"Il mio Cafarnao cerca di cambiare le cose": Incontro con la regista libanese Nadine Labaki, premiata a Cannes 2018
Un bambino vive in strada e denuncia i genitori per averlo messo al mondo.

Un bambino vive in strada, nella Libano dei quartieri più poveri, citando in giudizio i genitori per averlo messo al mondo, senza avere i mezzi per farlo crescere degnamente. Una storia forte che ha colpito i giurati dello scorso Festival di Cannes, dove Cafarnao di Nadine Labaki ha vinto il premio della giuria, arrivando alla nomination all’oscar per il film straniero. Dopo due storie fra commedia ed esotismo, come Caramel ed E ora dove andiamo?, l’autrice libanese passa al dramma profondo come gli occhi del piccolo protagonista, Zain, raffigurati nel manifesto del film.
Cafarnao arriverà dall’11 aprile in un centinaio di sale, mentre Nadine Labaki è stata oggi a Roma, alla Casa del Cinema, per presentare il film alla stampa.
“Il caos sistemico che rimanda al titolo, cafarnao, è l’eredità della guerra”, ha dichiarato la Labaki, anche se non ne parliamo direttamente. Il bambino, Zain, è una sorta di messia, un salvatore che lotta per dare voce ai bambini e alla comunità che rappresenta, che voce non ha. Tutto ciò è stato scritto istintivamente, viene dal caos dell’ambientazione, non è frutto di un’analisi a tavolino. Volevo dare un volto al problema, evitare fosse solo un numero sciorinato nelle news sul milione e mezzo di profughi vittime di un sistema spesso iniquo, che non trova soluzioni e rimane ingiusto.”
Se la presenza di non professionisti e bambini ha portato a qualche modifica e improvvisazioni, “abbiamo lavorato con una sceneggiatura molto solida”, aggiunge la regista, “basata su tre anni di ricerche. Pensavo di non poter immaginare cosa volesse dire vivere in una povertà del genere, non avendola vissuta, per cui siamo andati nei posti più difficili, nelle prigioni, parlando con i bambini e le loro famiglie, nei tribunali, dove abbiamo passato molte ore per farci un’idea generale su come fosse il dietro le quinte della vita di queste persone. Abbiamo girato con non professionisti che hanno vissuto quasi le stesse circostanze dei loro personaggi, in modo da permettergli di esprimere se stessi, le voci della comunità a cui appartengono. Con i ragazzi specialmente, ci vuole pazienza, per cui abbiamo girato per molte settimane, addirittura 520 ore di girato nel corso di sei mesi. Il tempo era importante, poi gli imprevisti accadono sempre. Il primo montaggio durava dodici ore, asciugarlo fino a due ha richiesto molti mesi di lavoro al montaggio, con la sceneggiatura che è stata costantemente riscritta, in ogni fase della lavorazione”.
Il punto di partenza della Labaki sono le tematiche, “che mi vengono a cercare e diventano vere ossessioni. Ora sento sempre di più la responsabilità, come regista, visto che il cinema è una delle armi più potenti per provocare un cambiamento. Quando lo capisci, come è successo ora a me, è difficile tornare indietro a occuparti di temi più leggeri, specie se vivi in una parte del mono che sembra maledetta, anche se in questi ultimi tempi è un po’ tutto il mondo a sembrare un gigantesco cafarnao”. Un cinema d’impegno, quindi, che cerca di cambiare il mondo. Cafarnao ha suscitato un dibattito molto vivo in Libano, “un primo passo importante per superare i confini di un film, ora voglio iniziare discussioni con politici, giudici, avvocati, per cercare di trovare soluzioni. Non so se riusciremo, magari sono troppo ingenua o ambiziosa, ma credo sia una mia responsabilità andare avanti”. Il suo prossimo passo, fuori dal suo paese, sarà il prossimo maggio, visto che è stata appena incaricata di presiedere la giuria della sezione Un certain regard del prossimo Festival di Cannes.
Nel frattempo, cosa ne è stato dei piccoli e meno piccoli protagonisti del film, che come detto condividevano con i loro personaggi una vita in povertà e analfabetismo? “Zain, il protagonista, ora vive in Norvegia insieme alla famiglia, grazie all’agenzia per io rifugiati dell’ONU. Per la prima volta va a scuola, con i fratelli e le sorelle, per lui è un nuovo inizio, che ritengo uno dei maggiori risultati del film. Abbiamo poi creato una fondazione per sostenere le famiglie e aiutarle a lasciare la strada e la lotta quotidiana per la sopravvivenza. Risultati importanti, certo, ma ancora c’è molto da fare.”
Cafarnao uscirà in sala l’11 aprile, distribuito da Lucky Red.