Interviste Cinema

Dreams: la nostra intervista al suo autore Dag Johan Haugerud e una clip in anteprima esclusiva

Vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino 2025, arriva nei nostri cinema il 13 marzo il film scritto e diretto dal regista norvegese che forma con Sex e Love (in sala nei prossimi mesi) una trilogia sulle relazioni e le identità contemporanee da non perdere. Ecco la nostra intervista a Dag Johan Haugerud e un'esclusiva clip del film.

Dreams: la nostra intervista al suo autore Dag Johan Haugerud e una clip in anteprima esclusiva

Il primo a uscire è stato Sex, che ha debuttato, un po’ in sordina, in una sezione collaterale della Berlinale 2024. Poi è stata la volta di Love, in concorso qualche mese dopo al Festival di Venezia, ma programmato l’ultimo giorno del festival, e non se ne è parlato più di tanto. Infine, ecco Dreams, meritatissimo Orso d’oro alla Berlinale 2025, terzo film della trilogia scritta e diretta da un autore norvegese fino a poco fa sconosciuto da noi che si chiama Dag Johan Haugerud, e che con questi film parlatissimi, intelligentissimi, ma anche attentamente girati si è imposto all’attenzione della critica più attenta come uno dei grandi talenti del cinema mondiale contemporaneo.
Quello che accomuna questi tre film, questa cosiddetta “Trilogia delle relazioni”, ce lo spiega lo stesso Haugerud, incontrato e intervistato a Berlino pochi giorni prima il suo trionfo: “Sono i temi: il sesso, l’amore, l’identità sessuale, le questioni che grano attorno a questi temi. Poi c’è Oslo, ovviamente, e con il suo municipio che torna in tutti e tre i film, e poi c’è un personaggio secondario che si chiama Bjørn, l’unico che torna in tutti e tre i film”.
Sex s’incentra sul dialogo e la vita quotidiana di due amici, due spazzacamini della capitale norvegese: uno ha avuto un’esperienza extraconiugale omosessuale, e deve fare i conti con le reazioni dell’amico e della moglie, l’altro è ossessionato da alcuni sogni in cui David Bowie cerca di sedurlo e si interroga sul loro significato. Love racconta invece di un’oncologa single che forse è alla ricerca di un uomo, e forse no, e di un infermiere omosessuale che incontra amanti occasionali su Tinder e sui traghetti che collegano la città alle isole del fiordo. Dreams (Drømmer), il primo dei tre film a uscire nei nostri cinema, il 13 marzo (gli altri due arriveranno prima dell’estate), racconta invece di una liceale che si invaghisce di una sua insegnante e che scrive un diario in cui racconta di questo suo amore tra realtà e fantasia. Quando il diario finisce nelle mani della nonna e della mamma, dopo un primo shock iniziale le donne vengono colpite dalla qualità letteraria dello scritto e iniziano a ragionare con la ragazza sull’opportunità di inviarlo a una casa editrice.

Dreams: il trailer italiano del film Orso d'oro alla Berlinale

Sono tre film, questi di Haugerud, che esplorano la complessità delle relazioni umane, delle varie forme in cui si esprime la sessualità, e delle norme sociali che ci limitano e condizionano. “Li ho scritti uno alla volta, e uno dopo l’altro”, ci spiega Haugerud. “Ho iniziato con Sex, che doveva essere un corto, e non parte di una trilogia, ma non abbiamo trovato i finanziamenti per farlo in quel modo. Al Norwegian Film Institute volevano girassi un lungo, e io ho pensato che è sempre così, il tuo progetto sempre troppo corto o troppo lungo, c’è sempre qualcosa di sbagliato, e allora coi miei produttori abbiamo iniziato a valutare l’idea di sviluppare un progetto decisamente più lungo, come appunto una trilogia. Io volevo lavorare con un sacco di attori, e non puoi metterli tutti in un film solo: ma se ne fai tre, allora puoi lavorare con tutti, e allora ho iniziato a fare il casting nella mia mente, e ho scritto le parti appositamente per quegli specifici attori che poi trovare nei film”. Tra questi ci sono le tre protagoniste di Dreams, che sono Ella Øverbye, Ane Dahl Torp e Anne Marit Jacobsen, ma anche Andrea Bræin Hovig e Tayo Cittadella Jacobsen (Love), e Thorbjørn Harr e Jan Gunnar Røise (Sex).
“Per me era importante che ognuno dei tre film avesse un carattere diverso, anche dal punto di vista visivo, che ognuno avesse un suo feeling e una personalità specifica. E abbiamo lavorato, assieme al direttore della fotografia, perché ognuno avesse un certo aspetto”, spiega Haugerud. “Sex e Love sono quasi antropologici, hanno uno sguardo più distante sui personaggi, mentre Dreams adotta un punto di vista quasi soggettivo per raccontare quello che prova la protagonista. Siamo stati molto più vicini a lei di quanto non abbiamo fatto con i protagonisti degli altri film, e questo per me è stato complicato, perché non mi sento molto a mio agio e non mi piace stare così vicino ai personaggi. Quindi Dreams è stato il film che ha rappresentato più una sfida per me rispetto agli altri”.

