Interviste Cinema

Annabelle - parla il regista del film John R. Leonetti: 'Il mio horror d'altri tempi'

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Il film arriva in sala il 2 ottobre

Annabelle - parla il regista del film John R. Leonetti: 'Il mio horror d'altri tempi'

Dopo il successo di pubblico e critica ottenuto da The Conjuring - L'evocazione, ecco arrivare nelle sale italiane il prequel spin-off che vede al centro della vicenda la spaventosa bambola che apriva quel film. Annabelle è diretto da John R. Leonetti, che di The Conjuring è stato direttore della fotografia. Ecco cosa ci ha raccontato il regista del nuovo progetto che promette di rinverdire i fasti un un genere pensato alla vecchia maniera...

Come The Conjuring, anche Annabelle porta avanti un'idea di cinema horror in cui ciò che viene suggerito è più importante e spaventoso di ciò che poi viene mostrato. Come avete scelto quest'approccio?

Per The Conjuring lo ha scelto James Wan, uno che storia del cinema horror ne sa moltissimo, e soprattutto sa come trarne ispirazione. Io ho scelto di continuare su quella strada perché credo sia la più difficile da percorrere ma anche la gratificante se si riesce a far bene. Non ho nulla contro i torture-movie o gli slasher che si fanno oggi, ma preferisco di gran lunga che a spaventarmi sia qualcosa che non riesco a vedere. Finché non sai cosa fronteggiare, il pericolo sarà sempre più spaventoso. E poi secondo me c'è più cinema in questo tipo di film, perché devi costruire tutto alla perfezione, dalle scenografie al montaggio alla scelta giusta delle musiche.

Nel suo film ci sono riferimenti specifici alla storia del cinema horror...

Certamente, non poteva essere altrimenti, sono convinto che l'horror abbia prodotto capolavori che vanno ben oltre lo stesso genere. Prima di tutto ci siamo rifatti a Rosemary's Baby di Roman Polanski, soprattutto per quanto riguarda la parte del film dentro il condominio. L'attenzione alle scenografie, la volontà di renderle claustrofobiche, è un'idea che Polanski ha portato così bene nella storia del cinema americano che è praticamente impossibile non adoperarla come riferimento primo...

Il film è aperto da una scena di violenza domestica di fortissimo impatto. anche quel caso il riferimento mi pare specifico.

All'inizio ammetto che non sapevo come girarla, e quando sono dubbioso riguardo qualcosa che riguarda il cinema corro sempre al riparo guardando all'opera di Alfred Hitchcock. Ecco che riguardando La finestra sul cortile come avrei dovuto aprire la sequenza, che poi è la parte più importante per introdurre lo spettatore nello stato di tensione che seguirà. Tutto il resto è diventato poi più semplice, una volta capito come iniziare un momento del genere poi arrivano anche il montaggio e la musica a valorizzare tutto.

Come in The Conjuring la ricostruzione d'epoca è fondamentale. Come avete lavorato per rendere le ambientazioni così spaventose?

Coordinandoci al meglio tra il reparto fotografia e quello scenografia. Sapevamo di non avere un budget gigantesco a disposizione, così abbiamo fatto un grande lavoro di preparazione sui set, cercando carte da parati e mobilio che potessero catturare in maniera lugubre la luce. Con James Kniest (il direttore della fotografia di Annabelle, ndr.) abbiamo cercato di adoperare un'idea di illuminazione in cui i punti luce non provenissero dalle solite posizioni, ma da altre che di solito non si hanno dentro un interno. È un procedimento che lo spettatore percepisce quasi sempre in maniera inconscia, ma che gli trasmette una sensazione di straniamento che lo predispone a essere poi spaventato.

Mi corregga se sbaglio, ma il modo in cui usa i punti-luce all'interno delle inquadrature, soprattutto nella cameretta del neonato, mi ha ricordato il lavoro di un grande direttore della fotografia come Owen Roizman ne L'esorcista.

È assolutamente vero. Ci sono un paio di scene ne L'esorcista con Max von Sydow in cui l'inquadratura è dominata dalla luce livida di una lampada. È un processo di illuminazione che rende l'immagine fredda e insieme molto inquietante, Roizman è stato un maestro nell'adoperare questo espediente, e noi ce ne siamo riappropriati al meglio delle nostre possibilità.

Sono rimasto molto colpito dall'efficacia della protagonista Annabelle Wallis. Come l'ha scelta per il ruolo principale?

Attraverso il più classico dei provini. Quando ha sostenuto il primo ne sono rimasto colpito, così sono andato a cercare ciò che aveva fatto in precedenza. Quando l'ho vista ne I Tudor ho capito che sapeva coniugare fragilità e decisione, proprio ciò che ci serviva per il personaggio di Mia, così l'abbiamo chiamata per una seconda intervista in cui si è rivelata ancora più convincente, così ha avuto la parte. Si è rivelata la scelta giusta, ha costruito un personaggio pieno di dubbi ma tutt'altro che indifeso, capace di lottare per la propria vita. Ci tengo però a sottolineare che Annabelle ha anche un grande cast di supporto: ci sono ad esempio due grandi attori come Alfree Woodard e Tony Amendola, che sono nel giro da anni e ormai posseggono un mestiere di qualità altissima.


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