Albanese presenta Tutto tutto niente niente: "Il mio è un cinema che rasenta un po' la follia"
L'attore si fa in tre e porta in sala una sorta di seguito di Qualunquemente, sempre con la regia di Giulio Manfredonia

Come raramente accade alle conferenze stampa, la presentazione al cinema Nuovo Sacher di Roma di Tutto tutto niente niente schiera tutto il cast, compresi autori e produttori, di fronte alla platea di giornalisti. 19 persone in piedi con al centro Antonio Albanese, come a voler rimarcare che l'iconicità cinematografica dei suoi personaggi non sarebbe tale senza quel gruppo di lavoro.
L'attore prende il microfono ed allarga immediatamente il merito ai collaboratori non presenti. “Avevo detto a tutti di sentirsi liberi di fantasticare e così hanno fatto il costumista, lo scenografo, il direttore della fotografia, il montatore, il compositore delle musiche e il truccatore (Francesco Nardi, scomparso poco più di un mese fa, a cui è dedicato il film). Tutti gli attori hanno partecipato con gioia a questa mia fantasia di raccontare un paese che amo profondamente con tre personaggi diversi, tre sguardi diversi”.
Cetto La Qualunque, Frengo Stoppato e Olfo Favaretto sono le caricature di Tutto tutto niente niente (in circa 700 sale da giovedì 13) che fanno dell'Italia un ritratto “psichedelico, grottesco, drammatico e serio”. Il regista Giulio Manfredonia racconta della piacevole sorpresa avuta nel leggere la sceneggiatura “che non è un sequel tout court. Quello di Antonio Albanese e Piero Guerrera è un copione ricco di idee, pieno di invenzioni, ogni scena introduce un nuovo mondo. È stata una sfida molto più difficile di Qualunquemente”, che l'anno scorso aveva raggiunto il considerevole incasso di 15 milioni e 800 mila euro.
La follia del film, della storia, dell'ambientazione futuristica, hanno un comune denominatore: l'amore di Albanese per il nostro paese così traboccante di contraddizioni. Un'amore che il comico ribadisce più volte, scaldandosi di passione quando una giornalista che non ha colto alcuni passaggi sottintesi, gli domanda per quale motivo le donne del film siano dipinte con così poco decoro. “I miei sono personaggi ridicoli, negativi, io la penso come lei. Mi sono impegnato a rappresentare queste mostruosità. Sono aggressivo nel descrivere il comportamento di questi personaggi verso le donne, perché questo è il mio modo di denunciare i personaggi come loro. Si tratta di una rappresentazione completamente diversa da me”.
Un personaggio chiave è il Sottosegretario di un governo molto sopra le righe interpretato da Fabrizio Bentivoglio. Quest'ultimo è noto per non essere particolarmente generoso in chiacchiere e la sua risposta, flemmatica e volutamente banale, a come fosse fosse entrato nel progetto genera risate in sala. “Antonio mi ha chiamato e mi ha detto: ho questo sottosegretario lisergico, lo vuoi fare tu? Io ho detto sì. È stato anche facile farlo. Capisco la vostra sorpresa”. Bentivoglio aggiunge di aver preso come modello estetico per la sua trasformazione lo stilista Karl Lagerfeld recitando come si si trattasse di un opera teatrale di Bertold Brecht, “solo così potevo reggere il confronto con i tre personaggi del film. E credo di esserci riuscito”.