Bari International Film Festival 2014: Ettore Scola parla di Massimo Troisi
L’ultimo appuntamento dei Focus è dedicato a Massimo Troisi, raccontato nelle parole di un regista che lo diresse per tre volte

Nella giornata del tributo a Massimo Troisi, scomparso 20 anni fa, Il Bif&st ricorda il grande attore napoletano non solamente con Michael Radford, che ha parlato a lungo della dolorosa esperienza de Il postino, ma anche con Ettore Scola, che in uno dei Focus di Franco Montini ha condiviso con il pubblico i suoi ricordi e le sue opinioni su un artista che arrivò a conoscere molto bene.
Un intellettuale del sud
“Il lavoro con Massimo è sempre stato molto particolare. Massimo non era un attore, ma un intellettuale meridionale interessato all’analisi del sud. Era molto polemico nei confronti di quelle persone che avevano l’abitudine di criticare il sud. Diceva: ‘Se vieni dal sud, la gente in treno ti chiede se sei un emigrante. Perché se uno viene dal nord viaggia, mentre se arriva dal sud deve per forza emigrare?’. Massimo si domandava in continuazione cosa pensassero gli altri italiani di Napoli. Detestava gli attori napoletani, di cui diceva: ‘Credono di saper fare tutto e invece non sanno fare niente”. Se qualcuno gli si avvicinava entusiasta dicendogli che era di Napoli, lui rispondeva: ‘Peggio per te’”.
La pigrizia
“Massimo era pigro. Quando gli consigliavo di dirigere i film in cui recitava, mi rispondeva che gli costava fatica, che girare con me gli dava grande tranquillità: ‘Io con te mi distendo’ – diceva. ‘Mi riposo’. Lui aveva la religione di come passare il tempo. Si riposava, e mentre si riposava, rifletteva. Era quello per lui il vero tempo guadagnato”.
Troisi, Mastroianni e la vita
“Massimo Troisi era un piccolo Leopardi, era un filosofo, era un pessimista. Marcello Mastroianni, invece, amava la vita, la mordeva. Per lui la vita era tutta da scoprire. Massimo era sospettoso nei confronti della vita, non si fidava. Forse, se non la ami, la vita se ne accorge e si comporta di conseguenza. Forse la malformazione cardiaca di Massimo creava una distanza fra lui e le cose. Anche se Marcello era più grande, sembrava il figlio di Massimo, un figlio scapestrato”.
Eduardo, Totò, Sordi e Troisi
“A Eduardo interessava scoprire l’uomo e la psicologia napoletana, che è fatta di furbizia e saggezza. Massimo invece, da persona malinconica e notturna, cercava l’ombra del carattere napoletano. Ci sono solo 3 attori per cui ho scritto appositamente dei copioni: Totò, Sordi e, appunto, Troisi.
Parlavano lingue diverse e avevano stili diversi. Totò era surreale, funambolico, era legato al Futurismo, alle poesie di Marinetti. Sordi era profondamente legato a Roma, non alla Roma di Petrolini, ma a quella del carattere, dell’istinto e della sfrontatezza. Quando proponevo un personaggio a Sordi, mi chiedeva: ‘Ma non può essere anche zoppo, oppure cieco?’. Cercava sempre di deformarsi, di diventare mostruoso. In Massimo, invece, c’era una grazia tenue, una tristezza che non lo abbandonava mai e che si intravedeva nel suo modo di recitare”.
Un attore universale
“Ricomincio da tre, Le vie del signore e Scusate il ritardo ebbero molto più successo a Milano che a Napoli, e questo perché la comicità di Massimo era universale. Aveva una comicità particolare. Non si capiva esattamente tutto quello che diceva, faceva molte ellissi. Eppure era profondamente amato e questo perché il suo era un linguaggio dell’anima”.
Se Troisi fosse ancora vivo
Se Massimo oggi fosse ancora vivo non sarebbe tanto diverso da quello con cui ho lavorato io. Il sud di oggi è ancora pieno di problemi. Massimo avrebbe continuato il suo cammino di critica nei confronti del sud. La città di Napoli gli avrebbe fornito nuovi argomenti per fare comicità”.