Checco Zalone presenta Quo vado?: il posto fisso, l'uomo civile, un filo di speranza per l'Italia di domani
Il comico barese ha presentato la sua nuova commedia in uscita al cinema il 1 gennaio 2016.
Nonostante sia stato presentato nei giorni tra il Natale e il Capodanno, nei quali spesso le ferie la fanno da padrone, la sala del cinema Adriano di Roma dove è stato presentato alla stampa il nuovo film di Checco Zalone, Quo Vado?, era piena come in ogni grande occasione che si rispetti. E che la Taodue, società di produzione, avesse riservato alcuni posti, non contava più di tanto.
Zalone, al secolo Luca Medici, pugliese di 38 anni e pochi capelli, è oramai uno dei comici più amati dal pubblico italiano, e gli straordinari risultati al botteghino dei suoi film sono tanto una conferma quando una pur piccola spada di Damocle per quelli di Quo Vado?.
È proprio Pietro Valsecchi, patron di Taodue, a ricordate che gli otto milioni di spettatori (parla di spettatori, il produttore, e non degli oltre 51 milioni di euro d'incasso complessivo) rendevano necessario “sorprenderci e sorprendervi” con questo ritorno in sala. Citando come riferimenti modelli alti, da Sonego a Monicelli, da Risi a Sordi, Valsecchi ha detto che “il cinema italiano ha bisogno di novità, e di rischiare. E con Checco e Gennaro Nunziante [regista e co-sceneggiatore dei film di Zalone, n.d.r.] abbiamo sempre cercato un percorso innovativo.” Dal punto di vista produttivo la sfida si è tradotta in un film “complicato e difficili, con tanti ambienti e location internazionali, dalle isole Svalbard all'Africa, e oltre 17 settimane di riprese: ma non abbiamo guardato a problemi di budget, abbiamo fatto tutto quel che era necessario per il film.”
A differenza del suo produttore, che è incline alla grandeur come connaturato alla sua professione, Checco Zalone conferma uno dei suoi marchi di fabbrica, che è – paradossalmente, ma poi nemmeno tanto – quello dell'understatement, e della modestia. “Mi dissocio da quel che ha detto Valsecchi,” esordisce con una battuta che forse è tale fino a un certo punto, proseguendo poi per dire, con semplicità, “che abbiamo lavorato tantissimo su questi 83 minuti, e così facendo abbiamo forse perso la percezione di quello che abbiamo fatto, quindi è il vostro parere quello che conta.” Raccogliendo, così, una salve di complimenti.
In Quo Vado?, Zalone interpreta un impiegato provinciale che è vissuto e ha prosperato grazie al “posto fisso”, e che vede il mondo crollargli addosso quando una riforma della pubblica amministrazione di stampo para-montian-renziano lo mette di fronte al ricatto di una dirigente ministeriale romana: firmare le dimissioni e accettare una buona uscita, o essere trasferito in luoghi sperduti e lontanissimi dalla sua Puglia. Dopo la titubanza iniziale, e grazie al consiglio di un senatore della Prima Repubblica che gli fece ottenere il posto, il nostro rifiuterà strenuamente di abbandonare il posto fisso, affrontando con impressionante (e stressante, per la dirigente) resilienza ogni trasferimento. Finirà perfino in un centro di ricerca italiano oltre il circolo polare, dove troverà l'amore in una ricercatrice e la possibilità di diventare un “uomo civile” grazie a lei e alla irreprensibile società norvegese. Fino a che le cose non si complicheranno ulteriormente.
“Eravamo angustiati dall'idea di raccontare ancora e sempre la Puglia,” racconta Zalone, spiegando lo spirito internazionale di questo nuovo film. "Grazie, se pensate davvero che con Quo Vado? abbiamo fatto un salto di qualità, noi ci mettiamo molta passione e molto amore. Certo, ci ispiriamo alla commedia che ha reso grande il nostro cinema, quella di Sonego e gli altri, tendiamo a quel cinema lì, ma consapevoli che il loro è un altro livello.”
