Interviste Cinema

Al telefono con Robert Englund per The Midnight Man: "C'è qualcosa di mostruoso nell'essere umano"

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L'indimenticabile Freddy Krueger parla del rispetto che il genere horror merita, dei mostri che abbiamo dentro e di Guillermo del Toro.

Al telefono con Robert Englund per The Midnight Man: "C'è qualcosa di mostruoso nell'essere umano"

Hello?
Hello? Mister Englund, come sta?
Sto bene. C'è stata una tempesta, ora sta uscendo il sole.
Si trova a Los Angeles?
Sì, ha piovuto tutta la notte, ma ne abbiamo bisogno qui in California.

Robert Englund, 70 anni, attore con alle spalle studi classici e una formazione shakespeariana che sarà sempre ricordato come il Freddy Krueger delle saga di Nightmare, è tra i protagonisti del nuovo horror The Midnight Man. La storia del film, dall'11 gennaio nelle sale italiane distribuito da Adler Entertainment, ruota intorno ad Alex, una ragazza interpretata da Gabrielle Haugh, che rovista nella soffitta della nonna malata e trova le istruzioni per un misterioso gioco. Se esguito correttamente, quel gioco è capace di risvegliare "l'uomo di mezzanotte", un essere malvagio che trasforma i peggiori incubi di Alex e dei suoi amici in realtà. Englund ha il ruolo del medico che visita la nonna, interpretata da Lin Shaye.

Mister Englund, vorrei farle un paio di domande su The Midnight Man.
Sono felice di poterne parlare, perché finalmente l'ho visto finito, in una sala buia e senza interruzioni. Sono un grande amico e fan di Lin Shaye che è eccezionale in questo film. La sua presenza è fortissima ed è lei a traghettare tutti verso la resa dei conti con l'uomo di mezzanotte. Anche lei era nel cast del primo Nightmare e da allora sono sempre stato un suo fan.

Lei conosceva già il regista Travis Zariwny, vero? Ho notato che dieci anni fa è stato scenografo per un film in cui lei ha recitato...
Sì, quel film è Behind the Mask - Vita di un Serial Killer e ricordo di aver incrociato Travis sul set. Quando mi ha invitato a pranzo per parlare di The Midnight Man mi ha mostrato dei disegni incredibili raccontandomi di come volesse realizzare un film horror vecchio stile, con effetti artigianali e non digitali. Non voleva fare un film che svelasse tutto troppo presto, come spesso accade oggi, ma voleva portare lo spettatore fino alla fine con la storia e le performance degli attori.

Come vi ha diretto sul set?
È stato molto rispettoso con tutti, verso gli attori più giovani, nei miei confronti e in quelli Lin. Ci dava tutto il tempo necessario per capire i suoi input e lasciare che fossimo noi a integrarli, ma non cedeva se aveva forti convinzioni. Inizialmente io pensavo di dare al mio personaggio un impronta rurale, secondo lui invece avei dovuto essere un medico piuttosto urbano e, ora che ho visto il film, devo dire che ci aveva visto giusto e che così il mio personaggio è il giusto ingrediente nella ricetta generale.

Il genere horror ha un forte appeal verso gli spettatori adolescenti. Crede che anche The Midnight Man saprà terrorizzarli e divertirli?
Questo film in particolare rientra in quel sottoinsieme che gioca con le regole del genere, così come il gioco nel film ha le sue regole, è un tabù, può creare dipendenza, può nascondere il maligno e può rappresentare simbolicamente il contenitore dei peccati di un'altra generazione tramandati a giovani che sono il simbolo di verginità e innocenza. Questa metafora di The Midnight Man mi è piaciuta molto perché, come dicevo, oggi i film horror tendono ad essere troppo precipitosi nel mostrare i filmmaker che dispongono della computer grafica dimenticando che è principalmente la storia a dover essere servita al pubblico.

Parlando di metafore, qualche giorno fa Guillermo del Toro nel suo discorso di accettazione del Golden Globe come miglior regista per La forma dell'acqua, ha detto che “i mostri sono i santi protettori nelle nostre felici imperfezioni, permettono e personificano la possibilità dell'errore”. Lei è d'accordo?
Innanzitutto sono un grande fan di Guillermo, ho visto La forma dell'acqua proprio insieme a lui. Nella sala accanto a me era seduto lui e dall'altro lato c'era William Friedkin, regista de L'esorcista. E insieme a noi c'era anche il mio amico Alexandre Aja. Quello che fa del Toro è portare sullo schermo la nostra fascinazione per i mostri, che si tratti di Frankenstein, del Fantasma dell'opera, dell'uomo lupo o del diavolo, provando a coglierne il riflesso che si cela nella natura umana. Abbiamo tutti qualcosa di mostruoso quando guidiamo l'auto, quando gridiamo a qualcuno, quando serbiamo rancore o quando pensiamo a cosa vorremmo fare a un bullo che ci infastidisce. C'è qualcosa di sacro nei primi incontri con il fantasy che facciamo da bambini e questo Guillermo lo sa bene.

Non tutti i film horror riescono a fare questo e, anche se nel tempo hanno guadagnato un loro pubblico, non hanno sempre goduto di una buona reputazione.
Wes Craven non chiedeva scusa per i film horror. Bisogna riconoscere che sono importanti quanto qualsiasi altra storia cinematografica. L'horror non ha avuto una buona reputazione, no, ma è un genere che è sopravvissuto al western per esempio, o ai film noir, o al musical... che chissà non stia risorgendo ora dopo La La Land e The Greatest Showman. Insomma, l'horror è una forma narrativa che deve essere rispettata.

Le è capitato di fare un'intervista in cui non venisse citato Freddy Krueger in una domanda?
Bè... il problema è che molti giornalisti oggi quando devono intervistarmi leggono la mia biografia dalle stesse fonti, così mi capita di ricevere sempre le stesse domande e sento il forte impulso di rispondere mentendo. Ma non lo faccio. Le domande migliori arrivano quando i giornalisti mi chiedono qualcosa che davvero vogliono sapere, qualcosa che li incuriosisce, e con loro finisco per avere interessanti digressioni riuscendo a dare risposte fresche e nuove. Per questo mi è piaciuta la tua domanda su Guillermo del Toro.

Mi fa molto piacere, grazie. E grazie per questa chiacchierata, Mister Englund.
Grazie a te, alla prossima.

Qui in basso una nuova clip in italiano in esclusiva di The Midnight Man, al cinema dall'11 gennaio.

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