Autenticità di sentimenti e leggerezza: ecco Settembre di Giulia Steigerwalt
Il Bari International Film Festival 2022 ha ospitato l'anteprima internazionale di Settembre, primo film della sceneggiatrice Giulia Louise Steigerwalt. La regista lo ha presentato insieme al produttore Matteo Rovere.

Il Bari International Film Festival è un'ottima vetrina sia per il cinema internazionale che per il cinema che vedremo in un futuro prossimo. Una commedia intelligente e sofisticata che abbiamo particolarmente amato, e che uscirà il 5 maggio, distribuita da 01 Distribution, è Settembre, il primo film da regista di Giulia Steigerwalt, già sceneggiatrice di Moglie e marito, Il Campione e Marilyn ha gli occhi neri.
A produrre questo "gioiellino", in cui profondità e leggerezza si fondono a meraviglia, è Groenlandia Film, casa di produzione in rappresentanza della quale è arrivato al Bif&st Matteo Rovere. Il regista di Romulus sorride felice, perché il pubblico del Teatro Petruzzelli ha applaudito a lungo Settembre, che fa parte della sezione Anteprime Internazionali. E infatti eccolo dichiarare, durante la conferenza stampa di presentazione del film: “Bari è davvero una cornice speciale per presentare i nostri film. Siamo stati molto contenti di essere accolti calorosamente, perché per noi questo è un titolo importante. Segna da una parte un punto d'arrivo, perché Giulia è una sceneggiatrice che ha scritto con noi diversi film andati molto bene, e coltivava da tempo questo sogno, e dall'altra è anche un punto di partenza, perché si tratta di un'opera prima che è stata sviluppata a lungo da Groenlandia e da una struttura editoriale specifica costituita dalla stessa Giulia insieme ad altre collaboratrici che si occupa di film che verranno poi diretti da donne. Abbiamo avuto piena libertà di espressione, che ci è stata concessa innanzitutto da Rai Cinema, che ha creduto da subito nel lavoro di Giulia".
Forse non tutti non sanno che anche Woody Allen ha intitolato uno dei suoi lungometraggi Settembre. La commedia di Giulia Steigerwalt non è un omaggio a questo film e l'omonimia è puramente casuale: "Il titolo è stato un'idea di Matteo e nasce dalla spinta a raccontare la voglia di ricominciare. Io sono ancora legata, come molti, al ciclo scolastico, nel senso che per me l'inizio dell'anno coincide con il principio di settembre e non di gennaio. In più il film era ambientato a settembre, e quindi perché non prendere spunto dal nome del mese? E’ stato dopo che ci siamo resi conto che anche Woody Allen aveva girato un Settembre".
Poi la neo regista spiega la genesi del film, che incrocia tre storie. La prima ha per protagonisti due ragazzini che sono grandi esperti di sesso in teoria ma non in pratica. La seconda parla di due amiche del cuore che si scoprono innamorate. La terza narra di una prostituta e di un suo cliente non più nel fiore degli anni: "La trama" - dice la Steigerwalt - "nasce da una serie di storie che mi è capitato di sentire nel tempo. La vicenda dei ragazzi prende spunto da alcuni racconti della sorellina di una mia amica, che ci spiegava ciò che accadeva nei bagni di scuola. Ero un po’ sconvolta dalle sue parole, ma ripensandoci mi sono detta: 'Ma guarda un po’, com'è facile per loro l'accesso a certi temi, però di fondo non mancano l'emozione, i sentimenti, l'imbarazzo, che restano uguali e sono gli stessi che provavo io alla loro età. Mi affascinava, insomma, l'idea di mostrare l’attrito che c'è fra una grandissima praticità e l'universalità di determinate sensazioni. La storia delle donne trae invece origine da un racconto che ho sentito fare a tavola da amici dei miei. Uno era un po' sconvolto, perché questa disavventura era accaduta a un suo amico, la cui moglie si era innamorata dell'amica del cuore ed era andata a vivere con lei. La storia di Fabrizio Bentivoglio e della giovane prostituta, infine, nasce dall’osservazione diretta. Se abiti in una grande città, ti capita spesso di andare un po’ fuori, vedere tutte queste prostitute e di chiederti tante cose su di loro".