“Cerchiamo di fotografare quello che abbiamo intorno, quello che vediamo per strada, e di liberarci dal nostro stesso passato,” aggiunge Nunziante. “Per questo, da bravi meridionali, andiamo in letargo per qualche mese: ci puliamo la testa e ricominciamo a lavorare senza pensare ai film precedenti. Siamo molto ansiosi e abbiamo molto rispetto per il pubblico e quello che dobbiamo mandare nelle sale. Quanto al tema del lavoro e del posto fisso,” aggiunge, “vorrei ricordare che noi facciamo ironia, non pedagogia. Noi portiamo nel sangue l'assistenzialismo, raccontiamo il passato nostro e quello dei nostri genitori, un mondo che ci è stato raccontato con ironia: siamo partiti pensando all'impiegato come patriota e non come parassita, dato che si facevano concorsi e regalavano assunzioni per combattere il comunismo e assicurare voti ai democristiani.”
Per Zalone “la commedia è una metafora, non un trattato di sociologia del lavoro”, e il comico quasi si scusa per i 'paroloni' aggiungendo in fretta: “diciamo un sacco di cazzate, insomma. Fino a 10 anni fa il posto fisso era la mia massima aspirazione,” spiega poi. “Ho anche fatto un concorso da vice-ispettore di polizia, ma grazie a Dio fui scartato. Parlo di un'Italia bloccata? Ma io faccio il comico, e lo faccio per ridere. Però Risi o Sonego avrebbero chiuso il film in modo differente da noi, con più cinismo: noi abbiamo voluto portare un filo di speranza, anche a rischio di apparire buonisti.”
Buonista, Quo Vado? non è di sicuro: mette l'italiano davanti a uno specchio, senza glorificarne i difetti, ma offrendo una speranza di miglioramento, il che è un'altra cosa. D'altronde, sebbene spesso politicamente scorretto, il film di Zalone e Nunziante non è mai grossolano o volgare. “Sono state l'educazione e il buon senso, che ci hanno dettato i limiti nella comicità, nella scorrettezza politica. Oggi c'è già la rete che è sufficientemente piena di cose scorrette. Non c'è un grafico per stabilire il limite: quando si passa dalla risata all'offesa lì si è varcata una soglia,” spiega il comico
“Noi non abbiamo mai trattato l'argomento volgarità,” fa eco il regista. “La nostra linea di demarcazione del territorio è casomai la banalità, l'ovvietà. Vogliamo fare comicità senza banalizzare.”
Lontani insomma da buona parte degli autori e degli attori comici di casa nostra, pronti a buttare in vacca anche le occasioni d'incontro con la stampa, Zalone e Nunziante hanno confermato di saper “lavorare con serietà ma ridere al tempo stesso”, per usare le parole della loro attrice Eleonora Giovanardi.
Certo, Zalone fa ridere quando parla di Al Bano e Romina, che appaiono nel film nella loro esibizione sanremese del 2015 con effetti dirompenti sul Checco norvegese e civilizzato, quando racconta di averli incontrati a cena “ma loro non si toccavano mai”, e che avrebbe voluto una scena in cui fare pipì assieme al cantante. Ma è anche capace di serietà quando ringrazia “i ragazzi del centro di ricerca del CNR nelle Svalbard, che stanno lì precari e per pochi euro, e che ci hanno aiutati a rendere più credibile il nostro copione dal punto di vista scientifico.”
Consapevole del bacio ricevuto dalla fortuna, oltre che delle sue capacità, Luca Medici dice che “è bellissimo vivere da Checco Zalone, io ve lo auguro. È bellissimo quando la gente ti ferma per strada, altro che fastidio. Anzi, il mio unico problema è quanto durerà.”
A naso, considerate anche le oltre 1300 sale in cui Quo Vado? sarà proiettato a partire dal 1° gennaio (in molti cinema con spettacoli che avranno inizio poco dopo la mezzanotte), durerà ancora per un bel pezzo.