Black Panther Wakanda Forever, "È bellissimo riabbracciarsi", parola di Ryan Coogler
Il regista Ryan Coogler e le attrici ci parlano di Black Panther: Wakanda Forever e di quale incredibile sfida abbia presentato, dal punto di vista emotivo molto prima che tecnico. Il nuovo film Marvel è da oggi nei cinema.

Chiude la fase 4 del Marvel Cinematic Universe l'evento rappresentato da Black Panther: Wakanda Forever, al cinema dal 9 novembre: abbiamo assistito per l'occasione alla conferenza stampa con il regista e cosceneggiatore Ryan Coogler, accompagnato da una buona parte del cast che ha affrontato l'assenza dello scomparso Chadwick Boseman. Erano presenti Angela Bassett, Letitia Wright, Lupita Nyong'o, Danai Gurira e Tenoch Huerta, nel ruolo del villain della situazione, Namor.
Black Panther: Wakanda Forever, la grande eredità di Chadwick Boseman
Ryan spiega cosa abbia significato riabbracciarsi con tutto il cast, a quattro anni di distanza dal primo Black Panther: oltre al lutto subito per la morte di Chadwick Boseman, c'era stata di mezzo anche la pandemia, e considera un regalo poter elaborare questo dolore nel calore di una reunion. Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios, e il producer Nate Moore ammettono il prevedibile disorientamento subìto dopo la scomparsa di Chad: Coogler aveva lavorato su un copione per un anno, con T'Challa centrale, e bisognava ricominciare da zero. La strategia era mettere al centro di tutto l'importanza del Wakanda e la forza simbolica del mito, affrontando di petto la questione dell'elaborazione del lutto, coinvolgendo i personaggi stessi in questo dolore, tanto che la perdita è diventato il tema fondamentale della storia. Leggi anche Black Panther: Wakanda Forever, Chadwick Boseman sostituito? Il regista spiega perché non era possibile
Letitia Wright, alias Shuri, si è trovata così a interpretare in Black Panther: Wakanda Forever un personaggio diverso da quello visto nel primo capitolo, dov'era solare, fiera di suo fratello, che sosteneva con la sua genialità. Insieme a Ryan Coogler hanno gestito la sua disperazione "con gentilezza", passo dopo passo, in maniera tale da garantire un'immedesimazione del pubblico. Un arco narrativo potente per Shuri, invidiato in parte da Lupita N'yongo, che torna a vestire i panni di Nakia, l'amore di T'Challa, la sua "oasi", che ora deve avere quella funzione di maturità e stabilità anche per Shuri. Lupita confessa: "Interpretarla è stato molto terapeutico per me, perché ho dovuto mettere da parte la mia frustrazione per la perdita di Chadwick, e imparare dalla saggezza che il mio personaggio sembra possedere".
La Okoye di Danai Gurira presenta in Black Panther 2 un volto diverso da quello sicurissimo che il pubblico aveva visto in lei sino a quel momento: uno "spiazzamento" che per l'attrice rifletteva in fondo la sua stessa confusione dopo la morte di Boseman, una vera àncora non solo umana ma anche professionale per tutto il cast e la troupe. "La mia àncora era l'obiettivo di rendergli onore, perché era uno che amava l'eccellenza. Ci incoraggiava sempre tantissimo a fare grandi cose".
L'influenza postuma di Boseman per Coogler è evidente anche nel coinvolgimento di Rihanna per la canzone "Lift Me Up", peraltro suo ritorno a un singolo dopo diversi anni: "Aveva senso che la interpretasse una persona in grado di trasmettere l'idea di maternità, e c'è stato un buon tempismo, perché la stava vivendo proprio in quel momento. [...] Una volta che ce l'ha fatta sentire, poi ha detto direttamente: l'ho fatto per Chad." E Ryan si commuove ricordando come Boseman fosse stato fondamentale nell'organizzare il cast tecnico e artistico del primo Black Panther, creando questa grande famiglia che ora lavora per rendergli omaggio.
Black Panther: Wakanda Forever, Namor, i Maya e una nuova cultura da proteggere
Tenoch Huerta porta sullo schermo Namor, uno dei nuovi personaggi di questa storia. L'attore messicano scherza: "Distruggi una cosa che non conta solo nella storia ma proprio per le persone! Un sacco di gente si identifica col Wakanda, me compreso, con la narrativa della rappresentazione e tutto il resto. Ora mi toccava interpretare il cattivo che distrugge o cerca di distruggere quell'eredità!" Fortunatamente, Tenoch si sentiva tranquillo grazie a una sceneggiatura che per lo meno cercava di spiegare il punto di vista del suo personaggio, se non per giustificarne le azioni più estreme, almeno per renderlo sufficientemente umano.
Mabel Cadena, che interpreta Namora, in quanto donna latinoamericana e messicana, ha sentito su di sé il peso di una responsabilità identitaria, impegnandosi a pronunciare correttamente la lingua indigena, per rispettare la cultura Maya che lei e Tenoch / Namor dovevano incarnare: non era semplice parlare in quel modo, ed era una sfida quasi quanto imparare a rimanere in apnea! È d'altronde l'estensione del messaggio politico di Black Panther a un'altra identità culturale che rischia di autocancellarsi. Tenoch spiega: "In America Latina, specialmente in Messico, neghiamo le nostre radici indigene, mi spiego? È quasi scontato. [...] Ma quasi tutti in Messico hanno radici indigene o africane. [...] Quindi abbracciamo queste radici e onoriamo queste due origini. [...] Spero che il film aiuti le persone ad abbracciare chi sono, chi siamo, a guardarsi allo specchio e a dire: quello che vedo va bene. Ci hanno insegnato a vergognarci di chi siamo, ma è tempo di darci un taglio e dire: io sono così e non c'è niente di sbagliato in me."