Amate sponde: al cinema dal 14 marzo lo spettacolare documentario per musica e immagini sul nostro Paese
Dopo l'anteprima alla Festa del cinema di Roma e il passaggio al Torino Film Festival, esce al cinema il 14 marzo per la Giornata nazionale del paesaggio, Amate Sponde, il film di Egidio Eronico che racconta il nostro paese come non l'abbiamo mai visto. Incontro col regista e i produttori.
Arriva al cinema il 14 marzo per la Giornata nazionale del paesaggio, con Luce Cinecittà, Amate sponde, un film patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, assolutamente meritevole di visione e attenzione, e che dopo l’anteprima alla Festa del cinema di Roma e il passaggio al Torino Film Festival è stato presentato alla stampa dal regista Egidio Eronico, coi produttori Alessandro Carròli e Leonardo Baraldi, insieme a Marina Baldi, climatologa e ricercatrice del CNR. Amate sponde non è un documentario qualsiasi, con immagini, musica e interviste, ma è un’opera altamente cinematografica, che ci mostra l’Italia, da Nord a Sud, isole comprese, dall’alto dello spazio alla terra e al mare, come non l’abbiamo mai vista: con le sue eccellenze e contraddizioni, gli spettacolari paesaggi sottoposti alla continua erosione delle formiche umane che continuano ad edificare case in cui spesso, per il calo demografico, nessuno andrà ad abitare, gli insediamenti in zone pericolose, il rischio sismico, gli ecomostri, ma anche la grande varietà, le conquiste tecnologiche, le città d’arte, i riti antichi e religiosi, il tempo libero e la grande bellezza di una fragile striscia di terra che troppo spesso diamo per scontata.
Le immagini che raccontano tutto questo, avvolgendo lo spettatore che si trova a esplorare il nostro Paese da improbabili punti di vista, non sono mai state viste prima e si devono in gran parte, come le riconosce il regista, alla direttrice della fotografia Sara Purgatorio, che ha studiato in Messico e che Eronico ha scelto dopo aver visto in internet dei suoi lavori lì realizzati. Per le riprese è stata utilizzata una modernissima telecamera Venice 2 Sony, ma è stato fondamentale per ottenere il risultato voluto, l’uso delle ottiche anamorfiche degli anni ‘70, oggi cadute nel dimenticatoio, che danno anche ai primi piani delle persone una nitidezza e una profondità impressionante. Per le musiche, che insieme ai suoni e alle voci, registrate e poi distillato per inserirle nel film, Egidio Eronico si è rivolto a Vittorio Cosma. Il regista ha subito pensato al musicista e produttore musicale che vive e lavora a Milano, ex turnista della PFM, collaboratore di Elio e le storie tese e di molti artisti internazionali, per una colonna sonora che non è di puro accompagnamento: “Abbiamo discusso e ascoltato moltissimo insieme. Ho un’autentica passione per la musica e volevo che avesse un suo peso specifico nel film. Volevo che avesse una doppia veste, sia acustica che elettronica”.
