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Bill Binney, un americano buono: "La democrazia non è uno sport da spettatori"

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Parla il protagonista del documentario A Good American, storia dell'inventore di rivoluzionario programma di sorveglianza e di quello che è successo alla NSA prima e dopo l'11 settembre 2001.

Bill Binney, un americano buono: "La democrazia non è uno sport da spettatori"

Bill Binney è un signore americano di 73 anni, che si muove usando la sedia a rotelle. Un tipo apparentemente comune, con un viso a metà tra Pier Luigi Bersani e Michael Shannon, che confonderesti tra la folla; un tipo che, però, tanto comune poi non è.
Binney, mente matematica di prim'ordine, è stato per trent'anni il direttore tecnico della NSA, la Nationa Security Agency degli Stati Uniti, una delle più importanti agenzie d'intelligence del mondo, e l'inventore di un rivoluzionario software - chiamato Thin Thread - capace di traghettare lo spionaggio nel mondo digitale; e, potenzialmente, di elaborare tutti i tipi di dati provenienti dalla sorveglianza di ogni singolo abitante del pianeta.
"Il progetto di Thin Thread è nato perché già negli anni Novanta i dati raccolti digitalmente dalle agenzie erano tantissimi, e gli analisti non riuscivano ad estrarre nulla di significativo e sensibile da essi. Non trovavano un criterio," spiega l'americano. "Noi lo abbiamo fatto tramite un software, in maniera automatica."
Solo che il programma Thin Thread, che - è stato dimostrato con un test compiuto a posteriori dalla stessa NSA - avrebbe potuto quasi sicuramente sventare l'attacco alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001, è stato boicottato e chiuso dai vertici dell'agenzia americana perché in contrasto con un altro programma ufficiale voluto dall'allora direttore Michael Hayden, Trailblazer. Un programma molto più costoso dell'economico software di Binney, che avrebbe quindi riempito le casse della NSA e dei suoi contractors in maniera assai più cospicua.
Chiuso il programma, e fatti fuori Binney e il suo team, la NSA ha iniziato a usare  Thin Thread per i piani di sorveglianza segreta poi denunciati da Edward Snowden, privandolo dei filtri voluti da Binney per tutelare la privacy dei cittadini americani e di tutto il mondo.

Questa storia è raccontata, in maniera assai più estesa e dettagliata di quanto fatto qui, in un documentario dell'austriaco Friedrich Moser intitolato A Good American (l'assonanza con "The Quiet American" di Graham Greene non appare casuale), che uscirà nelle sale italiane il prossimo 2 marzo distribuito da Arch Film.
"Ho iniziato a interessarmi delle questioni legate allo spionaggio digitale nel 2010, con l'esplosione del caso WikiLeaks," racconta il regista. "Avevo iniziato a lavorare su un gruppo hacker, i Telekomics, che si occupavano tenere aperte le comunicazioni anche quando i governi chiudevano internet e reti telefoniche durante le primavere arabe. Molti di loro sono stati catturati e uccisi in Siria, per via di per via di un software di sorveglianza americano finito illegalmente in mano al governo siriano: perché esiste un florido un mercato nero di questo genere di programmi. E questo software, che si chiama Blue Code, è stato scoperto essere attivo in quasi tutti i paesi vittime di dittature, e anche in molti paesi dell'Unione Europea. Quando ero pronto a fare un film su questo," continua Moser, "è scoppiato il caso Snowden, che indicava chiaramente che la questione legata alla sorveglianza aveva proporzioni ancora più grandi di quanto non pensassi. Io sono uno storico, e quello che mi interessava era capire come eravamo passati dagli anni della Guerra Fredda, quando le agenzie di intelligence sorvegliavano il nemico, alla situazione attuale nella quale oggetto di sorveglianza sono i cittadini. E sapevo che Bill Binney era la persona adatta per raccontare questo cambio di paradigma. Lui, poi mi ha raccontato di Thin Thread, e l'idea del mio film è cambiata ancora: dal ritratto di una spia a qualcosa di diverso, a quello che vedete in A Good American."