Una sfida, da certi punti di vista, è stata anche utilizzare, in Dreams, moltissima voce narrante: per buona parte del film, infatti, ascoltiamo la protagonista Johanne raccontare la sua storia, leggere quel suo diario, mentre le immagini sono un’illustrazione, o una conferma, di quel racconto in prima persona, inevitabilmente soggettivo. In questa clip di Dreams che vi presentiamo in antreprima esclusiva, un esempio di come Haugerud ha gestito questa particolare forma di racconto.

Dreams: una clip in anteprima esclusiva del film di Dag Johan Haugerud

“Abbiamo registrato il voiceover di Johanne una volta prima delle riprese, a novembre, per cronometrarlo. E poi lo abbiamo registrato durante le riprese, così da poterlo utilizzare nelle scene, e abbiamo fatto altre tre registrazioni. Quello che sentite nel film è un mix di tutte queste cose”, spiega il regista. “La voce narrante è stata una questione problematica fin dall’inizio, perché tutti i produttori pensavano che fosse impossibile fare un film con così tanta voce narrante. Ma la cosa interessante è che questo non è mai emerso come un problema quando poi il film è poi uscito: nessuno che abbia visto il film me ne ha parlato come un problema”.
Se questo è avvenuto, è perché Dag Johan Haugerud ha un modo di gestire la parola, all’interno dei suoi film, che ha dello straordinario, e poco conta se questa parola arriva da un flusso di coscienza o da un dialogo tra i protagonisti. Quello che colpisce, nei tre film della sua trilogia, è come queste parole fluiscano liberamente e senza filtri, senza che nessuno si lasci prendere dall’emozione, o senza che nessuno abbia in qualche modo voglia di impressionare l’interlocutore, o dare una certa impressione di sé. Tutto scorre in maniera limpida, estremamente semplice e naturale, anche se le questioni sono spesso emotivamente o filosoficamente rilevanti. Se gli si dice che questo modo di esprimersi è quasi impossibile da riscontrare nella realtà, Haugerud risponde che “è certamente difficile farlo, ma in qualche modo è anche facile, se ci provi. Certo, devi avere una certa autostima per avere conversazioni di questo tipo, ma si tratta solo di avere il coraggio di farlo, di avere fiducia nel tuo interlocutore e nel suo saper accettare e comprendere”.
Haugerud poi spiega anche perché nessuno dei suoi personaggi reagisce alle questioni a volte difficili, o perfino aspre, che vengono fuori nei momenti di confronto, con rabbia o con il silenzio: “Nella vita spesso accade che le conversazioni finiscano perché non hai più voglia di portarle avanti, perché te ne vuoi andare, non ne puoi più, ma in questo modo non hai modo di vedere cosa potrebbe accadere se invece rimanessi lì. Io ho provato a sviluppare le conversazioni più a lungo possibile. Certo, a un certo punto si devono concludere, ma se riesci a superare quel primo momento di crisi, dalla conversazione viene fuori qualcosa di più, di più interessante. Se abbandoni per rabbia o fastidio, allora perdi quella possibilità, e per me come regista non è interessante raccontarlo”.

Leggi anche La recensione di Dreams di Federico Gironi

Altra caratteristica dei film di Haugerud, è quella di non avere sempre l'ansia di fare la figura migliore ai suoi protagonisti, per i quali comunque ha una grande comprensione e compassione umana. Sulla protagonista di Dreams, la giovane Johanne, per esempio il regista non ha paura di dire che alla fine del film il suo aspetto “ci mostra come da un lato sia cresciuta, ma dall’altro sia diventata anche una persona più ordinaria: ha lo stesso look di tutte le sue coetanee di Oslo, e quindi penso sia diventata una persona più noiosa”.
Né ha problemi a mettere in crisi il punto di partenza del film stesso, ovvero l’ossessione amorosa di questa ragazza per la sua insegnante: “Credo che quando ti innamori, diventi in qualche modo ossessionato da te stesso: pensi più ai tuoi sentimenti di quanto non pensi all’oggetto del tuo desiderio. La persona che è oggetto del tuo desiderio diventa esattamente quello, un oggetto sul quale tu proietti i tuoi sentimenti. Non credo che Johanne conosca davvero la sua insegnate. Non riesce mai conoscerla davvero, e forse non ha nemmeno interesse a farlo. Lei vuole solo realizzare i suoi desideri riguardo la loro relazione. E quando sogni di avere una relazione con un’altra persona, l’altra persona finisce per deluderti, perché avrà sempre un’idea differente su quello che avere una relazione significhi”.
E fidatevi: la lucidità sulle questioni e le relazioni umane, e sui sentimenti, e le conversazioni, che Haugerud ha mostrato nel corso di questa intervista è ancora più evidente nei suoi film, che davvero non dovreste perdere per nessun motivo al mondo.

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