Interviste Cinema
Hysteria - intervista ai protagonisti
Hysteria è stato presentato oggi al Festival di Roma dalla sua coprotagonista Maggie Gyllenhaal, dall'interprete Rupert Everett e dalla simpatica regista Tanya Wexler.
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Hysteria - intervista alla regista Tanya Wexler
Hysteria è la storia semirealistica della nascita del vibratore ambientata nella Londra del 1880. Ricavato fondendo, modificando e in qualche caso inventando figure storiche, è stato presentato oggi al Festival di Roma dalla sua coprotagonista Maggie Gyllenhaal, dall'interprete Rupert Everett e dalla simpatica regista Tanya Wexler.
Diretto e scritto da Americani, il film risulta assolutamente British nello stile e nello humour. Esistono regole per definire la commedia inglese? Maggie non lo crede: il suo più grande scoglio potrebbe essere l'accento, ma per qualche strana ragione le viene del tutto naturale. Le differenze ci sono in generale tra Americani e Inglesi, ma fondamentalmente "gli esseri umani sono sempre uguali". La regista Tanya Wexler, americana di Chicago, identifica nello wit ciò che potremmo definire humor sarcastico e intelligente, l'essenza fondamentale del British Humor. Da sempre appassionata delle commedie inglesi, la Wexler ci confessa di amarle anche per i personaggi femminili, di solito resi al meglio in quei contesti. Rupert Everett, il cui personaggio di eccentrico nobile inventore è stato del tutto inventato (ma ispirandosi parzialmente a suo padre) vede nel film qualcosa dello stile della Healing e non riesce lui stesso a capacitarsi che sia stato partorito da menti statunitensi. Considerando che il film affronta l'accettazione della sessualità femminile (e non), abbiamo fatto davvero tanti progressi dall'epoca vittoriana? Maggie Gyllenhaal pensa di sì, anche se ammette di essere lei stessa restia a parlare liberamente degli organi sessuali femminili: una timidezza è forse rimasta. Per la regista i problemi non si sono dissolti, ma preferisce trasmetterci con la sua contagiosa risata l'intenzione di fondo: dimenticarli con l'umorismo. Everett è molto più drastico: dal 1880 sembra passato tanto tempo, ma a conti fatti l'abisso tra uomini e donne poggia le sue basi in migliaia di anni, e non si può sperare che in due secoli si compia una magia, anche se dopo gli anni Sessanta la stessa identità maschile è mutata e le rivoluzioni delle donne hanno permesso anche agli omosessuali di uscire allo scoperto. L'importante per lui è non sprofondare nel politicamente corretto: "Se mi si deve dare del frocio, meglio davanti che alle spalle." In ossequio a questo spirito combattivo, ci racconta che tra i suoi progetti futuri c'è un film dedicato agli ultimi tre anni di vita di Oscar Wilde, un progetto che lo vedrebbe attore, sceneggiatore e regista.