Arrivano i Piccoli crimini coniugali di Margherita Buy e Sergio Castellitto, orchestrati da Alex Infascelli
Con i piedi, però nelle orme della pièce di Eric-Emmanuel Schmitt da cui il film, nelle sale dal 6 aprile, è stato tratto.
Con S is for Stanley era tornato al cinema col botto, dopo quasi un decennio di lontananza, vincendo il David di Donatello per il miglior documentario e conquistando una nomination agli European Film Awards nella stessa categoria. Ora Alex Infascelli spera, forse, di bissare quel successo con un nuovo film, ma di finzione: Piccoli crimini coniugali, adattamento dell'omonimo testo teatrale del 2003 di Eric-Emmanuel Schmitt, pubblicato in Italia da e/o.
Tutto ambientato in un appartamento (un tempo realmente appartenuto a Silvana Mangano), il film racconta di un uomo (Sergio Castellitto) che ha perso la memoria a causa di un misterioso incidente domestico, e di sua moglie (Margherita Buy) che cerca di aiutarlo a ricostruire la sua identità, e il loro rapporto. Presto, però, emerge il dubbio: che lei stia cercando di raccontare un uomo nuovo, a quel marito? Che lui, forse, ricordi più di quello che dice di ricordare?
"Ero rimasto molto colpito dalla pièce di Schmitt," racconta Infascelli. "Forse l'avevo anche dimenticata, ma quando mi hanno chiesto che film volessi fare, ho subito scelto di adattarla: forse anche perché era un momento della mia vita nel quale la dimensione di coppia era il centro di tutto. Sono pochi i testi capaci di raccontare la coppia in maniera così particolare, e teatrale. In ogni relazione amorosa, ma forse in ogni relazione in generale, ognuno di noi sceglie dei costumi, un personaggio, che poi ci accompagnano sempre nel corso della durata di quella relazione. Leggendo il libro," prosegue, "ho capito che aveva molto a che fare con il mio modo di vestire la coppia, e che mi dava la possibilità di raccontarla in un modo insolito nel contesto di un cinema che invece tende o verso il naturalismo, o vero la fantasia che si allontana dalla realtà."
Infascelli, che del film è anche co-sceneggiatore, montatore e co-autore della colonna sonora, insiste molto sull'impianto teatrale del racconto e del film, su una messa in scena che volutamente si allontana dal naturalismo: "Perché per me era la rappresentazione, il modo più puro a disposizione per cercare di somigliare alla realtà. A quella realtà dove comunque interpretiamo dei ruoli, e mettiamo in scena qualcosa. Per questo motivo," spiega, "nell'adattare il testo con Francesca Manieri abbiamo voluto mettere i piedi nelle orme di Schmidt, mantenere il dubbio contenuto nel testo senza cercare di dare un senso alle battute, col risultato di perderlo. Il complesso gioco di scatole cinesi e di scorciatoie della pièce si poteva solo riprodurre attraverso l'ambiguità e l'assenza di colore, senza stemperare la letterarietà, come spesso si fa al cinema. E Margherita e Sergio ci hanno aiutato molto in questa cosa, portandola a un livello ancora più alto."
Se Margherita Buy, con una sincerità da applausi, non ne può più di chi le chiede di parlare del suo personaggio, e si limita a sottolineare a mezza bocca che è "una figura affascinante e particolare capace si sintetizzare tante donne diverse, più moderna rispetto a quella del testo originale," Sergio Castellitto - con cui è protagonista della nuova serie di In Treatment, girata subito dopo questo film - prende la domanda più alla larga, concentrandosi sul film in generale. "Avremmo potuto intitolarlo Amore ai tempi del rancore, o del rimpianto," dice. "È un Carnage che vede protagonisti due reduci dalla guerra del loro amore, in una casa che di quell'amore è un mausoleo. Due reduci che finiscono davanti a un baratro dentro al quale ancora non sono caduti. Penso che Margherita e io siamo stati gli attori giusti," si concede con generosità, "e Alex è stato il narratore giusto: perché abbiamo consentito al gelo del testo il disgelo dell’umanità. In un cinema italiano che si avvia a diventare archeologico, con tutte le sue insignificanti comiche, un film così è un gesto di coraggio."
Infascelli non ha bisogno di una domanda, invece, per fare pubblici complimenti ai suoi due attori, tenendoci a specificare che però "non è solito pompino del caso. Perché Sergio e Margherita per me sono stati davvero come una specie di università, compressa nei 14 giorni delle riprese. E se di Margherita conosciamo l’aspetto psicotico, il suo essere una foglia al vento in balia degli eventi, mentre invece è una roccia, Sergio, che sembra un maschio alfa è un uomo di una tenerezza assoluta. Tutti e due mi hanno aiutato a dirigere questo film," conclude. "Non imponendomi scelte di regia ma aiutandomi a capire cosa vuol dire dirigere davvero un attore, come solo i grandi attori sanno fare."
Due attori in scena dall'inizio alla fine, in un film che parte sulle musiche quasi tribali dello stesso Infascelli che sono "le percussioni di un cuore che batte, di ossa che si rompono, di porte che sbattono: che sono tamburi di guerra che ci portano verso un patibolo quotidiano."