Good Time: a Cannes Robert Pattinson parla del film in guerrilla style dei fratelli Safdie
La star inglese è protagonista di un film indipendente tutto in una notte.

Per le strade di una New York stralunata, impazzita, squallida, povera e ostile, Robert Pattinson si affanna, nell’arco di una notte, per sfuggire alla polizia dopo una rapina non andata a buon fine e che si è conclusa con l’arresto del fratello. Succede nel film in concorso degli indipendenti Benny e Josh Safdie Good Time, che riporta l’attore a Cannes a tre anni di distanza da The Rover e Maps to the Stars.
Il britannico ex Edward Cullen della Twilight Saga ha accolto con gioia la proposta di trasformarsi in un canaglia USA arrivatagli da due filmmaker che considera artisti di primo piano. "Appena ho conosciuto Josh e Benny" - ha raccontato questa mattina - "ho pensato subito: voglio assolutamente lavorare con questi artisti, e poi adoro girare in mezzo alle gente, per le strade. La sceneggiatura conteneva già molte indicazioni fondamentali sul personaggio, era perfettamente comprensibile e aveva qualcosa di 'musicale'. Per prepararmi ho trascorso due mesi da Josh a New York. L’idea che il film venisse girato in stile 'guerrilla' mi attraeva e nello stesso tempo mi preoccupava, perché temevo di essere assediato dai paparazzi, così ho cercato di trasformarmi in un fantasma, di scomparire letteralmente nel personaggio. Non era semplice, per fortuna in pochi si sono accorti di noi, ed era strano, perché giravamo in luoghi pubblici affollati e io avevo la macchina da presa costantemente incollata al viso ed era impossibile non notarmi. Comunque per me il segreto di questa performance è stato il lungo tempo che ho avuto a disposizione per studiare".
Già ospiti del Festival di Cannes nel 2009 - anno in cui il loro Daddy Longlegs venne presentato nella Quinzaine con il titolo Go Get Some Rosemary - i fratelli Safdie spiegano il titolo del film e il loro lavoro di sceneggiatori scrupolosi: "Non esiste una ragione precisa per cui abbiamo intitolato il film Good Time" - dice Josh. "Era semplicemente il nome iniziale del progetto e poi non abbiamo trovato niente di meglio. Per noi la scrittura della sceneggiatura è un processo fondamentale, aggressivo in un certo senso. Tutti i nostri film partono dai protagonisti. Questa volta abbiamo buttato giù una biografia dettagliata per ogni singolo personaggio. Per noi è sempre stata una specie di ossessione, di solito ci capita di immaginare cosa possa aver fatto questo o quell’altro personaggio quando aveva 12 o 13 anni. Ovviamente con il Connie di Rob abbiamo fatto lo stesso, abbiamo pensato alla sua famiglia, al rapporto con sua nonna. E’ stato un lavoro dettagliato, che ci ha aiutato anche a creare una specie di metafisica del crimine".
Good Time è girato in 35mm e sicuramente flirta con il genere noir, ammiccando però anche al pulp, come racconta sempre Josh Safdie: "Volevamo tuffarci in un universo pulp e fare qualcosa di folle e pericoloso, e siccome desideravamo 'abbracciare il genere', girare in 35 mm ci è sembrata la scelta migliore. Non volevo utilizzare una sola luce, ma osare. Abbiamo lavorato come matti, anche per 18 ore al giorno, mettendo a dura prova la pazienza del direttore della fotografia, che continuava a chiederci il perché di alcune decisioni azzardate. Di solito, nei nostri film, ci preoccupiamo sempre delle fonti di luce. Stavolta no, stavolta volevamo molte più luci, più colorate, più pazze".
A proposito di pazzi, non è esattamente un ragazzo sano di mente il personaggio in cui Pattinson si è calato in Good Time: "Connie è un uomo immorale, non gli importa di nessuno, lui stesso è inconsapevole di cosa gli stia accadendo dentro o intorno. In un certo senso incanala le energie di tutti gli altri personaggi. Lo stesso è successo a me come attore. Sul set erano tutti di New York tranne me. Così, siccome non potevo fingere di essere nato là, ho dovuto riempire i buchi con ciò che mi arrivava dagli altri. Detto questo, non credo di avere molto in comune con Connie".
Il fratello di Connie, che si chiama Nick ed è un ragazzone affetto da disturbi mentali, ha il volto di Benny Safdie, che inizialmente non pensava di mettersi anche davanti alla macchina da presa: "Al principio non volevo essere io a interpretare Nick, così ho cominciato a fare dei provini in cui mi fingevo un avvocato che parlava con Nick, poi ho provato a mettermi al posto di Nick e mi sono accorto che le cose non andavano male. 'Anche io sono un tipo grosso' - mi sono detto - quindi può funzionare. Poi ho capito che bisognava puntare su questa fisicità prorompente e che, diventando un ragazzone che fa quello che vuole fare, sarei perfino risultato pericoloso. Non ho trascorso del tempo con persone come Nick, ho lavorato sul suo modo di parlare e ho fatto in modo che la mia personalità non lo travolgesse mai. Con Robert, poi, abbiamo cominciato a scriverci delle lettere, fingendoci io il fratello in prigione e lui il fratello libero. Questo ci ha aiutato a costruire un rapporto fra i nostri personaggi".
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