toni Servillo conosce bene il racconto di Schnitzler, e anche lui lo ritiene quasi feroce nel descrivere la trasformazione del corpo: "Il Ritorno di Casanova non è un film sulla giovinezza perduta. Tanto il romanzo quanto il film insistono sul decadimento fisico causato dalla vecchiaia, e goffamente Fabrizio lo racconta molto bene in una scena allo specchio e ancora più straordinariamente e generosamente nella sequenza del duello, in cui ad affrontarsi non sono più due personaggi, o meglio due rivali in amore, ma la giovinezza e la vecchiaia. Il film di Gabriele ha il merito di mettere in campo, mentre parla di un argomento se vogliamo romantico, tanta ironia e autoironia. Ci siamo divertiti a prenderci un po’ in giro, rendendo il mio personaggio un vanesio pieno di frivolezze. Appartiene a un universo che conosciamo bene, e questo mi porta a dire che quando hai la possibilità di regalare qualcosa di te stesso o di persone che conosci bene a un personaggio, è bellissimo. A volte, però, succede esattamente il contrario: un personaggio è talmente straordinario, che è lui a prestarti qualche cosa e ad arricchirti. E quindi io credo che in questo passaggio di energia dall’attore al personaggio e dal personaggio all'attore possa nascere una terza cosa, che sta sul palcoscenico o si fa notare sullo schermo di un cinema".
A Fabrizio Bentivoglio spetta invece il compito di parlare di Giacomo Casanova, il suo personaggio, da lui avvicinato con affetto: "Ciò che mi inteneriva di Giacomo Casanova è il suo essere totalmente impreparato all'invecchiamento. Non avendo visto i miei genitori invecchiare, io stesso sono sorpreso, anzi meravigliato, nel vedere che invecchio. Casanova non riesce a farsene una ragione e credo che questo sia in fondo l'elemento che lo rende umano".
La palla passa di nuovo a Salvatores, che ha ancora qualcosa da dire su Giacomo Casanova: "Una delle cose che più mi hanno colpito di Casanova, mentre scrivevo la sceneggiatura, era che in realtà il personaggio è destinato a fallire nel suo tentativo di ripetere sempre lo stesso copione. Il personaggio di Toni, invece, ha uno status sociale e artistico di un certo tipo, ma alla fine apre una piccola porta sul futuro grazie all’incontro con una donna".
Leo Bernardi, che nel nome contiene un omaggio a Bertolucci, abita in una casa domotica o smart home. A un certo punto qualcosa comincia a non funzionare più e sembra quasi che le stanze in cui l'uomo vive e lavora abbiano una vita propria. Gabriele Salvatores spiega il perché di questa scelta: "Questo è il primo film in cui parlo un pochino di me. Non è un film autobiografico ma il primo in cui metto un po’ delle mie paure, delle mie ansie, dei miei dubbi e delle domande che mi sono fatto in anni recenti. Una di queste riguarda la casa domotica che ho comprato tre anni fa. Il fatto è che sono sempre stato affascinato dall'idea della tecnologia che prende il potere, ma in fondo tutta la fantascienza americana indipendente degli anni '70 parlava di questo, a cominciare da Philiph K. Dick. E quindi mi chiedo: esiste la realtà o esiste la finzione? La vita è sogno o cosa? Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni - diceva Shakespeare, e forse aveva ragione. Io dico che se diamo troppo spazio alla tecnologia, prima o poi ci sostituirà. E’ una cosa che mi terrorizza, così come mi inquieta pensare a una casa capace di sentire la malinconia del suo proprietario. Potrebbe anche esistere, chi lo sa? Mi consola il fatto che c'è una cosa che non succederà mai. Hanno provato a sfruttare l’intelligenza artificiale per le opere d’arte, e sono venute fuori delle schifezze.Per fortuna l'anima e le emozioni sono una prerogativa squisitamente umana, quindi non apparterranno mai alla tecnologia".