Amate sponde (incipit di “Per la liberazione d’Italia” di Vincenzo Monti, ha, per volontà di Eronico, la struttura di una suite inglese di Bach, con un prologo, degli sviluppi, dei ritorni e un epilogo. Attenzione però, nonostante l'assenza di parola, non è un film muto, come non lo erano i grandi capolavori degli anni Venti, quando “il cinema era già al massimo della sua potenza espressiva”, ma semplicemente un film senza dialoghi, che però ci parla e dice molte cose. Per realizzarlo è stato dunque fondamentale scrivere una sceneggiatura, che non ha ovviamente la classica struttura di un copione, ma è costituita da 240 pagine di dati, statistiche, note, immagini e fotografie. Per il progetto, che risale a moltissimi anni fa, è stato alla fine realizzato tanto di quel materiale che dopo aver montato i 78 minuti che vediamo ne è rimasto tantissimo, volendo, per un altro film. Alessandro Carroli, uno dei due giovani produttori che hanno subito sposato l’idea del film, dice che forse la parte più difficile era presentarlo come un documentario, visto che è tale e non un “esperimento estetico ed estetizzante”, ma che la forma stessa con cui è realizzato è riuscita a coinvolgere chi lo ha visto e a creare un’adesione istantanea al progetto. Anche se Leonardo Baraldi ha pensato subito – come farà chi li ha visti, leggendo queste righe - ad una trilogia che ha amato molto, come quella di Godfrey Reggio iniziata con Koyanisqaatsi, si tratta di un’operazione diversa, per intenzioni e tematiche, di un unicum per il cinema italiano, per cui non è stato neanche considerato un approccio diverso e più classico. Nelle parole di Eronico:
Volevo fare il film in questo modo, avendo molta fiducia nella possibilità dello spettatore di riconoscersi in quello che vede. Volevo, ricordando la lezione di Ejzenstein, “che si vedesse la musica e si sentissero le immagini", volevo destare un’emozione per capire dove siamo e cosa non vorremmo perdere. L’Italia è eternamente divisa tra antichi conservatorismi e costanti fermenti di innovazione. Ci sono cose che vanno molto bene, e che gli italiani probabilmente non sanno. Ad esempio che oltre il 40% della progettazione della stazione spaziale internazionale si fa in Italia, e che siamo al primo posto nella robotica e al top nella ricerca genetica per le malattie rare. Queste sono alcune delle specificità che ci contraddistinguono ma ad esempio non riusciamo ad affrontare il problema della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Noi nasciamo da civiltà millenarie e sono convinto che solo ciò che è antico possa essere moderno, senza le pitture rupestri non ci sarebbe stato Picasso. Nel film ho affiancato al modernissimo quartiere milanese di Porta Nuova lo Zen di Palermo, che è l’emblema del sottosviluppo nel nostro Paese, che è diviso in due.Leggi anche Amate sponde, la recensione: l'Italia come non l'abbiamo mai vista al cinema
Parlando delle disuguaglianze e dell’idea che si è fatto del nostro Paese dopo questo straordinario viaggio (riprese iniziate a fine estate 2019 in Sicilia e terminate nel maggio 2022 nella campagna orvietana), Eronico sostiene: “non siamo così male come spesso ci rappresentiamo, restiamo pur sempre i nipoti della Magna Grecia, ma manchiamo di una visione di futuro e non capiamo che senza combattere la disuguaglianza mettiamo in difficoltà anche il concetto di sviluppo”. Nel film, Egidio Eronico mette anche la sua formazione e il suo passato lavoro da architetto e cita una frase di Federico Fellini, all'epoca de La voce della luna, che lo ha colpito: “‘ogni volta mi rendo conto che il cinema italiano, compreso il mio, non ha saputo raccontare il nostro Paese. Mentre della società americana sappiamo tutto grazie al cinema, di quella italiana non sappiamo niente”. Io volevo raccontare l’Italia anche coi luoghi che ci caratterizzano anche dal punto di vista geofisico, come il fatto che siamo un territorio ad alto rischio sismico, per cui ogni 20/25 anni c’è la possibilità di un grosso terremoto e continuiamo a costruire sul Vesuvio, sui Campi Flegrei che sono zone ad alto rischio. Nel film di vedono i ghiacciai sulle Dolomiti, che sono praticamente sciolti, l’Etna, i Campi Flegrei e i Vulcanelli di Agrigento, distese di geyser pericolosi al limite dei quali c’è la periferia di Caltanissetta. Sono partito con una mappa, un tracciato fisico delle riprese e ho girato, ovviamente con delle interruzioni, per quattro anni”.
Il risultato lo potete vedere al cinema dal 14 marzo e noi vi consigliamo di non perderlo perché Amate sponde vi porterà in un viaggio immersivo e indimenticabile all’interno di un’Italia mai vista così, il Paese che amiamo oggi spesso al centro di proclami e discorsi patriottici, cui spesso non corrisponde la capacità (e la volontà) di progettare un futuro non distruttivo, che mette a rischio proprio quello che molti dicono di voler proteggere da fantomatiche minacce, quando quelle reali, fisiche e geologiche sono presenti da un bel pezzo e hanno già reclamato molte vittime.