Il mio grosso grasso matrimonio greco 2: intervista esclusiva a Nia Vardalos e John Corbett
Il sequel della commedia di successo arriva nei cinema italiani il 24 marzo. Ce la presentano i due protagonisti.

Nel 2002 Il mio grasso grosso matrimonio greco si trasformò da piccolo film indipendente a gigantesco caso cinematografico, capace di diventare la commedia romantica più redditizia della storia del cinema americano: 241 milioni di dollari guadagnati solo negli Stati Uniti, record ancora imbattuto per il genere.
Merito di questo exploit va senza dubbio alla protagonista/autrice Nia Vardalos, che costruì il progetto interamente su se stessa e sulle sue esperienze personali ottenendo addirittura la nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura originale. A distanza di quattordici anni anni Nia e il co-protagonista John Corbett tornano, insieme ovviamente a tutta la chiassosa famiglia Portokalos, in un sequel che mette la coppia alle prese con la più grande delle sfide familiari: una figlia adolescente.
Ecco cosa ci hanno raccontato de Il mio grasso grosso matrimonio greco 2 Nia Vardalos e John Corbett.
Partiamo con la domanda più ovvia: perché avete fatto passare quattordici anni dal primo capitolo?
N.V. - Mi hanno proposto di fare il seguito subito dopo il successo de Il mio grasso grosso matrimonio greco ma in quel periodo stavo cercando di diventare madre senza riuscirci, per me era un momento piuttosto difficile e sentivo di dovermi concentrare su altri aspetti della mia vita. Poi lo sono diventata quasi all’improvviso, e tutto è cambiato. Ho cominciato a provare e capire le sensazioni che mi sarebbero servite per scrivere una storia in cui Toula fosse anche madre oltre che moglie. Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura di questo secondo capitolo il giorno che mia figlia ha iniziato l'asilo, perché ho realizzato che stavo diventando come mia madre.
Sbaglio o sua figlia ha dieci anni?
N.V. - Vero, sono lenta (sorride). Mi ci sono voluti quasi quattro anni per scriverla. Non è che la volessi perfetta, ma preferivo sentirmi sicura di ciò che avevo creato prima di iniziare a mostrarla in giro. E poi avevo in cantiere molte altre cose: ho scritto un libro, e mentre stavo in tour per promuoverlo un giorno dentro una libreria ho visto una coppia proprio davanti al cartellone del mio testo. Avevano in braccio il loro figlio appena nato, e quell'immagine mi ha fatto capire che appartenevo a quella che chiamano la "Sandwich generation", quella che viene sempre circondata famiglie più o meno numerose. Proprio come la mia. Ho realizzato che era arrivato il momento di tornare a parlare dei Portokalos.
E’ cambiata molto la storia dal quando ha cominciato a scriverla alla stesura che avete alla fine girato?
N.V. - In realtà nel sequel all'inizio non intendevo metterci un altro matrimonio. Poi però è successo che i miei genitori sono venuti a vivere per un mese con me a Los Angeles. Noi siamo di Winnipeg, Canada, un posto decisamente freddo, non adatto per l'inverno. Insomma, avere sotto lo stesso tetto una coppia che è stata sposata per cinquant'anni è stata un'esperienza unica, avrei potuto scriverci sopra sei sceneggiature, non una sola! Una volta hanno litigato per sette minuti sul fatto che una pesca fosse matura o no... Una volta che stavano discutendo a proposito non so cosa di fronte ad alcuni amici che avevo invitato a cena ho pensato: "Se non fossero sposati si sceglierebbero oggi come marito e moglie?" Ed ecco dove ho preso l'idea di un altro matrimonio.
Ma la sua famiglia vera come ha preso la rappresentazione che ne ha fatto?
N.V. - Per mia grande fortuna tutti a casa mia hanno un grandioso senso dell'umorismo, nessuno si è sentito offeso di come li ho ritratti. Mia madre mi ha detto che a Winnipeg la gente veniva davanti a casa nostra sperando di vedere le colonne greche davanti all'edificio.
Passiamo a lei signor Corbett. Sente la pressione di dove bissare il successo del primo film?
