Elizabeth Banks parla di Pitch Perfect 2: dove la musica poggia su comicità e femminile
L'attrice americana in Italia per presentare il suo esordio nella regia.

Una cosa è certa: per il suo debutto dietro la macchina da presa, Elizabeth Banks può contare su un supporto promozionale non comune. Raramente, infatti, la presentazione italiana di un film ha potuto contare su tale livello di personalizzazione, con la sala DeLuxe della Casa del Cinema, abitualmente sobria all'inverosimile, trasformata in una scenografia quasi televisiva, come nel caso di Pitch Perfect 2.
E inedita, senza dubbio, l'idea di far esibire, prima della Banks, il quintetto triestino degli Spritz for Five, balzati agli onori della cronaca grazie alla loro partecipazione a X-Factor, uno dei pochissimi gruppi italiani a proporre il genere "a cappella" che è proprio il perno sul quale si incardina e si sviluppa il film della Banks.
Elegantissima in un abitino blu elettrico, capelli impeccabili e una certa rigidità nei modi che ne tradisce un’inflessibile determinazione (quella necessaria a una donna che ha avuto due figli da altrettanti uteri in affitto), la neo regista ha fatto subito capire come per lei i due pilastri sui quali si poggia Pitch Perfect 2, e la sua musica, fossero la comicità e lo specifico femminile: “Volevamo solo fare un film divertente su un gruppo di ragazze che cantano a cappella,” sintetizza. E queste convinzioni le ha ribadite anche nel corso di un successivo incontro più ristretto al quale abbiamo partecipato.
“Uno dei motivi principali per cui ho deciso di dirigere questo film è stato che non mi sentivo soddisfatta del lavoro che mi veniva offerto come attrice,” ci ha raccontato la Banks, sempre sfoggiando un sorriso bianchissimo e rimanendo al tempo stesso vagamente glaciale. “Non vorrei sembrare ingrata per quello che Hollywood mi ha offerto e regalato finora,” ha subito specificato, “dico solo che non ci sono molti ruoli interessanti in giro. E quindi ho pensato di poter fare di più prendendo maggiormente in mano le redini della mia carriera, e di poter dare di più in questo modo. Poi certo, va ammesso che anche quello del cinema è un mondo duro per le donne, e non solo per via della differenza nei cachet: guardate i poster di film di Fast and Furious 7 o di Avengers, dove gli uomini sono schiacciante maggioranza. Un film come Pitch Perfect 2, diretto da una donna, scritto da una donna, interpretato da donne con un poster con sole donne, è in questo senso uno statement politico abbastanza forte.”
Per raccontare le avventure delle Bellas, studentesse universitarie che formano un gruppo musicale, e che in questo film cercano di trovare l’armonia perduta per vincere i campionati mondiali di canto a cappella, la Banks ha preso spunto da diverse sue esperienze personali.
“Quando ero all’università, facevo parte anche io di una sororità, e con quelle ragazze ho stretto un grande legame, molto forte, un legame che poi riporto nei rapporti con le donne in generale,” spiega. “Inoltre, nella vita ho fatto molto sport, e ho imparato da giovanissima lo spirito di squadra: quando poi sono diventata attrice ho capito che anche lì il mio lavoro era far parte di una squadra il cui obiettivo non era vincere qualcosa ma mettere in scena un grande spettacolo. Con Pitch Perfect 2,” prosegue, “volevo catturare proprio questi elementi: la sorellanza tra un gruppo di ragazze, il loro essere una squadra con un obiettivo comune, il far parte di una grande tradizione femminile a cui siamo tutte debitrici: io stessa, come regista, sono debitrice nei confronti delle donne che mi hanno preceduto in questo ruolo.”
A rendere divertente e comico tutto questo, per Elizabeth Banks c’era non solo una sceneggiatura colma d’umorismo spesso politicamente scorretto, ma anche semplicemente lo spunto di partenza. “Cantare a cappella è già di per sé piuttosto divertente come cosa, perché si tratta di un’attività insolita,” racconta, “e questo gruppo di ragazze un po’ bizzarre e sfigate che cercano di vincere i campionati del mondo lo fa ancora più divertente, quasi ridicolo. Come regista ho adorato poter puntare l’attenzione sui talenti delle mie protagoniste: ho sempre rifiutato che la comicità fosse una cosa da uomini,” prosegue, spostando nuovamente l’accento sulle questioni di genere. “Adoro far ridere la gente, la commedia è un genere che mi piace e mi viene naturale; sono cresciuta con Lucille Ball, con le donne del Saturday Night Live, ho un sacco di riferimenti in attrici comiche. E uno dei fattori che rende queste ragazze interessanti è il fatto che debbano affrontare per lo più degli uomini, nella loro corsa alla vittoria.”
Quanto all’umorismo irriverente del film, “l’unico limite per noi era quello imposto da un rating PG-13,” spiega la regista. “Volevamo un film per famiglie, ma volevamo anche che fosse divertente e che lo fosse in modo fresco, nuovo, e quindi era per noi importante spingere i limiti dell'umorismo il più oltre possibile.”
E la voglia di fare di Pitch Perfect 2 un film divertente, secondo la Banks, è anche il motivo principale della sua presenza in scena nei panni di una stravagante commentatrice radiofonica in coppia con John Michael Higgins: “In realtà sono una persona modesta," dice, e se è una battuta non è stata compresa, "e avrei preferito apparire molto meno nel film: ma fin dai primi test-screening abbiamo visto che i nostri duetti piacevano e divertivano, quindi li abbiamo lasciati tutti senza tagliarne alcuni come avevo pensato inizialmente.”
Consumatrice onnivora di musica, da Madonna a Taylor Swift passando per Michael Jackson e Guns ‘n Roses (“ho dei problemi solo con il metal più estremo,” confessa ridendo), Elizabeth Banks ha costruito la colonna sonora del suo film in funzione di quello che la musica poteva dare come supporto alla storia e alla narrazione, e non in base al valore musicale assoluto, ed è convinta che non si debba necessariamente amare la musica a cappella per amare Pitch Perfect 2, “come non si deve amare la boxe per amare Rocky.”
E, a chi le chiede come reagirebbe di fronte a un’eventuale proposta della Universal di farle proseguire la carriera la regista con il sequel di 50 sfumature di grigio risponde con ironia: “Non saprei, non credo di essere la migliore candidata per quel ruolo: le fruste più che eccitarmi, mi sembrano un po’ ridicole. Ma ognuno ha i suoi gusti…”