Interviste Cinema

A Quiet Place - Un posto tranquillo: La nostra intervista esclusiva a Emily Blunt e John Krasinski

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Il Thriller horror diretto dallo stesso Krasinski arriva nei cinema italiani il 5 aprile.

A Quiet Place - Un posto tranquillo: La nostra intervista esclusiva a Emily Blunt e John Krasinski

Coppia nella vita lo sono da quasi dieci anni. Adesso Emily Blunt e John Krasinski lo sono diventati anche sul grande schermo grazie all'horror A Quiet Place - Un posto tranquillo, che la star di The Office ha anche diretto. Al centro della storia una famiglia che deve sopravvivere in un mondo popolato da creature mostruose, incapaci di vedere ma attratte verso le loro prede dal minimo rumore. Un film di sorprendente efficacia che la coppia ha reso ancora più emozionante impreziosendo i personaggi e la storia con il bagaglio umano e personale che condividono nella vita reale. Noi di Comingsoon.it li abbiamo incontrati a New York, in occasione della presentazione del film, in uscita nei cinema italiani il 5 aprile.

La prima domanda è per John Krasinski: come è arrivato alla regia di questo film?
J.K. - Non sono mai stato un tipo da film dell’orrore, non ho mai creduto che potessero adeguarsi al mio personaggio o al mio modo di recitare. Quando il produttore mi ha mandato una prima, parziale stesura della sceneggiatura pensavo scherzasse. Invece mi ha detto che parlava di una famiglia i cui membri non potevano parlare tra loro perché ciò li avrebbe messi in pericolo, e l'idea mi ha incuriosito abbastanza da leggere lo script. La storia mi ha trascinato perché con Emily avevamo avuto il nostro secondo bambino soltanto tre settimane prima, e mi trovavo letteralmente nello stato emotivo del protagonista: terrorizzato dall'idea di non poter proteggere i propri figli, mantenerli al sicuro dalle minacce del mondo esterno.

E invece Emily Blunt si è trovata bene a interpretare Evelyn?
E.B. - È stato un film molto intimo da realizzare, difficile a modo suo perché di solito preferisco confrontarmi con personaggi lontani dalla mia vita reale o dal mio modo di essere, mentre Evelyn è una personalità che ho capito immediatamente e con enorme profondità. Avevo paura di esplorare un sentimento a me molto vicino come la preoccupazione di non poter o saper proteggere i tuoi figli dai pericoli del mondo esterno, come ha detto John. Io decisamente non riuscirei a far bene quanto lei in una situazione del genere!

Come avete deciso di lavorare insieme per la prima volta?
E.B. - Siamo sempre stati molto riservati l'uno con l'altra nei confronti dei nostri film, ci siamo sempre supportati a vicenda ma senza mai intralciarci o essere troppo invadenti. Sentivamo che per lavorare insieme fosse importante trovare un progetto che esaltasse l'idea di essere una coppia anche nella vita. A Quiet Place si è rivelata la storia perfetta perché il concetto di partenza è molto potente, e l'essere moglie e marito ci ha aiutato moltissimo a sviluppare il rapporto tra i due personaggi: io e John ad esempio abbiamo in realtà un nostro linguaggio personale, stando insieme da ormai quasi dieci anni. Ma eravamo entrambi un po' preoccupati perché non avevamo mai lavorato insieme, molti ci hanno detto he avrebbe incrinato in qualche modo il nostro rapporto. Invece è stato magnifico quello che abbiamo creato, e che nel film traspare chiaramente.
J.K. - Ho sempre pesato a Emily come l'attrice perfetta per il film, ma volevo che fosse lei ad amare il film indipendentemente dal fatto che glielo avessi proposto o meno. Lei è così intelligente nello scegliere i suoi progetti che mi sarei sentito molto male se avesse tentennato di fronte a una mia proposta. Sarebbe potuta andare in due modi: mi avrebbe risposto negativamente oppure mi avrebbe detto che l'avrebbe fatto per me, e in questo modo avrei capito che qualcosa non funzionava nel progetto. Invece Ha letto lo script ed è venuta da me dicendomi di non permettere a nessun'altra di avere quel ruolo. È stato come se mi proponesse di sposarla una seconda volta!

E invece lei come ha deciso di interpretare Lee?
J.K. - Non mi sono mai visto come attore nei tre film che ho diretto, e suona strano perché alla fine ho recitato in tutti e tre! Ho scelto di recitare in A Quiet Place perché sapevo esattamente come delinearlo. Anche se non siamo due personalità identiche condivido con lui molte delle inquietudini che prova nel corso del film.
E.B. - Penso di essere più simile io a Evelyn di quanto John lo sia al suo personaggio. Lee è un uomo vecchio stampo, mentre John è uno che comunica e sa connettersi emotivamente con i suoi figli. Molti uomini sono impossibilitati a farlo, Lee ad esempio prova dei sentimenti che non riesce sempre a esprimere, perché per lui la cosa fondamentale è salvare la famiglia.

E' stato invece complesso il lavoro dietro la macchina da presa, vista la sua poca familiarità con il genere?
J.K. - Se come ho detto prima non sono mai stato un tipo da horror, adesso posso invece dire di esserlo, perché prima di girare il film ho guardato ogni film dell'orrore possibile. Prima di questo training folle però gli unici che ricordo di aver ammirato erano quelli di Hitchcock, oppure classici come Lo squalo e Alien. Volevo girare un lungometraggio che avesse un respiro ampio, che fosse epico quasi come un western. C'è qualcosa nella storia di questa famiglia che parla di frontiera. Con la direttrice della fotografia Charlotte Bruus Christensen ci siamo guardati classici contemporanei quali Non è un paese per vecchi e Il petroliere, film che mantengono i loro personaggi in silenzio per scene intere rimanendo potenti nella narrazione. Penso che se invece mi fossi rivolto a horror per costruire la visione del mio film avrei mancato il bersaglio riguardo ciò che volevo veramente raccontare.

Avete imparato qualcosa durante le riprese del film che poi avete trasportato nella vita reale di genitori?
E.B. – Stiamo provando a educare i nostri figli alla cultura del silenzio, ma ancora non gli viene spontaneo! Proprio non ci riescono... Scherzi a parte, non penso che abbiamo imparato molto dall'esperienza sul set come genitori, piuttosto direi che è successo esattamente il contrario. Le nostre esperienze di vita come madre e padre ci hanno aiutato a capire in profondità la vita di queste persone, ciò che hanno perso a causa della catastrofe che li ha colpiti.

Quale è stato l'aspetto più complicato delle riprese per lei?
E.B. - Non mi è piaciuto girare quasi tutto il tempo a piedi scalzi, a fine giornata erano luridi! Per le riprese delle passeggiate abbiamo indossato delle protesi che erano ancora più fastidiose, perché contenevano una specie di gelatina interna per non farci scivolare. Disgustoso.

Riguardo le creature mostruose che minacciano i protagonisti, come avete lavorato alla loro estetica?
J.K. - La cosa migliore che mi ha insegnato mio padre è stata ammettere di non saper fare tutto. Quando ho iniziato a parlare delle creature con il reparto degli effetti speciali avevo ovviamente delle idee su come realizzarle ma sapevo anche che non avrei dettato legge, sarebbe stato un processo di collaborazione dal momento che loro erano molto più esperti di me. Pe fortuna si sono entusiasmati talmente al film che hanno fatto un lavoro stupendo. D'altronde non mi aspettavo altro: voglio dire, sono gli stessi che hanno realizzato la scena della cucina con i velociraptor in Jurassic Park!

Leggi anche la nostra recensione del film A Quiet Place

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