Abbi fede, una favola grottesca fra bene e male raccontata da Giorgio Pasotti e Claudio Amendola
Abbi Fede è una commedia dolce e amara fra fede e speranza, opera seconda di Giorgio Pasotti anche protagonista insieme a un inedito Claudio Amendola fascista duro e puro.

Un prete in Alto Adige, in luoghi naturali splendidi che danno una sensazione di rilassatezza, e un circolo limitato e variopinto di mezzi criminali e peccatori che frequentano la parrocchia. È questo il contesto in cui Adamo, Claudio Amendola, fascista convinto, con una celtica tatuata sulla nuca e appesa in camera la foto del duce, viene accolto in Abbi fede, remake del danese Le mele di Adamo, di e con Giorgio Pasotti, nei panni del prete Ivan. Quarto e ultimo film del ciclo di inediti Rai Cinema per la piattaforma gratuita di RaiPlay, che festeggia numeri definiti interessanti per i primi tre lavori: 1.250.000 visualizzazioni e 600 mila spettatori.
C’è Khalid, un terrorista arabo che ha l’abitudine di rapinare distributori di benzina, ma solo quelli, per ragioni ideologiche avverse ai padroni del petrolio, c’è poi l’ex campione di sci che si è spaccato le gambe in gara, Gustav, ormai dedito a una sola medicina: il cabernet. Non che Ivan stesso non sembri un tantino svalvolato. La situazione esploderà con l’arrivo di Adamo, partendo dalle mele da raccogliere per preparare uno strudel.
“Le mele di Adamo, il film originale del 2005”, ha dichiarato in una video conferenza stampa Pasotti, “rappresentava la società scandinava, meno la nostra. Noi eravamo un passo indietro, invece oggi questa storia è diventata molto attuale. Ci racconta degli estremismi politici e di altra natura che riempiono le nostre cronache. Più attuale del 2005, quando in pochi l’hanno visto e, credo, come me, se ne sono innamorati. L’abbiamo reso più vicino alle nostre cifre, più ironico, con una leggerezza che non banalizzasse però i temi trattati. L’idea era di andare nella direzione di una commedia a tratti grottesca, con un linguaggio a cui il pubblico italiano è più abituato, con un equilibrio di diversi che toni richiedeva molta attenzione. Avevo bisogno di attori che mi aiutassero in questo linguaggio anche formale, capaci di rendere credibili i personaggi, pur passando da un registro all’altro. Siamo riusciti a raccontare quello che accade intorno a noi, come la risalita di un’ultra destra pericolosa. Come diceva Olmi, l’arte dovrebbe servire a stimolare una riflessione e un pensiero, facendolo però con ironia e intelligenza. Spero che il mio film, come l’originale, possa portare questo.”
Una scelta particolare per Claudio Amendola, nella vita decisamente molto lontano rispetto a questo violento fascista. "È stato un volo strano, sono partito da un approccio fisico. Quando Giorgio mi ha offerto il film ero sovrappeso, come quando non lavoro, e mi ha molto aiutato essere calvo, con quel tatuaggio e quei vestiti, ero giusto come immagine fisica, ho trovato l’impatto visivo che ci avrebbe aiutato. È talmente lontano e per me incomprensibile che non ho avuto modo di prepararlo, ma l’ho fatto direttamente, con poche linee guida da Giorgio, giorno per giorno sul set con un grande aiuto dai compagni di lavoro. Abbiamo capito che, pur paradossale, Adamo, catapultato in quella realtà, è quello meno strano di tutti, a parte la convinzione politica. È un monolite sicuro del suo dogma, ma piano piano si trova in un microcosmo in cui le cose sono non controllabili, cosa che lo mette in grande disagio. La circospezione con cui si guarda intorno è la chiave su cui l’abbiamo fatto scivolare in mezzo alla storia.”
"Ogni personaggio ha dentro una parte di bene e di male, non sono Adamo il male e Ivan il bene", aggiunge il regista."Ci siamo divertiti a rendere anche Ivan contraddittorio, in modo che ricordasse la gioventù nazista, per come si veste e pettina, con quel baffo hitleriano, nel modo in cui recita il sermone come fossero regole che le persone devono seguire in chiesa in maniera esemplare. Ha enorme conflitto, da un lato mi piace pensare che offrisse la sua vita per un progetto molto alto come far redimere le persone e recuperare anime perse, dall’altro c'è la convinzione cieca, anche estrema e ottusa, come le ideologie che Adamo o Khalid portano con sé. Ho cercato di non giudicare, ma di raccontare delle persone senza verità, ma con dei dubbi ai quali non avessero ancora dato risposta. Sono una persona di fede, cattolico poco praticante, ma ho una profonda fiducia in quello che possiamo definire come Dio o la natura. Spero che passi anche come un film sulla fede, ho realizzato un’opera prima su un padre e un figlio, sulla cultura come un bagaglio che prima di morire riesce a passare per mantenerla in vita. Quest’altro film mi ha dato l'occasione per parlare della mia idea di fiducia estrema in qualcosa e in qualcuno. Uscendo dalla pandemia dobbiamo credere in qualche cosa, anche solo nella fiducia nel prossimo, qualcosa che credo possa aiutarci.