Croce e Delizia: Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio e Jasmine Trinca nella commedia di Simone Godano
Opera seconda su due uomini che si scoprono innamorati, e gay, a cinquant’anni.
Vizi e virtù di due nonni che scoprono di amarsi, di essere gay a cinquant’anni suonati. Una premessa da film comico che Simone Godano, all’opera seconda dopo il buon risultato di Moglie e marito, declina in Croce e delizia, una commedia più di personaggi che di situazioni, rivolgendo uno sguardo curioso ed empatico a più generazioni di nostri connazionali. Ci sono i caciaroni Petagna, famiglia di pescivendoli con un capo famiglia sensibile come Carlo (Alessandro Gassmann) e i Castelvecchio, eccentrici e ricchi, aperti, ma anche egocentrici e disuniti, come il nonno (ma guai a chiamarlo così) Tony (Fabrizio Bentivoglio).
Le due famiglie si trovano in un’estate riuniti casualmente, almeno i più giovani pensano sia così, nella villa vicino al mare del clan Castelvecchio. In realtà Carlo e Tony li hanno riuniti per comunicargli che dopo poche settimane si sposeranno. I figli non sono certo entusiasti, tanto che complottano per far fallire il sodalizio, nascondendo le delizie e facendo emergere soprattutto le croci dei loro rispettivi genitori. Penelope Castelvecchio è interpretata da una Jasmine Trinca in inusuale veste comica, mentre Sandro Petagna è Filippo Scicchitano.
“Il primo rischio era quello di rendere credibile la storia fra loro due”, ha dichiarato Godano incontrando la stampa. “Problema risolto la prima volta che lo ho visti insieme, guardando i loro sguardi e la complicità con cui uno dei due ha rifilato un pizzicotto all’altro. La storia aveva trovato degni e bellissimi protagonisti. Ho cercato di stare dalla parte di tutti i personaggi, di seguire la storia insieme a loro, senza schierarmi ed evitando situazioni di commedia caricaturali. Due uomini scoprono questo amore a 50 anni, ma non è al centro il fatto che sia proprio un amore omosessuale, le storie riguardano i difficili rapporti fra le generazioni, all’interno delle famiglie. Abbiamo giocato con le situazioni, facendo ridere e commuovere, spero che lo spettatore mantenga un sorriso che accompagni i sentimenti di questi personaggi, che gli voglia bene”.
Più delizia che croce, come dice lo stesso Alessandro Gassmann, per il personaggio di Carlo, classe sociale popolare, ma dal gran cuore. “Come sempre mi sono lasciato guidare dalla prima lettura della sceneggiatura, che è fondamentale, deve darmi qualcosa, e questa mi ha dato quello di cui avevo bisogno, come di parlare di accettazione in un momento storico come questo. Un personaggio che forse mi somiglia: non credo di essere molto intelligente, ma di avere una pacatezza e semplicità di pensiero che mi porta ad andare dritto verso quello in cui credo. Carlo sembra quasi perfetto, con Simone abbiamo dovuto lavorare sull’aspetto ‘croce’. Certo, un difetto enorme ce l’ha: è laziale. Filippo Scicchitano ha una romanità molto più vera della mia, per cui mi sono attaccato a lui per somigliargli. Credo che aver girato tutto in un luogo unico, una splendida villa nel litorale laziale, ci abbia aiutato a costruire un clima piacevole e divertente per esprimerci al meglio.”
Si sono sfiorati solo una volta sul set, ma si conoscono da anni, Alessandro Gassman e Fabrizio Bentivoglio. “Non sapete, passavano tutti a casa Bentivoglio negli anni ’80”, ha detto col sorriso Gassmann, “non aggiungo a fare cosa, che è meglio”. Per l’attore milanese la loro familiarità ha reso semplice trovare intimità e la confidenza giusta fra di loro. “Tony si presentava come la classica patata bollente, e a me sono sempre piaciute. Il nostro lavoro deve contenere un’alta percentuale di rischio, per vibrare e dare risultati. Qui c’era il rischio dello stereotipo, della macchietta, andava tutto umanizzato, bisognava rendere reale e umano persino Tony, che sulla pagina sembrava così scostante. È stato evidente fin da subito, col regista, come bisognasse invece lavorare sulla parte delizia, sul far emergere anche il lato migliore del suo carattere”.
Jasmine Trinca ha reagito con un sorriso divertito, alla domanda su come si sia documentata sul pregiudizio che doveva avere il suo personaggio, una volta avuta la notizia della tarda omosessualità del padre. “Oggi è facile documentarsi sul pregiudizio, che per Penelope non riguarda tanto la relazione del padre, e la sua declinazione, quanto la mancanza di affetto con cui l’ha cresciuta, rendendola una ragazza interrotta, mai cresciuta, che cerca una sua strada senza trovarla. Alla fine la troverà dove meno se l’aspetta, in una persona che appariva come diversa e si dimostra poi organica, a livello di legame emotivo. Avevo già incontrato Simone Godano per un film che poi non si è più fatto. Mi è subito piaciuta la maniera diretta con cui mi ha detto che era il caso che facessi una commedia, la fiducia nello stravolgere il mio ‘tipo’ di personaggio. È bene che gli attori si misurino, anche inciampando, con qualcosa che conoscono meno e potrebbe venir loro meno facilmente. Poi da spettatrice sono grande fan della commedia, e durante la lavorazione sono successe cose molto buffe”.
“Certo, ci sono voluti sei mesi di corteggiamento per convincerla”, ha replicato a quel punto il regista. Ne valeva la pena, visto che il personaggio (e l’interpretazione) di Jasmine Trinca sono senz’altro una delle cose più riuscite del film.
Croce e delizia uscirà nelle sale, distribuito da Warner Bros Italia il prossimo 28 febbraio.