Da punk rocker alla disciplina per interpretare sette ruoli in Seven Sisters: Incontro con Noomi Rapace
Protagonista al Torino Film Festival 2017 con il film in arrivo al cinema il 30 novembre.
Sorriso dolce, capelli ciaocrem, castani con ciuffo ribelle chiaro, Noomi Rapace si alza per dare la mano a ogni giornalista che l’intervista, un po’ per educazione e un po’ per far capire una buona volta come si pronuncia il suo nome; per la cronaca Numi Rapas. Vestito scuro con scollatura, ma comodo, perché “se non mi sento a mio agio con quello che indosso non riesco ad affrontare una stanza piena di giornalisti”. La incontriamo al Torino Film Festival, dove presenta i sette ruoli in uno di Seven Sisters, film di fantascienza diretto dal norvegese Tommy Wirkola di cui vi abbiamo spesso parlato recentemente, previsto in uscita il 30 novembre per da Koch Media.
Come ci si prepara per interpretare addirittura sette personaggi diversi?
Mi sono data una routine molto strutturata, un vero rituale. Mi svegliavo ogni mattina alle 4.30, andavo in palestra, riguardavo le scene della giornata e mi venivano a prendere alle 6, in macchina lavoravo con il dialect coach per le varie voci delle sorelle, che tenevo nella mia testa ben separate, arrivavo negli studi e mi affidavo per il trucco a Giannetto e Mirella De Rossi. Alcuni giorni dovevo girare tutti e sette i personaggi, alcune volte tre, verso la fine più spesso due. Una giornata decisamente intensa che finiva tornando in hotel verso le 20, poi di nuovo in palestra, preparavo il giorno successivo e via a letto. Il tutto per cinque mesi. Niente vino, o cene fuori, nessuna vita sociale. Ero molto disciplinata. Di solito ho molta energia, ma certe volte nel pomeriggio ero così svuotata che non riuscivo a parlare con nessuno, fra una ripresa e l’altra. Poteva venire solo la mia assistente, muta, che mi faceva cenno quando mancavano pochi minuti. Avevo un incubo ricorrente in cui chiamavo la gente chiedendo chi fossi quel giorno, davanti a me avevo centinaia di scarpe e nessuno mi rispondeva, fino a che un giorno uscivo scalza con il mio autista che mi chiedeva che problemi avessi. Insomma, è stato molto intenso, divertente, ma anche molto duro.
L’ambientazione del film richiama a un futuro distopico: le fa più paura l’oggi o quello che il mondo potrebbe diventare?
Non sono spaventata, ma preoccupata. Cerco di fare quello che posso in prima persona, invece di vivere nella paura. È tempo che ci rendiamo conto che dobbiamo agire tutti insieme, perché anche se dovrebbero pensarci i politici, i nostri leader, anche individualmente ci sono tante cose che possiamo fare. Guardando ai fatti, stiamo senz’altro andando in una direzione preoccupante, ma non accetto la considerazione che molti fanno: cosa posso fare? Non so da dove cominciare.
C'è un personaggio che l’ha coinvolta più degli altri?
Non farò il nome per non spoilerare, ma c’è una delle sorelle che muore e la cosa mi ha davvero spezzato il cuore. La mia vera sorella, che vive a Londra e a cui sono molto legata, mi ha chiamato una mattina dicendomi: è oggi che muore? È stata una giornata difficile. Sono comunque due le sorelle che sentivo a me più vicine: mercoledì e sabato. È però un film strano e molto interessante, perché il pubblico segue uno dei personaggi, ognuno dei quali diventa il protagonista per un po’, mentre qualcuno poi muore. È molto inusuale che il protagonista muoia, così come per me come attrice è molto strano morire… e poi essere ancora viva. C’è stato un giorno in cui sono morta la mattina e poi durante tutto il resto della giornata ho reagito alla mia stessa morte. Quella sera sono tornata a casa stravolta, non avevo più niente da dare.
Nella sua carriera ha spesso interpretato donne molto forti, ha voglia di cambiare?
Assolutamente. Ho girato un film quest’anno con Ethan Hawke intitolato Stockholm, sulla sindrome di Stoccolma. È un personaggio molto diverso, una grigia impiegata di banca senza energie. Ho cominciato a recitare facendo teatro, il mio cuore risiede nel dramma teatrale. Recentemente ho rifiutato un sacco di ruoli in film d’azione e voglio tornare al dramma puro, senza sparatorie o combattimenti di alcun tipo. Amo alternare i ruoli e lavorare in profondità sui personaggi che interpreto, non importa il genere, ma ora ho grande voglia di storie drammatiche.
A proposito di ruoli drammatici, ha in previsione un film su Maria Callas, è così?
Questa è l’intenzione, per ora non siamo riuscita a sincronizzare i miei impegni con quelli della regista, Niki Caro, che sta lavorando a un grosso film Disney, Mulan. Amo Maria Callas, quando facevo teatro ho recitato per mesi Medea e ricordo una sera, mentre sedevo esausta nel mio camerino, un mio amico regista è entrato e mi ha detto che dovevo iniziare a lavorare in maniera diversa, perché mi stavo uccidendo, andando troppo in profondità ogni sera: 'uscirai di testa come Maria Callas'. Ho sempre avuto una forte connessione con lei, è molto speciale. Amo la moda ed è stata una delle prime grandi dive iconiche che ho conosciuto.
Parlando di moda, è stato divertente per lei esibire tutti i vestiti e stili che contraddistinguono le varie sorelle?
Amo come un vestito possa esprimere quello che provi, da cui viene il mio rispetto e amore per la moda. Se indossi i tacchi e un vestito cammini in maniera diversa rispetto a quando hai le scarpe da ginnastica. Il modo in cui vesti e le scarpe che indossi Influenzano la tua personalità. Sono stata molto coinvolta nel look, ho lavorato a stretto contato con il costumista, in maniera molto precisa; normalmente so bene quello che voglio. Ho vissuto fasi molto diverse ed estreme nella mia vita: sono stata una punk rocker, ho passato un periodo hip hop e uno molto fighetto.