10 regole per fare innamorare - Le nostre interviste
Forte di un successo senza paragoni su Youtube e di migliaia di fan e di follower sui più importanti social network italiani, Guglielmo Scilla in arte Willwoosh si prepara a conquistare il pubblico cinematografico
Forte di un successo senza paragoni su YouTube e di migliaia di fan e di follower sui più importanti social network italiani, Guglielmo Scilla in arte Willwoosh si prepara a conquistare il pubblico cinematografico con il suo primo ruolo da protagonista. Nella commedia di Cristiano Bortone 10 regole per fare innamorare, è Marco, uno studente universitario fuori-corso che per conquistare una bella ragazza si lascia aiutare dal padre.
A questo personaggio e alla sua movimentata vicenda, il neo-attore si è accostato con umiltà e con grande entusiasmo, affascinato soprattutto dalla novità dell’esperienza sul set. “Un set cinematografico” – ci ha spiegato, subito dopo la proiezione stampa del film – “è completamente diverso da Internet. Su Internet mostri veramente quello che sei al 100%, con i tuoi amici, la tua famiglia, sei dentro casa, in un contesto che ti appartiene. Su un set, invece, hai l’impressione di fare un lavoro. Su questo set – devo ammetterlo - tutto è stato tranquillo, visto che eravamo tutti ragazzi, e il più ragazzo era proprio Vincenzo Salemme. Il cinema, comunque, è un lavoro collettivo: non sei solo, non parli al vuoto con i personaggi che ti crei, non devi pensare tu a tutto quanto, gli altri ti danno una mano, magari la cosa ti intimorisce, ma se ti concentri, riesci a portare a casa un buon risultato”.
In rete, Willwoosh ci ha abituati a personaggi piuttosto eccentrici. Marco, invece, è un ragazzo assolutamente normale. Abbiamo scoperto che in questa sua apparente normalità, non è del tutto dissimile dal Guglielmo pre-successo.
“Marco è un ragazzo, dolce, timido, buono, sfigato. Per me interpretarlo è stato un po’ come andare indietro di cinque anni. Il mio lato folle, istrionico, trasformista, andava perciò tolto. Il mio compito era quello di tirare fuori un ragazzo che si innamora, che risulta goffo, che fa brutte figure e che ha un rapporto conflittuale con il padre. C’è dunque un aspetto più profondo e più serio nel film, un lato della storia che Cristiano non ha avuto paura di portare fuori. Questa non è una commedia nel senso stretto del termine. Ha qualcosa di educato e di sentimentale. In un simile contesto, un personaggio troppo uguale a me avrebbe cozzato con il tono generale.
Troppo giovane, almeno secondo noi, per elaborare teorie sulle conquiste amorose, Guglielmo Scilla non crede nelle fatidiche regole.
“Le regole purtroppo non funzionano. Secondo me la vita è pazzesca, perché a volte non bastano un miliardo di regole per far innamorare una persona, provi riprovi e nulla funziona, altre volte le donne ti piombano così, dall’alto, senza bisogno di aiuti esterni. E’ vero che esistono dei modi per risultare più attraenti, per mettere bene il verme intorno all’esca, nello stesso tempo però sono sempre stato diffidente nei confronti delle persone che fingono di essere qualcosa di altro. Io preferisco essere criticato per quello che sono piuttosto che per qualcosa che non mi appartiene affatto. Comunque ho sempre cercato di tenere bassi i sentimenti, non ho mai fatto uscire più di tanto ciò che sentivo. Ho sempre sognato di recitare, scrivere, però non ho mai tirato fuori i miei sogni. Invece di sognare con la testa sopra il cuscino, ho sognato con la testa sotto il cuscino”.
