Crazy for Football: quando il calcio fa bene alla mente e al cuore
Alla conferenza del docufilm il regista Volfango De Biasi, lo psichiatra Santo Rullo, l'allenatore Enrico Zanchini, il preparatore atletico Vincenzo Cantatore e Gianni Rivera.
Un'uscita evento il 20 febbraio in 45 sale del Circuito Unici in tutta Italia, seguito da una distribuzione - dell'Istituto Luce - più tradizionale il 23 febbraio: questo il programma della presentazione di un film molto particolare, il documentario Crazy For Football, che il regista Volfango De Biasi definisce “Il mio vero film di Natale, in senso Capriano”, e che racconta la bella avventura di una nazionale di calcio a 5 composta da pazienti con disagio psichico, che partecipa ad Osaka ai primi campionati mondiali per pazienti psichiatrici. Un film con tanto cuore, che riscopre i veri valori dello sport e i benefici del fare squadra per persone che soffrono di varie malattie, una storia divertente e commovente che non ha niente di artefatto, ma è il biglietto da visita per cercare sponsor sensibili – oltre alla Federazione Italiana Gioco Calcio che ha fornito le divise ufficiali ed è vicina al progetto, rappresentata in conferenza stampa dal leggendario Gianni Rivera – in grado di aiutare concretamente questi ragazzi e i professionisti che stanno loro vicini a continuare questo percorso, e permettere all'Italia di ospitare nel 2018 il prossimo campionato mondiale. Alla conferenza stampa erano presenti il regista, l'allenatore della squadra Enrico Zanchini, lo psichiatra e titolare della clinica Villa Letizia Santo Rullo e il preparatore atletico, l'ex campione del mondo di pugilato Vincenzo Cantatore.
Questo progetto – racconta Di Biasi – nasce ben 12 anni fa, quando con Francesco Trenta ho girato una piccola Pubblicità Progresso per Santo Rullo, che conosco da 30 anni. Girammo questo piccolo film, Matti per il calcio, che ebbe successo, venne venduto a Rai 3 e vinse anche un premio. Iniziò a girare per il mondo e arrivò anche in Giappone, dove pensarono, proprio perché lì esistono ancora i manicomi, di organizzare un mondiale. Si misero in contatto con Rullo, che ha chiamato me, e dopo aver pensato alla fattibilità organizzativa ed economica della cosa, per formare una Nazionale in così poco tempo, siamo partiti ed è nato Crazy For Football. Vorrei dire un grande grazie alla società civile, quando poi le storie sono forti hanno le loro gambe e dribblano benissimo e va detto che, magari ad intermittenza, di notte, al buio, c'è anche un'Italia bella.
Lo psichiatra Santo Rullo parla di uno dei temi evidenziati dal film: Le emozioni ci cambiano i comportamenti e ci cambiano la vita. I nostri ragazzi vestendo quella maglia come una vera squadra hanno sentito un'emozione che nessuno di noi a parte Rivera ha mai provato. Ad esempio Ruggero, che oggi è qui, ha approfittato di questo scatto emotivo e oggi sta a casa sua, forse è stata la tuta che lo ha portato ad uscire da una struttura sanitaria che in fondo non è molto diversa dai manicomi di 30 anni fa. Sono ragazzi che devono riscoprire le loro emozioni e noi dobbiamo dargliene l'opportunità.
Gianni Rivera racconta la sua reazione al film: Mi è capitato di vedere una partita di non vedenti e dopo quella mia aspetto qualsiasi cosa. Vedi che fanno cose incredibili, da calciatori, accelerano, corrono, si scontrano, senza vedere nulla e solo guidati da qualcuno che gli grida dove andare e dunque dopo quella partita mi sono convinto che grazie al calcio si può fare qualsiasi cosa. Questo film mi ha colpito molto e la cosa bella è che l'allenatore si è comportato da allenatore vero, li ha trattati anche un po' male, come se come fossero calciatori che sapendo giocare non davano quello che potevano dare e ha ottenuto i risultati. Sono molto belle le dichiarazioni di ognuno di loro che ricordava chi era e cosa aveva passato e cosa aveva recuperato grazie al gioco di squadra e al miglioramento tecnico individuale, che ormai nel calcio è trascurato. Ben vengano queste iniziative e questi tecnici che sanno dove indirizzare il percorso.
