Christoph Waltz in Alita - Angelo della battaglia: Non giudico mai i miei personaggi, a nessuno interessa quello che penso io
Nel film diretto da Robert Rodriguez, l'attore Premio Oscar interpreta il ruolo del Dottor Ido.

In Alita: Angelo della Battaglia, il film diretto che Robert Rodriguez e James Cameron hanno tratto dal ll'omonimo manga, Christoph Waltz interpreta la parte del Dottor Dyson Ido. In occasione dell'anteprima europea del film (da ieri, 14 febbraio, nei cinema italiani) abbiamo incontrato e intervistato l'attore due volte Premio Oscar.
Come è stato per lei traslocare dall'Europa all'America.
Un'esperienza completamente diversa. Noi siamo snob. Abbiamo forse motivo di esserlo, siamo condiscendenti e abbiamo un atteggiamento paternalistico nei confronti degli americani, abbiamo motivo di esserlo, ripeto, ma non è così semplice. Questo cliché che immediatamente si forma quando si guarda all'altro lato dell'oceano, è sempre fuorviante. Perché loro ci guardano esattamente nello stesso modo. Una volta che sei lì, tutto è basato sui rapporti individuali, e su come tu da solo riesci a crearti un coinvolgimento unico e individuale, che crea delle relazioni, non una serie di cliché e basta. Noi, dalla nostra prospettiva europea pensiamo che gli americani un pochino ci assomiglino, nella loro diversità ovvio, pensiamo di conoscerli, perché parliamo la lingua, hanno una cultura che crediamo di conoscere attraverso i film che vediamo, ma in realtà non ci rendiamo davvero conto di quanto sono diversi. Una volta accettata questa diversità, tutto diventa più interessante, perché non ci appoggiamo sui cliché ma guardiamo le cose con occhi diversi.
Ido, il suo personaggio, è una persona positiva, generosa nel dare amore e affetto. Finora i suoi personaggi sono stati moralmente discutibili.
Qualche volta questa domanda mi annoia, perché devo parlare di quello che ha visto lei, non quello che ho fatto io. Ma non mi aiuta affatto. Capisco cosa vuole chiedermi, ma io, vede, non passo il mio giudizio morale ai miei personaggi. Specialmente ai personaggi che mi chiedono di interpretare. Non mi serve a niente, perché quello che penso io del mio personaggio è la cosa più irrilevante di tutto il processo. A chi importa cosa penso io? Preoccupatevi di quello che faccio, di quello che vedete. In quel modo il giudizio morale passa al pubblico, ed è lì che appartiene.
È interessante che a Hollywood abbiano accettato il fatto che si possa avere un accento straniero per fare ruoli internazionali.
La parola chiave è internazionale infatti, se volessero un americano, non chiamerebbero mai me, ci sono attori americani straordinari. E nemmeno perché sono una persona gentile che direbbe "No grazie non posso portare via il lavoro ai miei colleghi americani".
Quindi Alita è un film perfetto per lei
Come in tutte le cose, la grandezza del budget definisce il prodotto. Questo è un film hollywoodiano ad alto budget e deve sembrare un film ad alto budget.
La sua relazione padre-figlia sullo schermo.
Sì abbiamo legato, diciamo che abbiamo dovuto trovare del tempo nel programma delle riprese per formare un legame tra noi, fuori dal set. Non è che si può programmare il legame. Credo che sia una cosa tutta americana questa fissa di mercificare qualcosa per poterla poi vendere. Alla fine è quello che stiamo cercando di fare noi qui, creare un legame, dobbiamo creare una connessione in modo da avere una conversazione da gestire. Stiamo ovviamente giocando insieme, per creare un qualcosa che possa funzionare per entrambi. È lo stesso per il regista. Ma non necessariamente deve partire dall'armonia. Sa che pare che Billy Wilder la prima volta che fece il casting per una coppia, chiese se gli attori nella vita reale si odiassero. E quando la casting gli rispose di sì, disse, "Ancora meglio". Il pubblico percepisce questa energia, ma non necessariamente deve essere autentica. È per questo che sono contrario ai bonus e alle scene extra nei dvd. Quello che succede fuori dall'inquadratura, non ti deve interessare. Non può essere tutto "marketizzato".
Lei ha raggiunto il successo da grande. Pensa l’avrebbe gestito diversamente se l'avesse raggiunto prima?
Ma certamente, e mi auguro proprio di sì. È l'unica cosa gratificante del diventare vecchio, o maturare, faccia lei. Ripensare gli errori e gli approcci alle cose. Forse in effetti si può chiamare maturità. Forse.
È felice?
Non lo sono mai stato. Il perché lo discuto a lungo con il mio analista. Vede, sì, la felicità è importante, ma non può essere l’unica forza trainante nella vita. "Diventare felici". Mi dica cosa significa per lei, magari avremmo una conversazione molto interessante. Dico sempre che la Costituzione Americana ha un corpo di premesse meraviglioso, deriva dall'Illuminismo, la Rivoluzione Francese ha avuto sicuramente qualcosa a che fare con tutto ciò anche, per cui l'hanno messo nero su bianco, questa ricerca spasmodica della felicità. Ora tutti credono di avere il diritto ad esserlo, ma davvero solo perché lo trovano scritto da qualche parte? Per me la felicità È la ricerca, ma non se deve essere raggiunta a discapito di qualcun altro.