J.C. - Sento addosso la stessa pressione di quando voli e all’improvviso c'è una turbolenza. Semplicemente non puoi farci nulla. L'unica mia preoccupazione è che voglio che il pubblico ami anche questo lungometraggio come ha fatto con il primo. Lo voglio talmente tanto che quasi mi fa male come sensazione. Ho fatto molti film, di alcuni m'importava mentre di altri proprio non me ne fregava nulla. Ebbene non c'è film che abbia fatto a cui tengo più di questo. Non ci interessa ricreare la macchina da soldi, ci interessa più di tutto riportare il pubblico a vedere un prodotto per famiglie dove si ride senza volgarità. Io adoro andare al cinema, vedo letteralmente di tutto, ma un film che faccia divertire il pubblico di ogni età senza ricorrere a bassezze e volgarità non lo vedo da anni, dai tempi del primo matrimonio greco. Mi piace l'idea che abbiamo riportato al cinema il tono dei classici con Bob Hope e Bing Crosby, oppure Jerry Lewis.
N.V. – L'ho già visto in sala con il pubblico. Il suono delle risate è simile a un altro suono felice, quello delle patatine mentre friggono.
Come avete vissuto il "fenomeno" scaturito da Il mio grasso grosso matrimonio greco?
J.C. - All'inizio non credevamo che il film fosse riuscito a fare cinque milioni di dollari, che più o meno era stato il costo di produzione. Poi è arrivato a dieci, venti, e proprio non ne voleva sapere di fermarsi. Quando è arrivato a cento milioni abbiamo iniziato a fantasticare: "Come sarebbe se in America arrivasse a duecento milioni?" Stavamo davvero volando.
N.V. - In realtà girammo il primo film due anni prima che fosse portato nelle sale, così tutto il cast, anche i produttori Tom Hanks e Rita Wilson, nel momento in cui divenne quel tipo di fenomeno, era come una grande famiglia. Lo affrontammo tutti insieme, John è uno dei miei miglior amici e mi ha aiutato molto ad assorbire lo shock del successo, lui è più abituato di me a gestire la popolarità. Una sera ero a casa e il film infranse non ricordo più quale record, così lo dissi a mia madre. La risposta fu: "Bene. Adesso tira fuori il pollo dal forno." Ecco in che tipo di famiglia vivo. Penso che alla fine quel tipo di successo, per quanto riguarda me e i miei cari, ci ha reso ancor di più ciò che eravamo veramente. E questo è impagabile, perché ci ha unito tutti ancora di più. E questa sensazione l'ho messa nel sequel.
Il film, anche se in versione comica, parla di una famiglia di immigrati in un momento in cui l'immigrazione è un tema molto discusso in America e non solo.
N.V. - Non credo che dovremmo prendere l'idea di un politico o di un giornalista come specchio ciò che l'America pensa. Confido nel senso etico di questo Paese, non credo ci sia un'ondata di rifiuto dell'immigrazione. Basterebbe semplicemente non ascoltare una determinata emittente televisiva.
Come ha scelto Kirk Jones per la regia del progetto?
N.V. - Ero una grande fan di Svegliati Ned e anche di Nanny McPhee, uno dei film che circolavano di più a casa nostra da quando sono diventata mamma. Una volta l'ho visto a una conferenza stampa e mi ha fatto un'ottima impressione, me ne sono ricordata anni dopo e ho chiesto alla Playtone di incontrarlo. Ha ottenuto il film non solo per ciò che ha fatto in precedenza, ma soprattutto perché al colloquio non ha parlato del suo lavoro ma solo della sua famiglia. Era il tipo di persona che cercavamo per questo film.
Dove avete girato il film?
J.C. - L'abbiamo girato nuovamente a Toronto con lo stesso cast del precedente, dal direttore di produzione allo scenografo, tutti. Saremmo potuti andare a New Orleans o Atlanta a girarlo perché adesso ti offrono condizioni vantaggiosissime per girare un film in queste città, ma ci eravamo trovati così bene a Toronto la prima volta che non abbiamo esitato un istante a tornare in Canada.
Chiudiamo con Nia. Che tipo di commedie le piacciono e cosa ci riserva per il futuro?
Ultimamente mi sono divertita moltissimo con Un disastro di ragazza e Deadpool anche se sono molto differenti dai miei film, perché in realtà nella vita reale sono una dura con la lingua di uno scaricatore (sorride). Per il futuro voglio provare un po' di cose diverse. Porterò un'opera molto drammatica off-Broadway il prossimo anno, per confrontarmi con qualcosa di nuovo. E poi ho fatto una serie TV con Nick Nolte, fondamentalmente una commedia che però parla di politica.
Il mio grosso grasso matrimonio greco 2 arriva nei cinema italiani giovedì 24 marzo.