Chiamato in causa, il simpaticissimo allenatore Enrico Zanchini, racconta: Non credevo di trovare dei ragazzi così disponibili al sacrificio, solo uno di loro aveva già giocato, e in in pochissimo tempo abbiamo formato un gruppo, una squadra. I miei tormentoni li ho mutuati dai bambini che alleno, perché con loro funziona molto la ripetizione di pochi concetti, divertenti e un po' figurati. Ma quando nel film dico che loro hanno giocato il miglior calcio a 5, è perché è stato veramente così, hanno giocato proprio bene e siamo stati solo un po' sfortunati. In quel senso la finale col Perù, con cui avevamo legato molto, è stata la fine ideale. Adesso per noi è molto importante realizzare questo mondiale del 2018 in Italia e preparare la squadra, ho bisogno di altri elementi che devono venire qua, dormire, mangiare ed allenarsi, quindi serve aiuto.
Santo Rullo spiega come l'attività sportiva porti a una riduzione degli psicofarmaci: Il nostro obiettivo è quello di far sì che l'esercizio fisico e la tattica, la tecnica, la strategia di gioco nutriscano la nostra mente. Il nostro organismo produce dopamina e serotonina, che sono neurotrasmettitori e senza un esercizio fisico queste sostanze che consumiamo dobbiamo riassumerle con gli psicofarmaci. I ragazzi che sono stati sottoposti a sedute di allenamento fisico da Cantatore ci hanno permesso di utilizzare meno farmaci, giocando si sono sentiti meglio e hanno potuto ridurli. Si tratta tra l'altro di farmaci che danno un aumento del peso e disturbi metabolici. Lo sport permette alle persone che utilizzano questi farmaci di ridurli e dunque diminuire i disturbi cardiovascolari, visto che chi li prende ha il 20 per cento di aspettativa di vita in meno. Ora in Lombardia è partito un primo progetto sperimentale della Lega Dilettanti con persone con disabilità intellettiva e relazionale. La Quarta categoria per questi ragazzi inizierà nella regione Lazio col campionato che verrà presentato il 1 marzo alla presenza del presidente Zingaretti, che è stato entusiasta del progetto. Le istituzioni stanno salendo su un carro che è emotivamente coinvolgente.
Vincenzo Cantatore racconta la sua esperienza: Avevo cominciato a lavorare con persone con problemi di salute mentale nel 2000, a Rebibbia, poi ho conosciuto Santo Rullo e sono passato a Villa Letizia. Il lavoro che ho fatto è stata sempre una coincidenza, ho avuto la fortuna di scoprire un mondo nato a Huston un po' d anni fa, dove hanno utilizzato lo sport per poter alternare o sostituire i farmaci per almeno il 70/80 per cento, con criteri studiati dalla medicina americana, secondo un protocollo studiato dalle università. Proprio nel pugilato si cerca di sviluppare questo, di cercare di eliminare più farmaci possibili e dare ai ragazzi altre possibilità. In un mese sono riuscito a prendere dei ragazzi che partivano da zero e renderli atleti e giocatori e poterli rendere tali è stata una grande scommessa e una grande soddisfazione personale.
Per concludere un lungo e interessante incontro, in cui si è parlato di molti aspetti del problema e anche della leggerezza con cui si possono raccontare anche argomenti seri col sorriso sulle labbra, lasciamo la parola a Di Biasi, che fa col suo consueto spirito un appello diretto con tanto di nomi ad alcune delle aziende che potrebbero investire sul progetto: Noi siamo un'associazione di ministri senza portafogli, siamo tutti in rosso, ci sarebbe bisogno che le varie Fiat, Puma, Lavazza, Barilla, anche Durex e Beretta, capissero che quando si investe nel sociale con pochissimo si ha un grande ritorno, noi supplichiamo queste aziende, mettendoci sotto i loro piedi (e si possono anche muovere, come diceva Troisi) perché ci mettano dei soldi per far sì che questo progetto del mondiale in Italia l'anno prossimo si realizzi.