Faccio un salto all'Avana - le nostre interviste ai protagonisti
Commedia romantica che non disdegna incursioni nel buddy-movie e nel film d’azione, Faccio un salto all’Avana nasce dal desiderio di Dario Baldi, montatore e autore di videoclip e di documentari, di realizzare un prodotto godibile ma “pulito”.
Faccio un salto all'Avana - le nostre interviste ai protagonisti
Commedia romantica che non disdegna incursioni nel buddy-movie e nel film d’azione, Faccio un salto all’Avana nasce dal desiderio di Dario Baldi, montatore e autore di videoclip e di documentari, di realizzare un prodotto godibile ma “pulito”. E’ stata la prima cosa che il regista ha spiegato incontrando la stampa, riunita nel cinema Adriano di Roma di fronte a un nutrito parterre di attori.
“L’obiettivo principale era distanziarsi dai film vacanzieri e balneari, divertendo qualsiasi tipo di pubblico, ma evitando volgarità, parolacce e luoghi comuni sugli italiani all’estero”, dice Baldi. L’altro fondamentale intento del regista, che si è recato nell’isola caraibica molto tempo prima dell’inizio delle riprese, era non restituire un ritratto oleografico di Cuba. “Non volevo trattare Cuba in maniera banale, riducendola a una cartolina di un’agenzia di viaggi. Desideravo raccontarla per quella che è, nel bene e nel male. A L’Avana ho fatto molte ricerche e mi sono mescolato alla gente del luogo. Radicandomi sempre di più nel territorio, mi sono reso conto di avere intorno una realtà in continuo divenire. Ci avevano paventato una situazione piuttosto drammatica, esagerando la portata del turismo sessuale, per esempio. Invece la situazione ultimamente è migliorata. Ne abbiamo preso atto e insieme al nostro punto di vista è cambiata contemporaneamente la sceneggiatura, che abbiamo riscritto fino all’ultimo”.
Con la sua musica, i suoi colori e il suo vento caldo, Cuba ha fatto innamorare anche Francesco Pannofino, uno dei due protagonisti del film. “Cuba è un paese strano” – ha raccontato. “Sembra quasi che sia rimasto fermo nel tempo. L’allegria della gente stride fortemente con la situazione sociale. Abbiamo conosciuto tanti giovani pieni di talento. Ballavano in continuazione. Li guardavamo e pensavamo: che faranno domani? Eravamo ammirati dalla loro gioia di vivere, un sentimento che indubbiamente ha contagiato la lavorazione del film”.
In Faccio un salto all’Avana, Pannofino è stato affiancato da un altro attore che, come lui, alterna il cinema al teatro, e cioè Enrico Brignano. “Enrico è una forza della natura, ci faceva ridere anche fuori dal set, per esempio la sera a cena, quando, davanti a un’intera tavolata, cominciava con i suoi monologhi. Fra noi è stato amore a prima vista”.
Ai complimenti del collega, Brignano non poteva rispondere che con altri complimenti. Parole sincere, come sincero è stato il feeling che si è creato immediatamente fra i due. “Non avremmo potuto dare al pubblico l’illusione di essere due fratelli, se non avessimo potuto contare su un’ottima intesa. Conoscevo Francesco perché l’avevo visto a teatro, e facendo io stesso teatro, nutro una stima particolare per gli attori di teatro. Il mondo dello spettacolo vive di raccomandazioni e capita spesso di trovarsi a lavorare con persone che non vanno bene. Avere invece accanto una persona che merita davvero di lavorare è un vantaggio e una gioia … e poi quando ho saputo che anche lui è uno di quelli che non mangiano soia e non fanno yoga tantrico, ho capito che saremmo andati d’amore e d’accordo. Credetemi, Francesco Pannofino beve come un assassino e magna come un democristiano”.
Se Francesco Pannofino ha il ruolo di un mascalzone che ha abbandonato la famiglia a Roma per andare a cercar fortuna a Cuba, dove lo conoscono come “el tiburon” (e cioè lo squalo), nel film Enrico Brignano fa la parte del ben più remissivo Fedele, un ragazzone dal cuore grande. Che colui che lo interpreta un po’ gli somigli è innegabile. “Se mi hanno scelto per farlo, significa che in alcuni aspetti lo ricordo. C’è un po’ di me dentro di lui, ma sono pur sempre un attore a cui è stato chiesto di trasformarsi in un personaggio. Fedele me lo sono un po’ costruito addosso, trovando in questo la libertà che per me è fondamentale tanto a teatro – dove scrivo i miei testi – quanto al cinema. Per me questo è un buon momento, una stagione particolarmente fortunata, grazie a Rugantino e a Se sono romano non è colpa mia, un one-man show per cui mi hanno dato un’arena grandissima … più grande c’è solo il Raccordo Anulare. Finalmente a 45 anni ho piena autonomia creativa. In questo film ci ho messo lo zampino, la speranza è che nel prossimo io possa metterci lo zampone”.
Anche se ultimamente lavora molto, dividendosi fra la tv, il set e il palcoscenico, Francesco Pannofino non sta avendo esattamente la stessa fortuna di Brignano. Lo dimostra l’incasso un po’ deludente di Boris –il film, che però non scontenta più di tanto l’attore. “Quando scoppia il sole, il botteghino viene penalizzato. Io però sono contento del film e dei complimenti che mi fa la gente che incontro per la strada. In Italia non c’è la cultura del cinema estivo, però, se devo essere sincero, devo ammettere che non capisco perché il film sia uscito così in là. Era pronto da mesi. Lo sbaglio più grosso credo sia stato il manifesto con il pesce. Ho sentito uno che guardandolo diceva: ‘sarà il cartone animato di Pasqua!’ Non mettere gli attori sul manifesto è un grandissimo errore, un film è fatto dagli attori. Sul poster di Faccio un salto all’Avana, invece, le nostre facce si vedono eccome, e spero che questo ci porterà un po’ di fortuna”.
C’è da dire che un po’ di fortuna Faccio un salto all’Avana l’ha ha già avuta, visto che Medusa Film si è adoperata per farlo uscire in ben 370 copie.