A interpretare il teorico dell’amore alias il gran dispensatore di consigli è il comico napoletano Vincenzo Salemme, a cui abbiamo chiesto se, in giovane età, abbia avuto una qualche forma di mentore. “Assolutamente no” – ci ha risposto – “e non perché non ne avessi bisogno, ma perché sono nato a Bacoli, un piccolo paese in provincia di Napoli, dove d’amore si parlava e soprattutto si insegnava molto poco. Non ho avuto un modello a cui ispirarmi. Certo, c’erano i vecchi playboy, con gli occhiali da sole e con i bei vestiti. Li ammiravo, ma con il tempo ho realizzato che non erano affatto dei miti, perché invecchiavano e perdevano di fascino.
Quanto a me e ai mie coetanei, eravamo davvero imbranati. Vivendo in un piccolo centro, era come se fossimo sempre in famiglia, ci conoscevamo tutti. All’epoca penso di aver a malapena sfiorato una ragazza. Non si poteva fare. Magari ci sfioravamo, però poi non succedeva assolutamente nulla… e finivamo per essere carichi da morire, e frustrati. Così, quando alla fine sono arrivato in città, ero talmente ansioso di avere una ragazza che non ho beccato nulla, perché la donna, quando vede uno che se la mangia con gli occhi e farebbe qualsiasi cosa per averla, immediatamente fugge via”.
Convinto che in amore non esistano regole, ma che nulla vada mai dato per scontato, perché quando si è convinti di aver rubato il cuore a una donna si finisce inevitabilmente per perderla, Salemme si è divertito fare una commedia che giudica diversa da quelle che siamo abituati a vedere nel nostro pese. “E’ stato bellissimo lavorare con un gruppo di ragazzi e recitare in un film che mi sembra nuovo nel nostro panorama. Non mi piace fare paragoni con i film americani, perché qui siamo in Italia, ma davvero 10 regole per fare innamorare ha la leggerezza e l’intelligenza di alcune commedie sofisticate americane. Comunque è un film per famiglie, perché parla proprio a ogni generazione, e per questo penso – e spero – che piacerà al pubblico”.
A volere fortemente Salemme nel cast di 10 regole è stato il regista Cristiano Bortone. Che ci ha spiegato: “Salemme è un attore che io adoro, da sempre. E’ un attore che tutti noi conosciamo, che ha fatto tanti film di successo, ma che conosciamo principalmente per le sue corde brillanti. Io però ho sempre intravisto in lui anche delle altre sfumature, più legate al sentimento, all’emozione, e siccome nel film mi serviva un padre che, oltre ad essere un piacione, si rivelasse molto umano, ho pensato che Vincenzo fosse perfetto. In fondo il rapporto padre-figlio è uno dei temi chiave del film e volevo fare qualcosa che somigliasse un po’ a In viaggio con papà, con Sordi e Verdone”.
Il regista ci ha raccontato anche la genesi del film, sceneggiato insieme all’amico e collega Fausto Brizzi.
“L’amore è un tema universale, che ha interessato la storia del pensiero e della letteratura, da Plauto a Cyrano de Begerac. Con Fausto ci ritrovavamo spesso a parlare di cinema e di altri argomenti, soprattutto di pomeriggio, magari davanti a una tazza di tè. Un giorno, discutendo dei vari manuali di auto-aiuto, che tra l’altro ci piacciono molto, soprattutto quelli che elargiscono consigli sentimentali, ci siamo chiesti come sarebbe stato trasformarli in una commedia”.
Se ha dedicato un film alle strategie sentimentali, Cristiano Bortone non può non credere nell’esistenza di qualche regola. “Andando a cercare nei blog” – ci ha detto a riguardo - “abbiamo trovato una frase di Stendhal che dice: l’amore è un arte, l’erotismo è una scienza’. Se ne era convinto lui… la verità è che a noi piace un po’ indagare, sviscerare le cose, un po’ come succede nell’astrologia, amiamo interpretare i segnali, parlarne con gli amici, le amiche. Lo fanno le ragazze e anche i ragazzi. Quando avevo 18 anni, chiedevo sempre ai mie amici: ‘ma come si fa? Quand’è il momento in cui devi baciarla? La devi invitare fuori oppure no? Insomma, è una pratica che fa parte di tutti noi.”