Ogni vicenda narrata, spiega ancora Giulia Steigerwelt, ha una sua autonomia, ma c'è qualcosa che la lega intimamente alle altre: "Tutte queste storie erano unite nella mia testa da un tema comune e che sentivo forte che coincide con un’autenticità dei sentimenti, un rientrare in contatto con se stessi nel momento in cui incontri qualcuno che ti risveglia da una situazione in cui ti sei assopito, sei incastrato, tanto che vai avanti senza chiederti più cosa desideri veramente. Volevo parlare di un risveglio collettivo. Queste vicende si toccano appena, però si influenzano molto".
In principio Settembre era un cortometraggio, o meglio Giulia aveva immaginato il film così com'è, ma Matteo Rovere e Sydney Sibilia volevano che "la ragazza" si facesse le ossa con qualcosa di più breve durata: "Già con il cortometraggio, che è l’episodio dei ragazzini" - dice Matteo Rovere - "Giulia aveva dimostrato una capacità registica che si affiancava al suo talento di scrittura abbastanza netto, perché Giulia ha studiato negli Stati Uniti e poi in Italia. Il suo percorso è interessante perché mescola due culture cinematografiche diverse: la formazione americana, che si fonda sui tre atti, e quella italiana, che riavvicina la materia drammaturgica alle emozioni delle persone, al calore e ai personaggi. Questa sintesi secondo me è abbastanza unica. Inoltre è molto chiara, per me che faccio anche il regista, la sua capacità di non restituire una regia lineare e apparentemente semplice. Il film ha una sofisticatezza di fondo che forse non si percepisce a pieno. Essendo poi una storia fatta anche di dialoghi, di emozioni, di persone che parlano anche in interni, solo uno sguardo più tecnico credo che riesca a cogliere quanto ci sia di profondo nella scelta delle immagini".
Anche Giulia parla della sua formazione, indicando anche qualche riferimento cinematografico: "Mi interessava fare un film che fosse profondamente italiano e non volevo assolutamente discostarmi dalla cultura di appartenenza della storia. Però è vero che la mia formazione è americana, e per questo amo tantissimo le cosiddette dramedy, le commedie indipendenti americane. Mi piacciono tanto perché penso sia un tipo di cinema accessibile, anche produttivamente, a tutti, perché si basa essenzialmente su scrittura e attori, ed è un genere che trovo favoloso. Penso, ad esempio, a Little Miss Sunshine o a Juno. Sono poi una grandissima fan di Greta Gerwig. In generale apprezzo questa tipologia di film che uniscono l'ironia al dramma".
Amante dei piccoli difetti e dell'imperfezione, tanto da impedire ai truccatori di nascondere occhiaie o brufoli, Giulia Steigerwalt ha infine parlato del suo stile, che passa da campi lunghi a primi piani e che non è mai statico o banale: "Da un punto di vista di regia, mi interessava molto esplorare un mondo e, scendendo un po’ più nel tecnico, di tenermi larga per mostrare la sua complessità. Però, poi, nel momento in cui c'era un'intensità di emozioni, diventava per me fondamentale essere molto intima con i personaggi, ecco perché con il direttore della fotografia abbiamo ricercato diversi primi piani. Era fondamentale entrare in empatia con i protagonisti".
Settembre ha un cast strepitoso. Accanto al già citato Fabrzio Bentivoglio recitano Barbara Ronchi, Thony, Andrea Sartoretti, Tesa Litvan, Enrico Borello, Margherita Rebeggiani, Luca Nozzoli, Arianna Ascoli.