Nel film come nell'incontro con i giornalisti, Binney non ha peli sulla lingua. È stato un whistleblower, è andato in tribunale, ha raccontato la sua storia pubblicamente, e questo gli dà sicurezza. "Se non sono in pericolo fisicamente," dice, "è proprio perché sono uscito allo scoperto. Più sei alla luce del sole, più sei al sicuro. Se mi capitasse qualcosa, tutti saprebbero di chi è la responsabilità."
Ciò contro cui si è scagliato, e che viene raccontato nel film, è quello che definire "un tradimento dei principi fondanti degli Stati Uniti d'America e della Costituzione", una serie di illeciti che hanno visto l'NSA mettere in secondo piano la sicurezza nazionale e in primo gli interessi economici, e utilizzare gli strumenti di sorveglianza da lui sviluppati contro lo stesso popolo americano.
"Volume, velocità e varietà nella raccolta dei dati: sono i tre elementi che sono stati usati da Michael Hayden per battere cassa al Congresso," spiega Binney. "Ma il nostro programma possedeva già tutti e tre questi requisiti ed era operativo quando il suo, il progetto Trailblazer, ancora era un pezzo di carta. Però quello costava tantissimo, e il nostro no. Quindi ci hanno chiuso." Tutto questo, tre mesi prima dell'11 settembre. E dopo l'11 settembre, Thin Thread è stato usato, in segreto, per monitorare e sorvegliare tutti: anche i cittadini americani. Quando Binney l'ha scoperto, ha dato le dimissioni.
"Lo stanno usando ancora oggi," dice il critto-matematico. "Solo che hanno rimosso i filtri che avevamo messo in ingresso, per non ingerire e analizzare dati che non fossero sensibili, tutelando così la privacy degli individui. Hanno rimosso anche un secondo filtro, che garantiva l'anonimato delle persone anche se i dati erano ritenuti sensibili, fino a che non veniva provato che era un possibile oggetto di indagine da parte dell'intelligence. E hanno rimosso anche la generazione di un report automatico di tutta l'attività svolta dal software, che avrebbe rappresentato una prova materiale di quello che stavano facendo con quei dati, e come li stavano raccogliendo."
Per Binney, è chiaro che l'obiettivo primario della sorveglianza, oggi, non è più la lotta al terrorismo: "La quantità di dati che sono in grado di raccogliere è oggi ancora più elevata di 15 anni fa: ma intelligence è la capacità di estrarre elementi significativi dai dati, mentre oggi non sono in grado di capire nulla. Per loro intelligence significa solo raccolta: una raccolta a scopo di potere. Questo modo di operare è lo stesso di J. Edgar Hoover."

Questa situazione, per Binney, "è preoccupante. Dovremmo azzerare tutto e ricominciare daccapo. Forse allora la speranza per questo colpo di spugna, ora che i dati emergono per attaccare perfino il Presidente, è proprio Trump, che avrebbe il potere di fare piazza pulita."
Perché Binney non è un sovversivo né un anarchico. Come Edward Snowden (che, secondo lui, non dovrebbe tornare negli Stati Uniti e che la Russia non lascerà mai andare: "per Putin è un fiore all'occhiello, e un arma contro gli USA"), si ritiene un patriota: nonostante abbia dovuto affrontare un indagine dell'FBI e le minacce di accusa da parte del Dipartimento di Giustizia, da cui si è salvato grazie alle tante prove a carico di esponenti governativi da lui raccolte, che avrebbero fatto emergere come un procedimento contro di lui sarebbe stato doloso. "Per fargli sapere che avevo quest'asso nella manica, mi è bastato chiamare un amico, una telefonata che sapevo sarebbe stata incercettata," sogghigna Binney. "Dopo un mese ho ricevuto una lettera d'immunità non sollecitata da parte del Dipartimento di Giustizia."

Al momento, Bill Binney ha in corso quattro cause contro il Governo americano per violazioni costituzionali. Il suo tentativo, dice, "è quello di ottenere un verdetto di anticostituzionalità di certe pratiche, per far crollare questo castello di carte. La situazione in America va sistemata, ripulita: e io come cittadino cerco di farlo attraverso le corti di giustizia. Perché la democrazia non è uno sport da spettatori."

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