Fairytale, Aleksandr Sokurov: "Due anni di lavoro per raccontare chi manda a morte le persone"
Il regista Aleksandr Sokurov ci ha presentato il suo sperimentale Fairytale, dove rilegge le figure di Mussolini, Hitler, Stalin e Churchill, rielaborando in modo visionario materiale d'archivio. Non è mancato nella conversazione un doloroso riferimento alla situazione attuale della Russia.
- Fairytale, Aleksandr Sokurov nella Storia alla ricerca dell'anima
- Fairytale - Una fiaba... e una grande fatica
- Aleksandr Sokurov: "Io sono russo"
Fairytale - Una fiaba di Aleksandr Sokurov, dal 22 dicembre al cinema e difficilmente raccontabile, è una visione di un'ora e venti in un limbo dove stazionano e interagiscono Hitler, Mussolini, Stalin e Churchill, con apparizioni di Napoleone. Il lungometraggio, come sempre sperimentale nel curriculum del regista che firmò il celebre Arca russa, è costruito rielaborando digitalmente materiali d'archivio, senza attori. Sokurov ha presentato il suo film a Roma, e in quell'occasione ci ha parlato della sua ultima opera, ma anche del senso del suo ruolo di cineasta in un mondo difficile.
Fairytale, Aleksandr Sokurov nella Storia alla ricerca dell'anima
Fairytale - Una fiaba è stato realizzato solo a partire dal materiale d'archivio che ritrae i protagonisti della II Guerra Mondiale, ma senza i moderni deepfake digitali, e secondo il suo regista Aleksandr Sokurov "sarebbe stato più facile farlo in quel modo". Il punto, ci spiega l'autore, è che per lui non esistono nel mondo intero attori che siano in grado di rendere efficacemente personaggi come Hitler, Mussolini, Stalin o Churchill: "Per trasmettere un personaggio del genere, un attore dovrebbe aver avuto le stesse esperienze di vita. L'ho escluso in partenza".
Un'affermazione di certo categorica e che qualcuno metterà in discussione, ma Sokurov ci ha spiegato il suo punto di vista: è un cineasta da quando aveva diciassette anni (ora ne ha settantuno), ma è anche stato da sempre affascinato dalla Storia e ama trascorrere ore a visionare riprese d'archivio. Nello specifico, quando si è trattato di setacciare i tanti filmati d'epoca per Fairytale, la missione era delicata: "A volte mi accorgevo che per qualche istante vedevi l'uomo dietro alla sua immagine pubblica: il loro carattere traspariva per un secondo." Era quello che l'interessava, non la "programmazione politica degli statisti". L'obiettivo era "accedere all'anima di chi manda a morte le persone", creando un "mosaico" di tutti quegli istanti dove l'anima di questi personaggi emergeva, involontariamente.
Sokurov come esempio perfetto ci indica un primo piano sorridente e straniato di Winston Churchill, usato in un momento cardine del film: "Ci sono tante sfumature di stati d'animo: furbizia, stupore, grande intelligenza, tutto in una faccia." Stalin è stato più difficile da "decodificare", perché "Guardando alla durata della sua carriera, è stato tra quelli il più... professionista. Si creò da solo ed è complesso da inquadrare, si diceva che si abbandonasse a battute taglienti e pesanti".
Ma con quale spirito si può rappresentare questi personaggi così ingombranti? "Io non accuso e non difendo" - considera Sokurov - "Ho la responsabilità di ciò che accade intorno a me. Sono uno di quelli nel mare umano [una delle sequenze del film, ndr]. Dipendo da queste persone e sono corresponsabile. Chi fa le guerre è legittimato dai corresponsabili che l'hanno portato lassù."
Fairytale - Una fiaba... e una grande fatica
Due anni di lavoro, in compagnia di cinque "giovani colleghi" che hanno aiutato Aleksandr Sokurov a visionare e selezionare il materiale necessario a raccontare la sua storia (il regista sottolinea come il soggetto sia stato scritto prima del lavoro di ricerca, quindi non si è adattato a quello che è stato trovato, ma le ricerche hanno avuto in questo modo una bussola). "Estraevo ciò che ritenevo interessante e lo combinavamo in segmenti. Non mi ero reso conto della mole di lavoro che avrebbe comportato." Per il "mondo che scompare", gli ambienti surreali nei quali si muovono le quattro anime, Sokurov ha guardato alla tradizione della raffigurazione delle rovine, tra Settecento e Ottocento, ma ci sono anche echi della pura realtà, come le cave di marmo italiane.
Aleksandr Sokurov: "Io sono russo"
In un film che tratta figure imponenti che hanno mosso eserciti, è spontaneo chiedere ad Aleksandr Sokurov un'opinione sulla Russia attuale e su Vladimir Putin. Ci è sembrato di avvertire una profonda e sincera tristezza nelle parole del regista, un tipo di confessione intima nella quale raramente ci imbattiamo, abituati come siamo a presenziare a incontri stampa nel "mondo occidentale".
"Ho moltà difficoltà a immaginare quello che ci aspetta. Mi preoccupo per i miei giovani connazionali. Ho l'impressione che politicamente in Russia si respiri un'aria molto pesante... ma forse esagero." Sokurov ha una scuola di regia nel Caucaso settentrionale e ora confessa di essere preoccupato per i giovani allievi, ultimamente si sono diplomati in diciassette: "Spero non siano annullati, c'è una censura contro la gioventù. Io mi sento responsabile per i più giovani, c'è una generazione che rischia di non realizzarsi. Ma anche voi dovete aiutare i giovani autori italiani. E dovete essere fieri del cinema italiano".
Qualcuno tra i colleghi presenti alla conferenza gli ricorda che in passato aveva interagito direttamente con Putin. E ora? Sokurov misura comprensibilmente le parole, ma non nasconde la sostanza dei fatti, spiega di aver sempre interloquito tramite lettere con chi era al potere, ma ora è tutto cambiato: "Non ricevo più risposte, i media statali mi evitano, sono diventato 'persona non grata'. I media dell'opposizione hanno già lasciato il paese". La chiusura di quest'incontro è tanto dolorosa quanto chiara: "Ma io sono russo".
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