Interviste Cinema

Alberto il Grande: Carlo e Luca Verdone ricordano Alberto Sordi

Nel decennale della morte, i fratelli Verdone ci regalano un documentario dedicato al popolarissimo attore

Alberto il Grande: Carlo e Luca Verdone ricordano Alberto Sordi

In occasione delle celebrazioni volute all'Assessorato alla Cultura della Regione Lazio per ricordare la figura del grande attore Alberto Sordi, nel decennale della sua scomparsa (tra cui una mostra al Vittoriano e l'intitolazione di un viale di Villa Borghese), Carlo e Luca Verdone hanno realizzato il documentario Alberto il grande, offrendolo in visione gratuita agli spettatori romani. Abbiamo incontrato i fratelli Verdone, legatissimi alla figura di Sordi da vincoli professionali e affettivi, subito dopo la proiezione del film, che inizia con la voce del grande attore, una voce senza corpo che recita le sue memorabili battute, mentre Carlo percorre le strade di Trastevere, quartiere natale di Alberto Sordi, e ci conduce alla fine all'interno della villa a Via Druso in cui l'attore ha vissuto gran parte della sua vita. E' proprio Carlo Verdone a raccontarci il motivo di questo inizio e la particolarità di questo loro lavoro:

“E' stata un'idea di Luca quella di iniziare con delle voci radiofoniche dei suoi primi momenti da attore. Il Mario Pio radiofonico di Sordi lo identifica ancora molto bene, lui aveva un timbro di voce che era lui, perciò iniziare con la sua voce mentre io cammino in piazza Santa Maria in Trastevere, ci è sembrato il modo migliore per aprire questo documentario, che poi ha come fulcro la casa di Sordi. Senza questo grande elemento di novità fare un documentario su di lui avrebbe potuto essere una cosa di una banalità enorme, perché su Sordi sono già state fatte tantissime cose. Ma noi abbiamo avuto l'opportunità - della quale ringraziamo la sorella Aurelia, alla quale il nostro documentario è dedicato - di entrare in quelle stanze. Quindi il nostro è un documentario che racconta Alberto Sordi storicamente, ma racconta anche la parte privata di un uomo che quando tornava dentro casa era uno come tutti gli altri, forse anche un po' rigoroso, un po' austero, sicuramente molto ordinato, molto disciplinato, molto abitudinario e metodico, completamente diverso dal Sordi esplosivo che siamo stati abituati a vedere come pubblico”.

Molti apprezzano Sordi per la sua comicità venata di cattiveria e di amarezza, era questa la sua particolarità? Luca risponde: “Credo di sì, Alberto ha sempre detto che la fonte di ispirazione di tutte le sue interpretazioni era la gente. Lui osservava la gente, aveva ereditato il principio del neorealismo – che era stato determinante nella sua formazione adolescenziale - di riprodurre obiettivamente la realtà che si presentava davanti ai suoi occhi. La commedia all'italiana, così scoppiettante e a volte così divertente, parte dal neorealismo, dall'osservazione della realtà, e proprio questo ha portato Sordi nei suoi personaggi, ha ricalcato i tipi, i personaggi che vedeva per la strada...”

“Ma – aggiunge Carlo - li ha dilatati in una maniera tutta sua, era come una lente d'ingrandimento che magnificava il difetto. Lui ha terremotato tutta la preparazione d'un attore dell'Accademia d'Arte drammatica e ha fatto veramente qualcosa di rivoluzionario, perché i tempi di esecuzione, i tempi recitativi di Sordi sono un un fuoco di fila di battute, di una velocità incredibile. Basti pensare a Un giorno in pretura, o a Un Americano a Roma. Lui era assolutamente rivoluzionario, era un futurista. Con la sua faccia strafottente si poteva anche permettere di dire piccole cose e di far ridere. Perché Sordi oltre a essere un grande attore è stato una grande maschera. E' stato ed è tuttora la maschera di Roma. Ha soppiantato Rugantino”.

E ride Carlo Verdone quando, in riferimento a un pezzo del dietro le quinte di In viaggio con papà, girato da Luca all'epoca (1982), gli chiediamo se si sia mai sentito figlio adottivo di un uomo che notoriamente non voleva moglie e figli, e fino all'ultimo è rimasto nella famiglia d'origine.
“Più che altro era lui che mi faceva sentire un figlio adottivo. Mi riempiva di baci, era tutto un “viè qua, damme un bacetto, damme un bacetto” E la scena che si vede nel documentario continua, c'è dell'altro. Mi baciava di continuo. Mi voleva molto bene, questo sicuramente sì. E anche io gli volevo molto bene”.

E non era sicuramente il solo, a giudicare dal ricordo e dal vuoto che Alberto Sordi ha lasciato come attore nel cuore di tutti gli appassionati di cinema, che con questo documentario potranno infine entrare nelle stanze segrete di un uomo dalla leggendaria riservatezza.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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