Interviste Cinema

Helen Mirren a Roma per La vedova Winchester

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La celebre attrice inglese presenta alla stampa la ghost-story dei fratelli Spierig, ispirata a una bizzarra storia vera.

Helen Mirren a Roma per La vedova Winchester

Pensare alla carriera di Dame Helen Mirren, 72 splendidi anni, premio Oscar nel 2007 per The Queen, toglie letteralmente il fiato.A soli 18 anni inizia a calcare le tavole dei palcoscenici londinesi in ruoli shakesperariani e interpreta il primo film nel 1967. L'anno successivo è diretta da Sir Peter Hall nella sua versione cinematografica di Sogno di una notte di mezza estate. Da allora, una serie ininterrotta di personaggi in film diretti da registi iconici tra cui citiamo alla rinfusa Excalibur (John Boorman), Il Messia Selvaggio (Ken Russell), L’età del consenso (Michael Powell), Mosquito Coast (Peter Weir), Il sole a mezzanotte (del marito Taylor Hackford), Gosford Park (Robert Altman) e tanti altri, troppi (parliamo di circa 120 titoli) per citarli tutti, fino a Ella & John di Paolo Virzì. Questa signora del cinemaè a Roma per presentare La vedova Winchester, avvincente ghost-story di ambientazione americana (ma girata in Australia) con cui i fratelli Spierig di Saw Legacy rivisitano una vera leggenda, quella di Sarah Winchester, vedova dell’erede della fabbrica delle letali carabine omonime, e della sua casa senza fine costruita a San José in California per dar rifugio agli spiriti degli assassinati. Il film, distribuito dalla Eagle, uscirà in 250 copie il prossimo 22 febbraio.

Nonostante le apparizioni e la suspense, però, secondo la protagonista non vuole sentir parlare di horror: “Non penso affatto che sia un horror, è una ghost-story ed è una cosa molto diversa. A me gli horror non piacciono, ma le storie di fantasmi sono un modo di raccontare che esiste da sempre, fin dai primordi dell'esistenza umana, e questo tipo di narrazione credo sia parte integrante dell'esperienza umana”. A farle decidere di interpretare il film, racconta, è stata una combinazione di elementi: “Mi piace molto lavorare con registi giovani e ancora non molto conosciuti. La loro energia è una cosa meravigliosa. In più è tratto da una storia vera, la casa è ancora in piedi ed è visitabile e mi è piaciuto il fatto che fosse una storia molto integrata nella realtà storica. La vedova Winchester divenne una reclusa enormemente ricca, su di lei e sulla costruzione di questa cosa fiorì ogni sorte di leggenda, tra cui quella degli spettri della gente assassinata dalle carabine e il fatto che lei la costruisse per placarne le anime. Sul soprannaturale, però, Helen Mirren è piuttosto scettica: “Non credo negli spiriti, ci crederei se li vedessi ma finora non ne ho mai incontrati. Credo però nell'incredibile potere dell'immaginazione umana, nel suo potere di credere, credo “nel credere”, in un certo senso, e penso che siamo ancora all’inizio di questo percorso di scoperta di quello che può l’immaginazione umana e di cosa sono gli spiriti. Diciamo che sono un’agnostica in attesa di notizie”.

Ha approfondito per interpretarla la storia di Sarah Winchester? “Ho visitato la casa, che è un edificio straordinario dove ti puoi perdere dopo solo due minuti, ma al tempo stesso dà un’impressione di dolcezza. Sarah Winchester era molto minuta e dunque sembra una sequenza infinita di case di bambola. Ho pensato molto a lei, su cui non ci sono molte informazioni perché si ritirò a vita privata quando morì suo marito, come fece la regina Vittoria e indossava spesso questo velo nero coprente che porto nel film. Si ritirò dalla vita e impiegò la sua estraordinaria energia e creatività nella costruzione di questa casa. Era un personaggio affascinante da esplorare dal punto di vista psicologico”, anche se essendo una ghost-story non si approfondisce più di tanto, ma più pensavo a lei e cercavo di capirla e mi sono resa conto che c'è un mistero assoluto, impossibile da svelare. Ad esempio all’ingresso della casa ci sono due pannelli con citazioni di Shakespeare, da opere poco conosciute come Troilo e Cressida e Riccardo II e tu sai che c'è un significato ma non capisci quale sia ed è molto frustrante e profondo”.

Il film è un atto d’accusa al potere delle armi in America? “Credo che ogni paese nel mondo abbia una cultura delle armi, l'America certo è un caso particolare, e non vedo nessuna fine a questo e nessuna motivazione se non il guadagno. Direi che quasi tutti i paesi del mondo sviluppato, di certo in America, Inghilterra, Francia, Italia, Cina, Germania e Russia, vendono armi a nazioni instabili in via di sviluppo, ai signori delle armi e ai dittatori, ogni Paese fa un sacco di soldi così, è molto facile puntare il dito sugli americani ma dovremmo tutti riflettere su questo. Tempo fa ho letto una storia su dei bambini uccisi nello Yemen da bombe costruite in Italia. Comunque il nostro film è puro intrattenimento, non è intellettuale, racconta che le anime della gente uccisa in questo modo vivono con noi e dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Penso a questo ogni volta che sento parlare di stragi di massa e di terrorismo in Europa”. Per precisare il concetto che La vedova Winchester non è un film che fa proclami, Helen Mirren aggiunge: Il cinema è una cosa meravigliosa, può essere di intrattenimento e al tempo stesso educativo e informativo, pura arte e puro intrattenimento. Questo è il tipico film in cui spaventarsi e afferrarsi al proprio partner e se con questo riusciamo a provocare anche un certo livello di riflessione allora bene, ma ci sono altri tipo di film che offrono ponti di vista complessi e filosofici, mentre l’intenzione del nostro film è solo quella di divertire il pubblico al cinema.

La vedova nel film è considerata pazza, chi è pazzo per lei? “A me piace la parola pazzo, mi piace la gente matta, mi piace e mi diverte la gente che cammina per strada magari col tutù tutu rosa, le calze gialle e scarpe rosse coi tacchi a spillo. L’eccentricità è interessante, quello che mi spaventa è la gente che non è pazza ma calcolatrice, venale, manipolatrice e pericolosa nella sua non pazzia. Parlando in generale - anche se odio anche le generalizzazioni - approvo la pazzia, amo la pazzia. Alcuni dei più grandi geni sono stati definiti pazzi e penso che dovremmo apprezzare la pazzia”.

A una domanda sulla parità uomo-donna mai raggiunta e quello che sta succedendo ora, Mirren risponde: “Immagino che ci voglia un cambiamento culturale, ed è una cosa lenta, ci vuole forse un'intera generazione perché avvenga. Ma detto questo, penso che dobbiamo avere una prospettiva più ampia sulla storia e se pensiamo alla condizione delle donne al tempo della prima guerra mondiale e a quella di oggi vediamo che c’è stato un cambiamento enorme nei rapporti tra uomini e donne. In particolare, credo che questo sia un momento vulcanico, è qualcosa che ho visto ribollire come sotto la costa terrestre per tutta la mia vita e che forse impiegherà anche cento o più anni. Le donne 200 anni fa non avevano voce in capitolo, ma credo che il vulcano abbia finalmente eruttato e il magma stia invadendo le strade e uscendo fuori: se pensate che stia arrivando nella vostra direzione, vi conviene scansarvi”.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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